Champagne – dati di mercato ed esportazioni 2015

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La forza delle esportazioni ha consentito allo Champagne di chiudere un buon 2015, con un progresso sia dal punto di vista dei volumi (312 milioni di bottiglie, +2%) che del valore (4.74 miliardi di euro, +5%). Ancora una volta la Francia non ha aiutato, chiudendo stabile, e lo stesso vale per quasi tutti gli altri mercati europei salvo, udite udite, l’Italia e la Spagna. Proprio nel nostro paese si è verificato un incremento del 10% delle spedizioni, dopo il progresso già registrato nel 2014. Con 6.4 milioni di bottiglie siamo sempre lontani dalle oltre 9 milioni di bottiglie importate prima della crisi 2009, ma qualche progresso si vede. A sostenere il famoso vino spumante francese sono i extra Euro. Il Regno Unito, gli USA, il Giappone e l’Australia. In questo contesto sono chiaramente gli esportatori “forti” a guadagnarci, quindi di nuovo le maisons, a spese dei vigneron e delle cooperative: la loro quota di mercato ha ormai raggiunto il 72% del totale. Come vedremo tra qualche giorno, non in tutti i casi l’andamento positivo delle vendite si traduce in migliori margini, perlomeno per alcuni operatori come Vranken Pommery e Lanson, molto esposti ai mercati meno performanti, rispetto a una  grande casa come LVMH. Andiamo a leggere qualche numero insieme.

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  • Le spedizioni 2015 di Champagne hanno raggiunto quota 312.5 milioni di bottiglie, con un incremento del 2.3%, per un valore di 4.74 miliardi di euro, +5% per un valore per bottiglia di circa 15 euro.
  • Le spedizioni in Francia rappresentano sempre poco più del 50% del totale, 162 milioni di bottiglie, ma da diversi anni non sono in crescita, lasciando spazio alle esportazioni che, tra l’altro, portano un valore per bottiglia nettamente superiore. Questo sta anche portando uno “sbilancio” tra le quote di mercato delle grandi maison, che hanno solo il 10% della supercifie vitata ma che esprimono oltre 220 milioni di bottiglie, e i vigneron e cooperative che rappresentano in tutto altri 90 milioni di bottiglie e, vista la loro dimensione più contenuta, non godono della stessa forza commerciale nei mercati lontani. La concentrazione si vede chiaramente scorrendo i numeri. In 10 anni le grandi case sono passate dal 67% al 72% delle spedizioni, prendendo spazio ai vigneron, che nel 2015 hanno spedito in tutto 61 milioni di bottiglie contro i 73 di 10 anni fa.
  • Andando a guardare i mercati internazionali è chiara la divaricazione tra i mercati anglosassoni e quelli europei. Il principale mercato estero, da sempre, il Regno Unito cresce del 4% a 34 milioni di bottiglie, a dimostrazione che l’exploit degli spumanti italiani sono in un’altra fascia di mercato, mentre gli USA sono in crescita del 7% a 21 milioni di bottiglie, aiutati anche dalla debolezza dell’euro. Scende del 5% la Germania, mente è il Giappone a balzare di oltre 1 milione di bottiglie (e che bottiglie, con un mix molto spinto verso la gamma alta) a 11.8 milioni di bottiglie.
  • Come anticipavo nell’introduzione, Italia e Spagna sono un po’ i casi a parte in Europa, +10% e +14%, insieme ad alcuni mercati che comunque non hanno subito crisi, come la Svezia (+12%). Sono negativi invece i numeri del Belgio (-5%) e della vicina Svizzera (-3%).
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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