Seppure con tutti i se e i ma del caso, i numeri di Lanson nei primi sei mesi 2016 sono incoraggianti: le vendite riprendono vigore (+7%) ma soprattutto i margini si riportano in carreggiata e la situazione finanziaria vede un ulteriore piccolo passo verso la “copertura” del debito con il magazzino. Quali sono i se e i ma allora? Per prima cosa, tutto si decide nell’ultimo trimestre dell’anno, e quindi fare bene nel primo semestre non significa necessariamente portare a casa l’annata; in secondo luogo, il semestre di confronto era stato veramente terribile, tanto la lasciare immaginare che peggio di così non potesse andare. Infatti, già nel terzo trimestre quando le vendite l’anno scorso si erano riprese, il ritmo di crescita è sceso al 4%, una velocità più verosimile anche per i numeri fine anno. Così come abbiamo visto per Vranken Pommery l’altro ieri, anche Lanson si è rafforzata sul mercato francese, che sembra in ripresa. Ma andiamo a leggere i numeri insieme.
- Le vendite sono cresciute del 7% a 92 milioni di euro. La crescita sarebbe meno spinta, circa +5%, ove si escludessero le vendite derivante da trading, che sono cresciute più velocemente. La ripresa più forte si è realizzata in Europa, dove le vendite crescono del 13% a 33 milioni di euro, riportandosi al livello del 2011, mentre in Francia il fatturato risale da 52 a 55 milioni di euro, +6%. L’attività di Lanson fuori dall’Europa resta molto limitata, parliamo soltanto di 4 milioni su 92 e oltretutto mostra un andamento leggermente negativo, per quanto irrilevante.
- Come dicevamo migliorano i margini. Ciò è frutto del mix di vendite e della ripresa dei volumi. Va detto che la leva operativa è molto elevata nel periodo, essendo le vendite basse e i costi fissi ugualmente presenti. Resta il fatto che, a differenza anche di Vranken, Lanson ha realizzato un buon progresso del margine, dal 7% al 9% per quanto riguarda l’EBITDA e dal 3.2% al 5.9% a livello di utile operativo. Resta il tema della scarsa rilevanza dei risultati del primo semestre: ricordatevi che si tratta di una quota del 20-25% soltanto del risultato annuale.
- Passiamo alla struttura finanziaria. Il debito cresce rispetto al semestre 2015 di circa 5 milioni di euro, da 492 a 497 milioni, mentre il valore del magazzino passa da 472 a 483 milioni di euro, quindi +10 milioni. Ormai il debito è soltanto il 3% sopra il valore del magazzino: è questo un indicatore della solidità delle aziende della Champagne, molto più che il rapporto (improponibile) tra debito e EBITDA, che nel caso di Lanson risulterebbe in area 15 volte. Anche i calcoli sul ritorno sul capitale sono difficili: con 750 milioni di capitale investito e circa 30 milioni di utile operativo annuo, siamo intorno al 4%. Un buon investimento se si crede nella rivalutazione del magazzino… altrimenti meglio comperarsi lo Champagne che le azioni dell’azienda…