Mercato e consumi


Il valore dei vigneti in Italia per denominazione – dati CREA, aggiornamento 2018

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Il 2018 sembra essere stato un altro anno buono per i proprietari di vigneti, per quanto riguarda il valore patrimoniale delle loro terre. I dati che l’Istituto CREA ha pubblicato relativi al 2018 e che abbiamo qui rielaborato segnano un incremento dell’1.6% circa del valore medio dei vigneti delle aree censite dal rapporto, che fanno riferimento alle più importanti denominazioni vinicole italiane. Come dice il rapporto si tratta di valori “esemplificativi” quindi sono dei minimo-massimo che alcune volte non corrispondono alle transazioni realmente accadute nel mercato (il valore massimo della zona delle Langhe di 1.5 milioni per ettaro è quasi certamente stato superato…), ma forniscono comunque un utile riferimento. Trovate tutti i dati nella tabella finale allegata. Si tratta di un incremento generalmente spiegato dai valori massimi dei vigneti. In media, possiamo identificare alcune denominazioni dove CREA ha aggiornato al rialzo in modo importante (dal +5% in avanti) le valutazioni rispetto all’anno scorso: la zona del Vulture, la collina piacentina, il Collio, Erbaluce e Gattinara in Piemonte, molti dei vigneti in Puglia (Francavilla, Monopoli, Manduria, Copertino), la zona di Bolgheri e quella dell’Etna. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento ottobre 2019

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Con un incremento del 2.6% nel mese di ottobre, uno dei più critici per le nostre esportazioni per via della forte stagionalità delle esportazioni di spumante, il nostro export viaggia al ritmo del 4% circa da inizio anno e si appresta ad affrontare un bimestre finale dell’anno caratterizzato da una base di comparazione piuttosto semplice (-1% a novembre e -5% a dicembre dello scorso anno). I vini spumanti saranno ancora particolarmente importanti in novembre, come anche il mese nell’ottica dell’anno. L’andamento per mercato si caratterizza per il costante indebolimento dei tre principali mercati, USA (ora a +2.9% anno su anno), Germania (+2.9%) e Regno Unito (-3%), mentre si rafforzano le esportazioni in alcuni paesi come il Giappone (ora +13%) e la Russia (+16%). Il ritorno in territorio positivo della Cina (ora +3%) grazie al forte recupero degli ultimi due mesi (+25% e +40%) è un dato particolarmente rassicurante. Dal punto di vista dei prodotti si stanno indebolendo le vendite all’estero del vino sfuso (ora a -7%) e degli spumanti (+4%), mentre si mantengono nell’ambito della crescita moderata (circa +3%) le esportazioni dei vini in bottiglia. Se non ci saranno sorprese, si potrebbe chiudere l’anno intorno a 6.45 miliardi di euro, il che significherebbe un +4%, con un volume di circa 21.5 milioni di ettolitri. Ma per ora analizziamo qualche numero insieme, in questo post di “sole tabelle”.

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Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2018

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Il rapporto 2019 sul Conegliano Valdobbiadene con i dati 2018 ci riporta un quadro in chiaroscuro, con un continuo progresso sul mercato italiano (+12% a valore) ma un cambio di direzione piuttosto importante in alcuni importanti mercati internazionali (-9% nel complesso). Il tutto in un contesto di stabilità della produzione (poco sopra 90 milioni di bottiglie) e, mettendo tutto insieme, di leggero incremento del prezzo medio di vendita del prodotto, ormai superiore ai 5.6 euro per bottiglia. Il “Prosecco buono” non segue dunque il sentiero di crescita dilagante del “Prosecco DOC” registrato ancora nel 2018. I primi tre mercati, Germania, Regno Unito e Svizzera, sono in calo del 10-15% e anche il Nord America cala, lasciando un dato globalmente positivo soltanto alla voce “resto del mondo” in cui però il prodotto è ancora poco distribuito. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

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La classifica della competitività per nazione vino – dati France Agrimer 2018

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L’analisi della struttura concorrenziale del settore del vino che France Agrimer redige è stata per il 2018 influenzata in modo netto dall’andamento molto cattivo della vendemmia 2017. Ci sono però altri spunti interessante di questa “visione indicizzata” del settore del vino. In particolare, dopo anni in cui i francesi hanno considerato l’Italia “superiore” nel suo insieme, nel 2018 la Francia occupa il gradino più alto del podio. Come è ovvio che sia, diremmo noi. Andando al confronto tra la classifica 2017 e 2018 si trovano gli spunti più interessanti: oltre a un calo del potenziale produttivo dovuto alla vendemmia cattiva che ha colpito tutti i paesi in qualche modo, lo studio sancisce un deterioramento della forza dei marchi italiani e dell’equilibrio del nostro export, troppo concentrato sulla crescita degli spumanti e su alcuni mercati (USA-UK-Germania) dove le prospettive macroeconomiche sono meno positive che altrove, e ovviamente sul Prosecco come singola categoria. Quindi, la Francia svetta in questa classifica, superando l’Italia più per nostri demeriti che per loro meriti. Nel resto della classifica, il Cile, la Germania guadagnano posizioni a discapito di Australia e USA, mentre secondo Agrimer la posizione della Nuova Zelanda sarebbe in peggioramento. Qualcosa che non si è ancora visto nei dati dell’export. Passiamo ai numeri.

[nota: France Agrimer commissiona a Deloitte questo studio. Lo studio guarda a 6 fattori: due strutturali (potenziale produttivo, clima/ambiente), due competitivi (la capacità di conquistare mercati e il portafoglio di marchi) e due economico/organizzativi (l’ambiente macroeconomico, la struttura della filiera e gli investimenti)] 

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Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primi nove mesi 2019

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Gli 1.9 milioni di ettolitri di Prosecco nei primi 9 mesi del 2019 sono sempre di più il punto di riferimento fuori dall’Italia dei nostri spumanti. Un successo che prosegue di pari passo con quello dell’Aperol che del Prosecco fa l’ingrediente chiave dello Spritz. L’Aperol ormai veleggia sui 6 milioni di casse da 9 litri e quindi circa 0.5 milioni di ettolitri. In altre parole lo Spritz da solo porta circa 0.5 milioni di ettolitri di consumo di Prosecco nel mondo, di cui il 40% in Italia e il 60% all’estero e questo utilizzo del prodotto è destinato a continuare nel futuro.  Il quadro del periodo “meno stagionale” per gli spumanti, gennaio- settembre, è di una crescita del 5.4%, la metà di quanto messo a segno nel 2018, +11.2%. Ma a indebolirsi non è stato il prosecco, che è cresciuto del 15% nel 2018 e del 17% nei primi 9 mesi del 2019; sono stati gli altri prodotti di qualità: Asti -5%, altri spumanti DOP -35%, tutto il resto 0%. Passiamo ai dati.

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