Casa Vinicola Zonin – risultati 2023

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Il 2023 è stato il primo anno del nuovo assetto organizzativo di CV Zonin, che come sapete è detenuta in parte dalla famiglie e in parte da fondi di private equity. Non è stato però il primo anno “pulito” per l’azienda in quanto influenzato dal cambio di distributore sul mercato americano e da una coda di oneri straordinari, che insieme hanno portato a un leggero calo delle vendite (-3% a 194 milioni, peraltro non dissimile da altre grandi realtà del settore in Italia) ed a una significativa perdita (13 milioni di euro).

In tutto questo, un ulteriore miglioramento del capitale circolante e l’assenza di dividendi per gli azionisti hanno consentito di contenere l’indebitamento (90 milioni da 87 del 2022).

Il 2024 si è aperto sotto migliori auspici, con un budget improntato alla crescita delle vendite e dei margini, che si è materializzato anche nel primo trimestre dell’anno, secondo la dichiarazione degli amministratori. Gli spazi di recupero sono significativi: nel 2019, prima del COVID, CV Zonin già integrata con le tenute agricole aveva un margine EBITDA dell’11% su 197 milioni di fatturato, oggi con un fatturato simile il margine è sceso al 6%. Spulciando tra i dati di bilancio, il problema è quello degli acquisti di materie prime, che sono saliti dal 43% del 2019 al 51% del 2023, vanificando i miglioramenti messi a segno nel controllo degli altri costi.

Ulteriori dettagli, commenti, grafici e tabella dettagliata con i numeri nel resto del post.

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Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2024

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Con un po’ di fatica in questo giro ho ricostruito il quadro delle esportazioni mondiali di vino del primo semestre 2024. Dei dati che vedete in tabella soltanto due sono stimati sulla base dell’andamento di 3-4 mesi invece che sui dati reali dei 6 mesi. Si tratta di Argentina e Cile.

Fatta questa premessa, il quadro del semestre è di un leggero calo delle esportazioni mondiali, circa -1% a valore, con un parziale recupero dei volumi, +3%, dopo il pesante calo del 2022-23 (circa -10% nei semestri cumulativamente). Come abbiamo avuto modo di commentare nelle scorse settimane l’Italia ne esce vincente, con un incremento delle esportazioni del 3% (diventato +4% a fine luglio) simile a quanto registrato dalla Spagna. Ci sono un paio di esportatori che fanno meglio, Australia e Cile, ma in questi casi va considerato il punto di partenza molto basso e gli eventi recenti (riapertura della Cina per il vino australiano). In termini relativi l’Italia guadagna circa un punto percentuale nella “quota di mercato” sul totale di questi 11 paesi. Una buona notizia per il settore domestico, che però ricordo restare molto esposto in termini di volume (10.6 milioni di ettolitri nei sei mesi 2024), con un rischio di calo.

Proseguiamo l’analisi con le tabelle dei dati e ulteriori grafici esplicativi.

 

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Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2024

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Le esportazioni spagnole di vino nel primo semestre 2024 sono andate meglio di quanto ci eravamo immaginati in precedenza, mostrando un incremento del 3% sia in volume che in valore, rispettivamente a 10.8 milioni di ettolitri e 1.5 miliardi di euro. I dati sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli italiani (+2% volume e +3% valore) nel medesimo periodo anche se notiamo che il mix delle esportazioni spagnole è peggiorato nel periodo, con un incremento essenzialmente concentrato nella categoria dei vini sfusi (+15%), mentre si i vini fermi in bottiglia (-1%) che quelli spumanti (+1%) sono rimasti sostanzialmente invariati.

Se ci dimentichiamo per un momento il “mix” concludiamo comunque che la Spagna nel primo semestre 2024 è andata meglio della media degli altri grandi paesi esportatori, per i quali abbiamo calcolato un volume esportato all’incirca stabile e un valore in calo del 2%, dopo un calo del 2% nel primo semestre 2023 (-5% su tutto il 2023).

Passiamo a una breve analisi dei dati con tutte le tabelle e i grafici.

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Duckhorn – risultati 2024 e… OPA per il ritiro dal mercato

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Dopo poco tempo dall’introduzione in borsa, Duckhorn potrebbe essere delistata in segito all’offerta giunta dal private equity Butterfly, che ha offerto un prezzo di 11.1 dollari per azione, il 65% in più rispetto al prezzo medio delle azioni dei tre mesi precedenti. C’è da dire che la performance delle azioni è stata straordinariamente negativa negli ultimi a partire dal picco di circa 22-23 dollari di fine 2022 fino ai 5 dollari o poco più dei giorni precedenti all’annuncio, frutto di una combinazione di eventi tra i quali ci sono certamente un’acquisizione da 50 milioni di dollari fatta in un momento di mercato difficile e, negli ultimi 2 anni, il mancato o quasi raggiungimento degli obiettivi annunciati al mercato. A questo punto è molto probabile che l’operazione vada a buon fine, essendo stata accettata dal consiglio di amministrazione di Duckhorn.

Tornando ai risultati 2024, sono stati più o meno in linea con gli obiettivi che erano stati forniti al mercato, con la piccola annotazione che ad “aiutare” è arrivata una acquisizione che nella seconda parte dell’anno ha dato un contributo. Se l’EBITDA di 155 è stato nella forchetta di 150-155 milioni, le vendite di 405 milioni non sono state in linea con gli obiettivi (420-430) nemmeno considerando questo contributo. E il debito è salito ulteriormente, a 300 milioni toccando le 2x volte l’EBITDA.

Proseguiamo il commento con il dettaglio dei numeri, tabelle e grafici.

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Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2023

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Le parole caute contenute nella relazione dell’anno scorso circa l’andamento del 2023 sono un buon punto di partenza per analizzare il bilancio di Lunelli. A dire il vero, l’anno si è chiuso con il risultato netto più elevato di sempre, 26 milioni di euro. Si tratta però di un risultato maturato “al di sotto dell’utile operativo”, quindi grazie al contributo dei proventi derivanti dal portafoglio di attività finanziarie. Se invece guardiamo l’andamento del “core business”, ossia gli spumanti Ferrari, Bisol, Tassoni, Surgiva e via dicendo ci troviamo davanti a un quadro meno positivo di quello del record 2022.

Le vendite sono calate del 4% a 146 milioni di euro, l’EBITDA scende da 29 a 26 milioni di euro e l’utile operativo è influenzato anche da una svalutazione straordinaria, passando quindi da 13 a 6 milioni di euro. Leggendo il bilancio è evidente la volontà di investire nei marchi, mantenendone il posizionamento con azioni di marketing e soprattutto con la scelta di non cedere sui prezzi, eliminando anzi le promozioni. È anche evidente che il ritmo di crescita di Ferrari degli ultimi anni è forse stato troppo veloce e lo stop del 2023 (ricavi stabili) deriva non solo dalla necessità di normalizzare le scorte nella distribuzione ma dall’esigenza di far maturare i prodotti al punto giusto, senza affrettarne la vendita sul mercato. Anche l’inizio del 2024 (primo trimestre) è stato in contrazione.

Bene, fatta questa premessa, ulteriori dettagli sui risultati consolidati e dei principali marchi sono nel resto del post.

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