Analisi di bilancio


Concha y Toro – risultati 2023

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I dati 2023 di Concha y Toro sono pessimi, a ruota di quanto commentiamo sulle esportazioni cilene di vino. Le vendite sono calate del 4%, ma gli utili si sono dimezzati e il debito è cresciuto, risultato di una strategia che comunque non rinuncia a “sviluppare” l’attività. La presentazione dei risultati è molto interessante al di là dei numeri, in quanto contiene degli spunti interessanti sull’evoluzione e sui rischi che deve fronteggiare (preferenza per prodotti a basso alcol e basse calorie, innalzamento delle temperature che favoriscono le varietà bianche – Concha y Toro ha 12mila ettari e più varietà rosse -, competizione di altre bevande alcoliche come “ready-to-drink” e mix e via dicendo). La strategia è purtroppo una sola: tagliare i costi e spostarsi sui prodotti premium. L’azienda prevede di tornare a crescere nel 2024 oltre il +10%, avere un mix di vendite per il 60% nella divisione che loro chiamano “principal+invest”, dove ci sono i prodotti più pregiati, e raggiungere un utile operativo di 140 miliardi di peso nel 2025, pari al 15-16% delle vendite. A me sembra che in questi obiettivi ci sia già qualcosa che non va perché vendite +10% nel 2024 significa 920 miliardi di peso, mentre 140 miliardi di utile operativo se sono il 15-16% delle vendite significa 875-925 miliardi di peso, il che significa che nel 2025 prevedono di non crescere il fatturato. Ad ogni modo, così si legge sulla tavola della presentazione. Fatta questa premessa passiamo al commento dei dati.

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Italian Wine Brands – risultati 2023

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Italian Wine Brands ha positivamente impressionato il mercato (azioni +11% dopo l’annuncio) con dei risultati 2023 di grande sostanza. Le vendite non sono cresciute (a parità di perimetro, 429 miliioni, +10% includendo le acquisizioni) ma i risparmi di costo derivanti dall’integrazione delle aziende acquisite e le riduzioni del costo dei prodotti secchi hanno consentito un incremento dell’EBITDA rettificato del 19% e dell’utile netto del 24%. Al di là delle rettifiche la bontà di questi risultati è anche evidenziata dal calo del debito da 129 a 101 milioni di euro, destinato tra l’altro a continuare al medesimo ritmo anche nel 2024. Di più, nel 2024 IWB prevede di realizzare ulteriori risparmi di costo, per un totale di 3.5-4 milioni di euro, il che rappresenterebbe una ulteriore crescita del 5-10% dell’EBITDA. I dati, se visti nell’ottica del secondo semestre mostrano un andamento più negativo nelle vendite (calcoliamo -8%, ma abbiamo qualche dubbio sulla comparabilità dei dati 2022) ma sicuramente un miglioramento quasi immutato dei margini. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

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Masi – risultati 2023

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Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per Masi dal punto di vista economico: i dati, anche a causa di un confronto particolarmente difficile con l’ottimo 2022 sono in calo significativo, tanto da arrivare a un utile netto di meno di un milione di euro, mai sperimentato se non nell’anno del Covid. Non è tutto negativo però: la famiglia Boscaini ha fatto la pace con la famiglia Rosso e ha riacquistato le sue quote (ora la famiglia e ENPAIA detengono il 91% del capitale… perché restare quotati in borsa?), sono ripresi i lavori della nuova cantina di Monteleone ed è stata messa a segno l’acquisizione di una cantina in Oltrepo’ Pavese (Casa Re). Non ultimo, Masi ha introdotto una nuova bottiglia più leggera (tema che mi sta particolarmente a cuore). Tornando ai dati 2023, le difficoltà sui mercati esteri, la scarsa vendemmia 2023, la perdita di significativi contributi OGM e l’inflazione sui costi operativi (nonostante aumenti di prezzo applicati superiori al 10% in alcuni casi) hanno tutti contribuito a un calo delle vendite del dell’11% a 66.4 milioni (lo stesso livello del 2021 e del pre-Covid), un crollo dell’utile operativo passato da 9 a 3 milioni di euro (-66%) e un utile netto di 0.7 milioni di euro (4.5 nel 2022), come dicevamo mai visto così basso. Non ultimo nel 2023 l’indebitamento raddoppia da 8 a 16 milioni di euro. Dividendo 2023 dimezzato. Apertura del 2024 sulla stessa china della fine del 2023 (quindi male). Ulteriori commenti, grafici e tabelle nel resto del post per chi è interessato.

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Vino.com – risultati 2022

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Torniamo sull’argomento ecommerce per analizzare i risultati 2022 di Vino.com (che fa capo a un’azienda di nome 3nd SRL) e che ci sono serviti per fare la carrellata della situazione del mercato italiano di qualche giorno fa. Vino.com è a tutti gli effetti il numero due dietro Tannico in questo mercato, sia che si guardi l’azienda nel suo complesso (35 milioni di vendite contro 70 di Tannico nel 2022), sia che si guardi al business generato in Italia (30 milioni per Tannico, 25 per Vino.com). In realtà, se escludiamo l’acquisizione di Tannico di Ventealaproprieté, per quanto riguarda l’attività all’estero Vino.com è il più sviluppato degli ecommerce puri italiani, con quasi 10 milioni di vendite contro soltanto 3 milioni di Tannico (ed escludendo Italian Wine Brands che ne fa 15 ma che ha un modello diverso). I risultati 2022 hanno mostrato un calo del 20% del fatturato e una situazione di tensione economica e finanziaria tale da richiedere ulteriori interventi dei soci. Infatti, a fronte delle perdite (6.6 milioni nel 2022 dopo i 7.7 del 2021) i soci hanno apportato ulteriori 6 milioni di euro nelle casse dell’azienda e, leggendo la relazione di bilancio 2022 (approvata soltanto a gennaio 2024), un ulteriore ricapitalizzazione di 4 milioni di euro a settembre 2023. Sebbene il miglioramento dei margini sia evidente (margine sulle vendite dal 24% al 27% tra il 2021 e il 2022) e ci sia una lista molto convincente di azioni intraprese per tagliare i costi e migliorare la performance commerciale, la dimensione necessaria per rendere questa attività profittevole è ancora superiore. Per ora concentriamoci sui dati 2022, di cui trovate altri grafici e tabelle nel resto del post.

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I principali ecommerce italiani di vino – dati 2022

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Dopo il boom del Covid, riproponiamo i dati dei principali ecommerce di vino italiani, come disponibili dai bilanci acquistati al Registro delle Imprese, relativi al 2022. La lista non è ovviamente esaustiva ma include quelli che mi pare siano i principali operatori per dimensione nel mercato. Il 2022 è stato un anno negativo per tutti dal punto di vista commerciale, con un calo di vendite nell’intorno del 20% rispetto al picco del 2021, causa normalizzazione dalle restrizioni del Covid. È stato però anche un anno in cui i margini sono migliorati (leggi meno sconti ai clienti) e ci si è avvicinati al punto di sostenibilità economica, che però non è stato raggiunto da nessun operatore salvo che per Bernabei, la cui struttura è però non interamente chiara. Un’altra considerazione che appare evidente dai dati (numerose tabelle disponibili all’interno del post) è che la volontà dei soci di investire in queste aziende ne ha determinato in larga parte la spinta commerciale. I soci hanno messo oltre 50 milioni in Tannico dal 2016 a questa parte, inclusi quelli per l’acquisizione francese, e nel 2022 le vendite erano a 70 milioni, quasi 20 sono quelli messi in Vino.com e l’azienda è la seconda in Italia con 35 milioni di fatturato. Bene procediamo con l’analisi all’interno dove trovate dettaglio di fatturati, margini, utili e perdite, contributi dei socie e peso del magazzino sul fatturato.

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