Il 2013 è stato un anno inaspettatamente difficile per Sartori. La forte esposizione ad alcuni mercati difficili, come il Regno Unito, ha determinato un calo del fatturato estero, che non è stato del tutto compensato dall’andamento in forte crescita (ma presumibilmente partendo da valori molto limitati) in nuovi mercati. Il risultato è un calo delle vendite del 6% dopo 3 anni consecutivi di crescita ma soprattutto un deterioramento dei margini (presumibilmente anche legato allo spostamento del mix di vendite in Italia, dove immagino si facciano meno soldi…) che tornano al livello minimo toccato nel 2009, l’anno della crisi globale. Il modello di business di Sartori, fatto di un capitale investito molto leggero, quindi senza proprietà di vigneti e pesanti attività di trasformazione, sembra non essere così performante in uno scenario di incremento della competizione sui prezzi. Il 2014, a fronte delle riduzioni dei prezzi delle materie prime che si sono materializzate negli ultimi mesi potrebbe essere migliore, a quanto dice la relazione degli amministratori, ma i mercati di sbocco dell’azienda restano piuttosto difficili. Andiamo ad analizzare i numeri insieme.
- Le vendite 2013 sono scese del 6.4% a 41 milioni di euro, di cui 9.5 milioni (+4%, il massimo di sempre) in Italia, soprattutto con la grande distribuzione e 31.9 milioni all’estero (-9%). Proprio i mercati esteri e il mercato inglese in particolare sono il principale grattacapo per Sartori. A fronte di forti ribassi di prezzo richiesti dagli importatori, Sartori ha deciso di interrompere il rapporto con alcune catene di vendita. Le vendite nel mercato inglese sono scese del 30% circa da 14 a 10 milioni di euro, di fatto spiegando per intero il calo delle vendite. In leggero calo ma meno marcato (meno del 10%) le vendite in Nord America, che per Sartori valgono circa 7 milioni di euro.
- I margini si contraggono, come dicevamo. Il MOL scende del 28% da 2.5 a 1.8 milioni di euro, con un margine che passa dal 5.6% al 4.3%. Se la causa del calo del 2012 (nel 2011 il MOL era l’8% delle vendite) era stato il forte incremento delle materie prime, nel 2013 è piuttosto evidente che la perdita di fatturato ha inciso, dato che il peso del costo delle materie prime è invariato, mentre crescono in % alle vendite (pur stabili in valore assoluto) sia il costo del personale che quello dei servizi. L’ultima linea resta positiva per 1 milione di euro.
- La situazione finanziaria peggiora, con un indebitamento che sale da 7 a 9.6 milioni di euro e un rapporto sul MOL che passa da 3 volte a 5.4 volte. Con un cash flow di 1.5 milioni di euro e nonostante investimenti molto limitati (0.3 milioni di euro), l’assorbimento di capitale circolante di circa 3 milioni e i dividendi di 0.8 milioni determinano l’aumento della leva finanziaria.
- Visti sul lungo termine, i numeri di Sartori ci mostrano un sensibile deterioramento del ritorno sul capitale. Eravamo partiti con l’analisi di Sartori nel lontano 2006, con un ritorno sul capitale superiore al 30%. Oggi il capitale investito è raddoppiato (circa 20 milioni, per la maggior parte capitale circolante) e il l’utile operativo è sceso sensibilmente. Nel 2013 il ritorno sul capitale che potete vedere nella tabella è nell’ordine del 6% circa. Guardando avanti, un’azione più incisiva sul contentimento del capitale circolante sarà critica per far riprendere questo indicatore.