Mercato e consumi


Esportazioni di vino italiano – aggiornamento primo trimestre 2019

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Il primo trimestre 2018 si chiude con un incremento del 4% delle esportazioni italiane di vino, frutto di un sostanzioso rimbalzo dei volumi (+8%) e di un sostanzioso incremento in alcuni mercati come il Regno Unito (+16%), il Giappone (+19%) e i Paesi Bassi (+16%), mentre sono in chiaro rallentamento sia il mercato americano che quello tedesco, anche se non ancora in territorio negativo. La particolarità di questi dati sta però nel fatto che gli spumanti hanno avuto una partenza lenta (+6%), non tanto legata al Prosecco quanto alla debolezza delle altre categorie; la Pasqua spostata di 20 giorni in avanti potrebbe avere sortito un effetto, ma certamente il 2019 si apre con un grosso punto di domanda sulla sostenibilità della crescita della categoria. Passiamo ai dati.

 

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Australia – esportazioni di vino 2018

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Anche nel 2018 gli australiani sono volati (+10% in valuta locale, che però diventa +3% in Euro) sulle ali della Cina, grazie alla vicinanza geografica ma soprattutto agli accordi commerciali siglati per il commercio estero. Dei 2.9 miliardi di dollari australiani (1.8 miliardi di euro) di esportazioni nel 2018 ben 1.1 miliardi (726 milioni di euro) sono stati spediti in Cina e Hong Kong. Si tratta del 40% del totale, quando 10 anni fa il paese asiatico era meno del 5%. Così l’Australia dopo essere stata messa in ombra dal Cile per diversi anni si è ripresa il suo ruolo storico, e cioè quello di essere il più importante esportatore di vino dopo gli irraggiungibili paesi europei (Francia, Italia e Spagna). Fuori la Cina, il prodotto australiano continua a subire nel mercato americano, mentre le cose sembrano migliorare negli altri paesi anglosassoni come Regno Unito e Canada, che insieme agli USA ora rappresentano poco più di un miliardo di dollari di esportazioni… in altre parole tanto quanto la Cina senza Hong Kong. Fuori questo gruppo di paesi restano soltanto circa 700 milioni di dollari che stanno crescendo al ritmo del 4-5% circa.

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USA – importazioni di vino – aggiornamento 2018

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Dopo aver raggiunto la posizione dell’Italia nel mercato americano, la Francia nel 2018 ha acquisito la leadership con un deciso balzo delle vendite, salite dell’8% in euro e del 12% in dollari a 1.8 miliardi di euro in un mercato stabile in euro e cresciuto del 4.6% in valuta locale. I nostri prodotti, nonostante la forte crescita dei vini spumanti hanno registrato per il secondo anno consecutivo una crescita più moderata (ma comunque superiore a quella media), +2% in Euro. Nulla di grave, naturalmente, visto che la Francia dovrebbe essere primo esportatore in ogni paese e gli USA erano decisamente una anomalia nel panorama mondiale. La concentrazione della distribuzione (che mi piacerebbe investigare ma di cui non ho alcun dato…) sta probabilmente facilitando e aiutando le aziende francesi, più grandi e organizzate, compensando il grande vantaggio del nostro prodotto: i nostri connazionali emigrati e la nostra cucina in USA. Detto questo, scorrendo la tabella all’interno del post, vi accorgerete che i francesi sono gli unici che festeggiano, dato che il mercato in euro è stato stabile nel 2018 (5.5 miliardi) e quindi alla crescita della Francia e al leggero incremento dell’Italia fa da contraltare un netto calo per australiani, argentini, cileni e anche tedeschi. Passiamo dunque a leggere i dati.

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Russia – importazioni di vino 2018

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La Russia è uno di quei mercati che deve essere visto da due lati: da chi importa e da chi esporta. I dati che commentiamo oggi mostrano un livello di importazioni di vino stabile rispetto al 2017, ma in realtà non è così: la svalutazione del rublo è stata del 12% e tale è la crescita della spesa dei russi in vino straniero. E sebbene noi rileviamo un “buco” tra il 2015 e il 2016 che è praticamente stato colmato negli ultimi due anni, per i russi non è così: nella loro valuta non c’è stato un singolo anno in cui hanno speso di meno dell’anno precedente. Quindi la crescita degli acquisti di vino italiano da parte dei russi non è in realtà del 2% nel 2018 e stabile sugli ultimi 5 anni: andrebbe letta come un +14% nel 2018 e un +18% annuo addirittura dal 2013 a questa parte. Per fortuna (nostra e dei russi) il rapporto di cambio sembra essersi stabilizzato nel corso del 2019, e quindi il prossimo anno potremo vedere dati più omogenei. Detto questo, l’Italia ha mantenuto la sua posizione di leadership incontrastata, con una quota a valore che sfiora il 30% (20% dei volumi, dove gli spagnoli sono leggermente avanti) in un mercato da 900 milioni di euro e 4.1 milioni di ettolitri di importazioni di vino, con un andamento migliore dei diretti concorrenti francesi e spagnoli. Un mercato che, come vedrete dai grafici, nel 2018 è stato supportato dalla crescita degli spumanti. Passiamo ai dati.

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ll consumo di vino in Italia – dati 2018 per regione e classi di età

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Eccoci alla seconda serie di dati sul consumo di vino in Italia, dove analizziamo le tendenze di consumo per età e per regione. Diciamo subito che i segnali positivi di cui parlavamo nel primo articolo si ritrovano anche qui, naturalmente declinati dentro l’assunto generale che si beve meno spesso di una volta. E i dati da ormai qualche anno ci dicono che sta aumentando la penetrazione del consumo di vino nei giovani, che è la cosa più importante. Consultando la tabella troverete che il 29% dei 18enni di 10 anni fa beveva vino, mentre i 18enni di oggi sono il 35%. Quei 18enni di 10 anni fa ricadono oggi nella categoria “25-34 anni” del 2018 e si osserva una penetrazione del 56%. Se quei 6 punti di vantaggio si mantengono nei prossimi anni, potremmo trovarci nel giro di 10 anni in un mercato italiano stabilizzato anche in valore e non soltanto in volume. Ad ogni modo, è interessante notare come per praticamente tutte le fasce di età il la penetrazione di consumo sale. Dal punto di vista regionale come sappiamo i dati sono più volatili. Nella rilevazione 2018 soltanto il Trentino Alto Adige, l’Umbria e le Marche hanno dati negativi, mentre l’Emilia Romagna diventa secondo ISTAT la regione con la più alta penetrazione di consumo (62% contro il 54% nazionale), mentre al lato opposto della classifica resta la Sicilia (43%). Va infine notato come i centri delle città metropolitane e in genere le città con più di 50mila abitanti siano i luoghi che da sempre mostrano la penetrazione più alta, segno che il consumo di vino è legato sempre di più al livello del reddito pro-capite. Passiamo ai dati.

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