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Advini subisce una battuta d’arresto nel primo semestre 2017 nel suo viaggio verso l’ambizioso piano 2020. Sebbene i progressi nella strategia di crescita siano visibili – per esempio l’incremento delle vendite dei marchi propri (+20%) o l’espansione in nuove aree vinicole – gli investimenti commerciali che l’azienda sta facendo sono elevati e le vendite nella grande distribuzione francese stanno andando male. Il quadro del semestre è dunque di un fatturato che cresce soltanto del 4% e di un EBITDA che cala del 15%. L’indebitamento intanto continua a crescere dato che gli utili aziendali sono molto esigui rispetto all’ammontare degli investimenti messi in campo: ne risulta un debito/EBITDA che torna strutturalmente a crescere e un obiettivo 2020 che invece di avvicinarsi si allontana. Passiamo all’analisi dei dati.

- Le vendite semestrali crescono del 4%, come abbiamo anticipato, con un andamento leggermente calante in Francia (-1.6%), dove quasi si compensano il calo nella GDO (-6%) e il corrispondente incremento del canale tradizionale (+8%), che Advini sta cercando di sviluppare, mentre all’estero la crescita è del 9.6%.
- Sta anche cambiando la struttura del fatturato tra marchi propri e in licenza, con i primi in crescita del 20% a 40 milioni e i secondi in calo del 3% a 78 milioni di euro.
- Se questo spostamento si traduce in un miglioramento del margine industriale (dal 36% al 40%), tutte le nuove iniziative (internet, fidelizzazione dei clienti, nuove tenute e chi più ne ha più ne metta) portano un’indubbia pressione sulla profittabilità. Nel semestre l’EBITDA cala da 8 a 7 milioni, di euro a fronte di un incremento da 41 a 47 milioni del margine industriale, il che significa portarsi dietro 7 milioni di costi in più, da 33 milioni a 40 milioni di euro. Tanto.
- Il calo dell’utile netto è meno marcato grazie all’assenza di tasse, tale per cui il gruppo chiude con quasi 2 milioni di utile netto.
- L’indebitamento netto sale ulteriormente. Era 112 milioni a giugno 2016, è salito a 150 milioni a fine anno e tocca 162 milioni a fine giugno 2017. Nel semestre l’azienda ha mantenuto una generazione di cassa simile al periodo corrispondente del 2016 a 5.6 milioni di euro, il capitale circolante ha assorbito 8 milioni di euro (tutto magazzino), ha investito 5 milioni di euro e acquistato aziende per altri tre, per un totale quindi di 8 milioni di investimenti. Non ha pagato dividendi. I conti sono dunque presto fatti. Il debito è dunque molto alto, anche se si confronta con una struttura di attività molto solida, con un valore di libro di 59 milioni di euro di terreni e 37 milioni di euro di immobili. Certamente i rapporti di indebitamento sono importanti: il debito è 1.67 volte il patrimonio netto e quasi 9 volte il MOL.
- Il capitale investito di 260 milioni schiaccia il ritorno sul capitale al 4%. E il titolo in borsa soffre: da inizio anno la quotazione è calata del 3%. (aggiornamento 10 ottobre).
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