Dati finanziari


LVMH divisione vino – risultati 2024

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La divisione vino di LVMH ha archiviato un anno orribile. Le vendite sono calate dell’11% (8% in termini organici), l’utile operativo del 35%. Siamo tornati al 2019 circa come vendite e al 2015 come utili. Il Cognac è andato molto peggio che lo Champagne, sia per perdita di fatturato (-15% rispetto a -8%), ma anche in termini di perdita di margini, tanto che nel 2024 ha guadagnato di più la divisione Champagne/vini che non quella Cognac/spiriti, sia in termini assoluti che relativi. Il secondo semestre è stato anche peggio del primo per il Cognac, un po’ meno peggio per lo Champagne. Ovviamente, i mercati asiatici sono andati peggio di tutti gli altri.

A guardare bene i dati, LVMH ha anche tagliato gli investimenti nel 2024 rispetto al passato e gli sono esplose le scorte di prodotti, con rilevanti svalutazioni di semilavorati, immaginiamo nel segmento del Cognac.

Le prospettive non sono buone, soprattutto considerando il tenore solitamente positivo (per quanto mai quantitativo): leggere che bisogna affrontare il 2025 con pragmatismo e attenzione non è bello. A proposito, Moet & Chandon rimpiazzerà Ferrari nelle premiazioni delle gare di formula 1.

Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata di numeri con tutti i grafici e tabelle allegate.

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I prezzi all’origine del vino – aggiornamento 2024 – dati ISMEA

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

I prezzi all’origine del vino sono cresciuti dell’11% nel 2024, contro l’1% dell’incremento dei prezzi agricoli in generale, recuperando (in parte) il calo subito nel 2023. I dati che presentiamo oggi sono la rielaborazione (ossia le media annuale) delle serie dei prezzi puntualmente aggiornati da ISMEA Mercati. Oltre a questo, nel post trovate anche la media annuale dei prezzi all’origine dei principali vini DOC e DOCG, graduatoria nella quale primeggiano i grandi vini rossi Brunello di Montalcino e Barolo, seppur con quotazioni in leggero calo rispetto allo scorso anno (soprattutto nel secondo caso).

Guardando la tabella e soprattutto il grafico che apre il post ci sono ci si accorge che negli ultimi anni (dal 2019 in questa analisi) sono stati soprattutto i vini comuni a segnare i maggiori incrementi di prezzo, +61%, con addirittura +90% per i bianchi, mentre per i vini DOC/DOCG l’incremento cumulato nei 5 anni è inferiore al 10% e addirittura sotto il 5% per quanto riguarda i vini IGT. Ci si accorge anche che la dinamica recente dei prezzi dei vini è inferiore a quella dell’agricoltura (+20% contro +35/40%).

Bene, fatta questa premessa, nel resto del post commentiamo tutti i dati con le tabelle riassuntive, che trovate anche nella sezione Solonumeri.

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Crimson Wine – presentazione e risultati 2023

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L’abbandono della borsa di Duckhorn mi ha spinto alla ricerca di qualche altra azienda quotata in USA per tenere traccia anche di questo mercato. Una di queste più piccole è Crimson Wines, azienda da circa 70-75 milioni di dollari di vendite, con dei marchi piuttosto famosi come Pine Ridge, Archery Summit, Chamisal, Seghesio, Double Canyon e un altro paio. Non è un’azienda “propriamente quotata”, nel senso che le azioni trattano in un mercato speciale, ma comunque riporta i risultati puntualmente. È un’azienda finanziariamente solida (posizione di cassa netta con una dotazione importante di vigneti), con un margine EBITDA nell’ordine del 10% e un’esposizione importante alle vendite dirette (circa il 40% del totale), che hanno generato non pochi problemi durante l’epoca del Covid.

Nel corso degli ultimi anni, l’azienda ha mantenuto un volume produttivo abbastanza stabile, gradualmente riducendo la quota di prodotto derivata dai propri vigneti, passata dal 35-40% degli anni pre-Covid alla quota attuale del 20-25%. Moltiplicando il prezzo delle azioni per il loro numero si arriva a un valore di mercato di 125 milioni di dollari, che corrisponde a un valore di impresa di 120, quindi circa 1.7x volte le vendite e 15 volte l’EBITDA. Multipli che pur essendo applicati al 2023 dovrebbero essere abbastanza attendibili visto che la performance del 2024 è piuttosto simile al 2023.

Passiamo a un commento dei principali numeri con una serie di grafici e tabelle.

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Il valore dei vigneti in Francia – aggiornamento 2023

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Fonte: rapporto annuale Safer

Il valore dei vigneti è sempre un argomento molto consultato sul blog. Dopo qualche anno di assenza torniamo a guardare l’andamento del valore dei vigneti in Francia, sulla base del rapporto Safer che si riferisce al 2023. La principale conclusione del rapporto è molto allineata a quello che abbiamo detto nei post sul valore dei vigneti italiani, e nel rapporto è molto ben rappresentata: da qualche anno il valore dei vigneti “in euro costanti”, ossia deflazionato non sta più crescendo, anzi sta diminuendo. Lo potete vedere molto bene nel grafico che ho preso dal rapporto e incollato all’interno del post. Nel caso dell’Italia, i vigneti hanno storicamente mantenuto il valore in euro costanti fino al 2021 per poi subire il colpo dell’inflazione, in Francia le cose sono andate molto meglio nel passato, ma già da prima del Covid la direzione è mutata.

Ad ogni modo, nel 2023 un ettaro di vigna AOC in Francia valeva 153mila euro, +1.5%, oppure 82mila euro se lasciamo fuori la Champagne, +0.7%. I vigneti per il Cognac perdono il 6% del valore (crisi dei consumi in Cina e USA) a 57mila euro, gli “altri vigneti” valgono 15mila euro, -2% sul 2022. Il confronto con l’Italia è difficile, dato che noi riportiamo il valore per regione, con una media di 58mila euro, +1.0%. Se la guardiamo sul lungo termine, diciamo dal 2000 a oggi, i vigneti italiani sono cresciuti del 2% all’anno, i vigneti AOC francesi del 4% (3% se escludiamo la Champagne), gli “altri” +1%. Potremmo concludere che siamo allineati, forse un po’ meglio la Francia.

Bene, passiamo a commentare qualche dato insieme, con grafici e tabelle.

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Il valore dei vigneti in Italia per denominazione – dati CREA, aggiornamento 2023

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

Come forse avrete letto qualche settimana fa, il post sul valore dei vigneti è una “hit” del blog. Verso la fine dell’anno, l’istituto CREA pubblica questo tabellone con i valori minimi e massimi delle terre in Italia, da cui noi estraiamo da qualche anno la parte riservata ai vigneti. Molti dei valori sono gli stessi dell’anno precedente, alcuni vengono di tanto in tanto aggiornati. Il calcolo che viene fatto qui è calcolare la “media” della variazione dei prezzi per dare un’idea non solo dei valori ma di come si muovono nel tempo.

Per il 2023, da questo calcolo si deriva un incremento del valore delle vigne dell’1.5% rispetto al 2022, quando si era registrato un incremento del 3.8%. Con dei tassi di inflazione rispettivamente del 5.7% (2023) e 8.1% (2022), si tratta dunque del secondo anno in cui nel loro insieme i vigneti italiani non tengono il passo con la perdita di valore della moneta. E lo vedremo ancora più nel dettaglio con l’altro post derivato da CREA, dove invece che analizzare i dati per denominazione vengono analizzati per area geografica.

Entrando nello specifico, come sempre sono le zone delle Langhe, di Montalcino e di Bolgheri a registrare i valori più significativi. Sono stati fatti degli aggiornamenti significativi (+6/8%) nella denominazioni abruzzesi, Galluccio, Avellino e di Udine, in Sardegna del Cannonau e del Vermentino, nella zona dell’Etna e nella zona di Bolgheri, dove nel giro di tre anni il valore dei vigneti è arrivato al medesimo livello di quelli di Montalcino, secondo il rapporto.

Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e la tabella riassuntiva, che vi ricordo si trova anche su Solonumeri.

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