Analisi di bilancio


Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2023/24

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Se c’è una grande azienda nel mondo che ha nel vino il suo vero “core business”, probabilmente questa è TWE. Con un’operazione piuttosto aggressiva ha annunciato alla fine del 2023 l’acquisizione per 1.5 miliardi di dollari australiani di DAOU (di cui 0.5 miliardi finanziati con debito e 1 miliardo con nuove azioni), un’azienda americana principalmente attiva nel segmento “luxury” e in rapida crescita. Si tratta di 1.1 milioni di casse di vino, nella fascia di prezzo tra 20 e 40 dollari americani, con 220 milioni di dollari USA di vendite e 63 milioni di dollari USA di utile operativo (che diventano quindi circa 100 in dollari australiani, ossia il 19% circa dell’utile operativo di TWE dell’anno scorso). Con l’operazione, valutata 13 volte l’EBITDA prima delle sinergie (circa 9 volte comprese), TWE si prende la leadership nel segmento del vino sopra 20 dollari in USA, con l’11% di quota circa (il secondo ha l’8%). Ma le novità, prima di passare all’analisi dei dati semestrali, non si fermano qui: tra marzo e giugno ci si aspetta che la Cina possa rivedere le tariffe proibitive applicate al vino australiano: se fossero abbassate, si riaprirebbe un mercato chiave per TWE, particolarmente per Penfolds, il marchio di lusso (che oltretutto ha cominciato a produrre Champagne in collaborazione con Thienot).

Venendo ai numeri del primo semestre, che ancora non includono DAOU se non nel debito (salito 1.2 miliardi di dollari australiani da 0.8 di giugno 2023 su un capitale investito passato da 4.7 a 5.9), non c’è molto da rallegrarsi. Le vendite sono stabile a 1.2 miliardi di dollari australiani (Asia e Penfolds su, America giù) con volumi in calo del 9% a 10.8 milioni di casse, i margini calano leggermente (24% nel semestre 2022-23, 22.6% in quello appena terminato). Le azioni hanno però reagito abbastanza positivamente visto l’obiettivo del management di far crescere l’utile operativo del gruppo del 5% circa per tutto l’anno, quindi invertendo il trend del primo semestre, e sempre escludendo l’acquisizione.

Passiamo a una breve analisi dei dati.

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LVMH divisione vino – risultati 2023

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I risultati pubblicati dal LVMH a fine gennaio sono stati considerati sorprendentemente positivi dagli investitori, visto il pessimismo diffuso sull’andamento del settore del lusso. La divisione vino e spiriti era fortemente influenzata anch’essa dalle vicissitudini del Cognac, che in effetti ha pesantemente influenzato la divisione anche nella seconda parte del 2023. Quello che più interessa a noi, ossia la divisione Champagne e vini, invece è andata meno peggio (vendite -5%), nel contesto di un calo dei volumi (-7/9% nel secondo semestre) e di un recupero ulteriore del prezzo mix. Ma soprattutto è andata bene nel margine operativo, che ha quasi raggiunto quello del Cognac al 32% circa nel 2023 e addirittura è stato superiore nell’ultima parte dell’anno, anche grazie alla più spiccata stagionalità. La direzione resta “crescita guidata dalla strategia del valore”, ossia aumentare i prezzi a fronte di una maggiore qualità del prodotto. Le iniziative sono diverse, partendo dal secondo capitolo della partnership di Dom Perignon con Lady Gaga, al nuovo Blanc Singulier di Ruinart che mira a esaltare lo Champagne d’annata fino all’espansione nei vini rosati tramite l’acquisizione di Chateau Minuty. Nel resto del posto, grafici e tabelle dettagliate dei risultati.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2024

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Buongiorno. Il lavoro di oggi riguarda la valutazione delle aziende vinicole quotate, con I prezzi rilevati intorno al 15 gennaio e i multipli di mercato proiettati al 2024 e al 2025 secondo le stime degli analisti. Come sapete il 2023 è stato un anno eccellente per le borse mondiali, con crescite superiori al 20%. In questo contesto, se consideriamo il valore azionario cumulato del nostro campione (che è fatto dalle medesime aziende dell’anno scorso) troviamo un risultato nettamente meno positivo, circa +6%. Quindi la prima considerazione è che il settore del vino ha avuto un 2023 meno positivo che in altri settori (comprensibile, visto che i grandi temi del 2023 sono stati i tassi di interesse che hanno favorito le aziende del settore finanziario e la tecnologia, che ha supportato le “magnifice 7” americane). Nonostante questo, le valutazioni sembrano essere in leggera crescita. Le aziende della Champagne sono quotate a 2.9 volte le vendite, erano 2.7 lo scorso anno, le aziende internazionali stavano a 5.0 volte le vendite sono ora a 5.2 volte (ma senza Constellation Brands si scende da 4 a 3 volte), quelle europee (Schloss Wachenheim, Advini, IWB e Masi) stanno a 1.3 volte le vendite contro 1.2 volte lo scorso anno. Il 2024 è un anno molto più incerto: il crollo dell’inflazione farà calare i tassi di crescita (che per le aziende sono “nominali”), le valutazioni sembrano piuttosto elevate. Vedremo. Per ora se siete interessati nella tabella all’interno trovate altri grafici e la tabella con tutti i numeri.

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Mezzacorona – risultati e bilancio 2022/23

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Con la mente fresca dei dati di Nosio guardiamo oggi ai risultati a luglio 2023 della capogruppo Mezzacorona. I dati della grande cooperativa sono migliori di quelli della controllata commerciale, con un incremento delle vendite leggermente più marcato (+2% a 217 milioni di euro) ma soprattutto degli indicatori relativi alla remunerazione dei soci migliori: nell’esercizio i conferimenti sono cresciuti del 3.5% a 69 milioni di euro. Anche la struttura finanziaria è in miglioramento con un calo dell’indebitamento finanziario netto da 102 a 98 milioni di euro. Non si dice molto dell’evoluzione prevedibile della gestione, salvo segnalare la riduzione dei quantitativi di uva, vino e anche di frutta a causa della minore vendemmia del 2023. Vi segnalo invece l’interessante rapporto di sostenibilità presente sul sito aziendale che mostra alcuni grandi numeri di Mezzacorona: 1457 soci produttori, 487 dipendenti, 2409 ettari di vigneto in Trentino Alto Adige e 624 in Sicilia, 503 ettari di meleti, oltre 50 milioni di bottiglie di vino vendute ogni anno. E nell’ambito della sostenibilità, il 50% dell’energia consumata viene da energia rinnovabile e autoproduzione e consumo del 6% del fabbisogno energetico. Passiamo a un breve commento dei risultati.

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Nosio – risultati e bilancio 2022/23

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Dopo Cavit, Nosio (e a seguire Mezzacorona) sono le due aziende che per prime riportano un bilancio “contenente” un pezzo di 2023. Come per Cavit, anche per Nosio il 2023 (fino a luglio) non è stato un anno eccitante. I ricavi sono in crescita soltanto dell’1% (137 milioni) e i margini sono calati, sotto la pressione dell’aumento dei costi della materia prima e, in parte meno significativa dell’incremento del costo del personale. Dal punto di vista finanziario, Nosio è in piena salute. Il debito netto cala da 36 a 35 milioni (anche grazie a un forte incremento dei debiti commerciali verso la controllante), per quanto sia doveroso ricordarvi che non essendo un bilancio consolidato a fronte di tale posta l’azienda ha quasi 50 milioni di euro in partecipazioni, il che in altre parole significa che la parte finanziaria del bilancio non è a debito se nettata dalle attività. Ad ogni modo, gli azionisti hanno scambiato le azioni a un prezzo leggermente superiore a quello del 2022 (339 euro per azione rispetto a 336), il che porterebbe a un valore implicito del capitale azionario di poco superiore a 100 milioni di euro. Non ci sono frasi particolari sull’evoluzione prevedibile della gestione, per cui possiamo passare a una breve commento dei dati. Se qualcuno di Nosio legge questo post, segnalo un errore (secondo me) nel bilancio a pagina 56 dove le vendite per area geografica di Estero EU e Estero Extra EU sono rimaste quelle del bilancio 2022, dunque non aggiornate.

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