Mercato e consumi


Esportazioni di vino italiano – aggiornamento settembre 2019

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La considerazione più ovvia guardando ai dati appena pubblicata da ISTAT sulle esportazioni di vino italiano a settembre è che il mercato è diventato estremamente volatile. Negli ultimi 4 mesi si sono susseguiti un -8%, un +8%, un altro -8% e in settembre un sfavillante +16%. Le cause sono da ricercare ovviamente nel calendario ma anche nella decelerazione degli spumanti nel mercato più importante, il Regno Unito, che non fornisce più una “spalla” ai dati. Comunque, soltanto un mese fa mi stavo fasciando la testa sul possibile andamento di qui a fine anno delle esportazioni e forse sono stato troppo pessimista. Il ritmo di crescita si è riportato sul 4% circa. Abbiamo davanti un ottobre decisamente difficile (+13% e +8% nei due anni scorsi), mentre sia novembre che dicembre (-1% e -5% lo scorso anno) dovrebbero lasciare spazio per dati più positivi. Il nostro export continua a essere fortemente sostenuto dai volumi in recupero, tornati a quota 21.5 milioni di ettolitri su base annua, praticamente lo stesso livello registrato prima della brutta vendemmia 2017. I grafici qui allegati parlano molto chiaro e dicono anche che la spinta degli spumanti non è più così forte come in passato. Passiamo ai dati.

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Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2018

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Il Deutsche Wein Institute ha pubblicato il rapporto 2018 sulla produzione e consumo di vino e bevande alcoliche in Germania, con delle novità non proprio positive per il settore del vino. Alcuni segnali che avevamo menzionato lo scorso anno (sui dati 2017) si sono riproposti, nell’ambito di un mercato delle bevande alcoliche che è migliorato leggermente in valore (13.4 miliardi di euro di acquisti delle famiglie contro 13.2 miliardi del 2017). Il segmento del vino sta perdendo quota in termini di consumo (e i vini rossi più dei vini bianchi) e resta stabile in valore. Il problema è che la birra si sta riprendendo sia in volume (e non solo grazie alle “alternative” basate sulla birra) ma anche e soprattutto in valore. Comunque, i tedeschi nel 2018 hanno consumato 131.3 litri di bevande alcoliche, di cui 23.9 litri di vino e spumanti, il livello più basso dal 2006 a questa parte. Passiamo a commentare qualche dato.

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Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2018

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Il 2018 sembra proprio essere stato un incrocio piuttosto fortunato per il trade mondiale di vini sfusi, mettendo insieme una coda d’anno che ha limitato un po’ il calo dei volumi soprattutto nella parte finale dell’anno con dei prezzi ancora elevati particolarmente, soprattutto a inizio anno, per via della situazione contraria vissuta nel 2017. Dalle tabelle e grafici seguenti vedrete sostanzialmente confermata e rafforzata la leadership assoluta degli spagnoli in questo segmento del mercato, dove l’Italia è seconda precedendo Argentina e Cile. Secondo i dati preliminari la crescita del 2018 è stata del 6% in valore a 3.4 miliardi di euro, mentre abbiamo poca visibilità circa i volumi per via di diversi dati mancanti, soprattutto quelli francesi. Ci basta però sottolineare come i volumi di vino sfuso esportati da questi quattro principali paesi siano calati da 25.4 a 22.2 milioni di ettolitri per farvi rendere conto del tema di cui accennavo sopra. Bando alle chiacchiere, passiamo ai numeri.

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Ecommerce di vino in Italia – dati 2018 dei principali operatori

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L’ecommerce di vino continua a mostrare importanti tassi di crescita e ormai ci sono 3-4 aziende italiane che possiamo considerare i players chiave: Tannico è il leader indiscusso, con posizioni guadagnate anche grazie ai forti investimenti di cui ha beneficiato in passato, con un fatturato ormai prossimo a 15 milioni ma ancora con un bilancio in perdita. Ci sono poi Italian Wine Brands, che prosegue la migrazione della sua attività dalle vendite telefoniche a quelle online, con circa 12 milioni di vendite (non ne conosciamo i margini essendo una piccola attività integrata in una realtà ben più grande), e Xtrawine che ha rivisto proprio la sua struttura aziendale nel 2018. Quest’ultima ha fatturato circa 7 milioni di euro, incluso il contributo dell’attività di Hong Kong, e resta tra le aziende che analizziamo una delle poche in grado di coniugare crescita sostenuta e bilanci in pareggio. A tale proposito ringrazio come ogni anno Stefano Pezzi per avermi “donato” i bilanci di diverse aziende che altrimenti avrei dovuto comperare: una beneficenza indiretta.

Tornando ai nostri numeri che si riferiscono al bilancio 2018, le vendite crescono in modo molto sostenuto (in media circa del 45% nel 2018 per l’insieme del campione qui considerato), ma i margini restano piuttosto limitati, intorno al 23% in media (24% su campione omogeneo nel 2017). Nella maggior parte dei casi (Vino75, Tannico e Designwine in particolare) il margine sulle vendite è ancora largamente insufficiente a coprire i costi operativi (personale, servizi, ammortamenti) e quindi, nonostante un visibile miglioramento del livello del magazzino, possiamo concludere che molte delle aziende da cui comperiamo vino online hanno ancora da crescere prima di poter “creare valore” per chi ci ha investito.

Come sempre, i numeri e le analisi di seguito sono frutto dei miei calcoli sui bilanci depositati dalle aziende e sono il frutto del “miglior sforzo” possibile per rappresentarli. Passiamo ai numeri.

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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento agosto 2019

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Due sono le ragioni che suggeriscono di non prendere i dati che pubblichiamo oggi troppo sul serio: primo, che agosto è decisamente il mese meno importante dell’anno per qualsiasi tipo di attività economica; secondo, che nello specifico delle esportazioni di vino questo mese dell’anno scorso era andato molto bene nel segmento dei vini spumanti. Sì, perchè il dato chiave dell’export di vino italiano in agosto, che per la cronaca cala dell’8% (facendo decelerare il nostro andamento annuo di 1 punto percentuale circa, dal “3 e qualche cosa” al “2 e qualche cosa”), è il crollo dell’11% degli spumanti. Non solo Asti e altri DOP, ma anche il Re Prosecco dove il calo del Regno Unito non è stato più compensato dagli Stati Uniti, che sono rimasti stabili. Quindi il quadro è grigio ma ci aspetta il periodo più critico dell’anno. Ci entriamo con qualche mercato in difficoltà (Regno Unito in primis, Svizzera, Svezia e Danimarca) e con qualche sorpresa positiva (certamente Francia, ma anche Giappone e Paesi Bassi). Analizziamo ora qualche dato insieme.

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