Sicilia


Il consumo di vino nelle regioni italiane – dati ISTAT 2012

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CONSUMO REGIONI 2012 0

 

Come promesso torno sull’argomento dei consumi di vino in Italia affrontando l’argomento dal punto di vista regionale. L’analisi che segue non solo cerca di identificare le regioni dove il modello di consumo non si è ancora adeguato alla moda del “consumo sporadico”, ma mette anche in luce quanto, ad oggi, il vino sta diventando un prodotto la cui penetrazione è fortemente correlata alla ricchezza delle persone: la correlazione che vedete nell’ultimo grafico vi indica chiaramente che le regioni più ricche sono quelle dove più persone sono consumatori di vino. Il centro Nord, cioè Marche, Emilia Romagna e Toscana sembrano essere le aree dove il consumo pesante di vino (qui identificato con “oltre 50cl di consumo giornaliero”) è ancora più marcato che nel resto d’Italia: il rischio di calo dei consumi sembra più importante. Invece, le regioni del Nord Est, prima tra tutti il Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, ma anche in parte il Veneto, sono quelle dove il “mercato” si è già spostato sul modello di consumo sporadico e allontanato da quello giornaliero rilevante. Vediamo insieme qualche numero.

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Carlo Pellegrino – risultati 2011

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Avvertenza: Carlo Pellegrino sponsorizza “I numeri del vino” con una donazione a Divina Provvidenza ONLUS

Il bilancio 2011 di Pellegrino si chiude con un ulteriore marcato miglioramento della struttura finanziaria, grazie all’attenzione al capital e circolante e nonostante la ripresa degli investimenti, ma con un andamento delle vendite e degli utili rispettivamente stabile e in riduzione rispetto allo scorso anno. Carlo Pellegrino certamente paga l’elevata esposizione all’Italia e all’Europa, tra i mercati esteri e la ancora relativamente bassa penetrazione in Nord America e in Asia. Il 2012 sara’ difficilmente un anno migliore: le vendite del primo trimestre sono allineate a un mercato in calo, mentre la relazione degli amministratori lascia spazio a una speranza di miglioramento nel secondo semestre, anche grazie a una nuova linea di prodotti specifica per il canale degli hard discount: “Con questa nuova linea di prodotti, con un maggiore sostegno pubblicitario e incentivazione di tutti i prodotti si pensa di poter contenere il calo del fatturato complessivo del 2012” e’ la frase finale della relazione. Siamo quindi di fronte a un anno in cui probabilmente Carlo Pellegrino non sara’ in grado di crescere. Andiamo nel dettaglio dei numeri.

 

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Sicilia – produzione di vino e superfici vitate – aggiornamento 2011

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La produzione di vino in Sicilia e’ crollata nel 2011 del 29% a 4 milioni di ettolitri, con un andamento sostanzialmente allineato nelle varie province, anche se il confronto e’ reso molto difficile dalla presenza fino al 2010 dei mosti che invece nel 2011 non erano piu’ inclusi. Il vigneto sta calando (il censimento parla di una riduzione del 10% circa tra il 2000 e il 2010, ma altri vigneti sono presumibilmente stati espiantati nel corso del 2011, ma a questo non corrisponde una vera e propria “riqualificazione del prodotto”: in altre parole, la produzione di mosto non e’ scomparsa (per quanto visibilmente copiata dal dato 2010), e anche la produzione di vini DOC scende del 12%. Sembra, come abbiamo visto lo scorso anno che i produttori siciliani siano molto affezionati alle IGT, che invece sono stabili a 2.3 milioni di ettolitri e rappresentano ormai quasi il 60% della produzione regionale (mosti esclusi).

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I risultati finanziari delle aziende suddivisi per regione – fonte: Mediobanca

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Il rapporto Mediobanca è talvolta ripetitivo però ha il merito di essere molto costante e di aggiungere ogni anno un pezzetto nuovo. Quest’anno (quindi con i dati 2010) c’è il primo tentativo di dare qualche dato aziendale cumulativo per regione, per far capire in quale modo la struttura produttiva del vino si è evoluta. I dati che sono qui allegati sono molto interessanti, e ci consentono di identificare la forte impronta delle cooperative in regioni come il Trentino Alto Adige e Emilia Romagna (margini e ritorni sul capitale bassi), l’attenzione all’impiego al capitale delle aziende venete e la forte integrazione verticale delle aziende toscane (margini largamente più elevati di tutti gli altri nel campione, presumibilmente grazie a Antinori e Frescobaldi). I dati si spingono anche a misurare il costo medio per dipendente, da cui si evince che i meglio pagati sono i siciliani, seguiti dai dipendenti delle aziende venete, dove però si realizzano anche i livelli più elevati di valore aggiunto per dipendente. Invece di proporvi le solite sbarre, oggi vi introduco a questo grafico che cerca di misurare come la regione si pone su un certo parametro (a destra quelli dove bisogna stare alti, a sinistra quelli dove bisognerebbe stare bassi, tipo il debito) rispetto alla media del campione Mediobanca.

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