Australia/NZ


Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2018

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L’estrema volatilità dei prezzi di esportazione del vino nel 2018 ha reso difficile elaborare questa analisi, che riproponiamo ogni anno combinando i dati di produzione OIV (corretti per quelli nazionali ove disponibili) e i dati delle dogane, per dare un’idea dell’evoluzione del valore della produzione vinicola dei vari paesi. Nel 2018 come abbiamo visto qualche giorno fa i volumi esportati sono calati e i prezzi cresciuti, in virtù della scarsa produzione 2017. Nel 2018 la produzione si è ripresa vigorosamente e confrontare una produzione record con dei prezzi record è certo fuorviante. Per questo motivo da quest’anno ho deciso di confrontare la produzione con il livello dei prezzi medio degli ultimi 3 anni invece che soltanto dell’anno puntuale. Il risultato non cambia in termini di gerarchie. Nell’ambito di un mercato del vino valutato in circa 84 miliardi di euro e cresciuto mediamente del 5% negli ultimi 5 anni, Francia, Italia e USA restano i tre principali paesi produttori per valore (non per volume) e coprono un buon 60% del totale, con la Francia che rappresenta il 33% e l’Italia il 17%. È infine interessante notare come la quota di questi paesi non stia calando ma anzi, forse cresce anche, e visibilmente, nel caso dell’Italia e degli USA. Passiamo all’analisi dei dati.

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Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento 2018

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Il 2018 è stato un anno di “rallentamento” per le esportazioni mondiali di vino, di cui presentiamo oggi i dati con un piccolo buco (la Germania, che però nel campo del vino è molto meno rilevante di quanto lo sia per altri settori!). La vendemmia 2017, molto scarsa nei volumi, ha determinato per i principali paesi esportatori un calo di volume quantificabile nel 6% circa, più che compensato però da un incremento del prezzo medio di esportazione (in euro). Di conseguenza i primi 11 esportatori hanno realizzato poco più di 27 miliardi di export, +1% sull’anno scorso. Rallentamento perché il ritmo degli ultimi 5 anni è stato +3% e quello degli ultimi 10 anni è stato +4%. L’Italia ne esce tutto sommato bene, sotto due aspetti: 1) la crescita a valore è decisamente superiore alla media, +3%; 2) se “isoliamo” i dati relativi al solo secondo semestre dell’anno l’Italia è praticamente l’unico paese che ha mantenuto un tasso di crescita positivo (oltre all’Argentina che però non fa testo e alla Francia poco più che stabile), seppure leggermente più debole di quello dei primi 6 mesi. La ragione la conoscete: la forte crescita degli spumanti che realizzano la maggior parte delle esportazioni proprio nella seconda parte dell’anno. Bene, passiamo all’analisi dei dati.

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La produzione di vino nel mondo nel 2018 – aggiornamento OIV

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OIV rivede decisamente al rialzo la stima iniziale sulla produzione di vino nel mondo, da 282 a 292 milioni di ettolitri. Nel nostro lavoro sul blog, “sostituiamo” però i dati OIV con quelli nazionali di Francia, Spagna e Italia e giungiamo quindi a una produzione mondiale di 285 milioni di ettolitri. La differenza deriva appunto dalla prima stima ISTAT sul vino prodotto in Italia (escluso mosti) di 50.4 milioni di ettolitri e non 54.8 come riportato da OIV e dalla produzione francese di 46.6 milioni di ettolitri (fonte: Agreste aggiornata a qualche giorno fa) e non 49.1 milioni di ettolitri. Nonostante queste rettifiche la produzione resta largamente sopra la media di circa 266 milioni di ettolitri relativa agli ultimi 10 anni e ben sopra il consumo previsto di 246 milioni di ettolitri (cui si devono aggiungere circa 30 milioni di “usi industriale” per distillazione principalmente). L’Italia si conferma dunque il paese con la produzione più significativa, nell’ambito di un’annata che è particolarmente favorevole per il “vecchio mondo”, come potete apprezzare dal grafico qui sopra: con una produzione di 172 milioni di ettolitri siamo sul livello più elevato dal 2008 a questa parte (e circa l’11% sopra la media storica), mentre per il “nuovo mondo” la produzione di 113 milioni di ettolitri è perfettamente allineata alle medie storiche. Passiamo ai dati.

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Nuova Zelanda – esportazioni di vino – aggiornamento 2018

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Il raffreddamento degli scambi mondiali ha colpito anche l’ultima tigre dell’export del vino, la Nuova Zelanda. I grafici come sempre sono più eloquenti delle parole: potete vedere che la crescita del 2018 è “rallentata” al 3% ed è ben lontana dal 7% registrato nei 5 anni. Se poi tramutate questi dati in Euro il numero che andremo a mettere tra un paio di mesi nel tabellone dell’export mondiale è 1.01 miliardi di euro, -4% rispetto ai 1.06 miliardi del 2017. Come già abbiamo visto per il Cile, a frenare la Nuova Zelanda è la stabilizzazione del vino sfuso (non abbiamo dati sui volumi purtroppo per quest’anno, ma certamente ciò deriva da meno volumi e più prezzi) e dal deciso rallentamento delle esportazioni in USA (dove le ambizioni però restano forti) e nel vicino mercato australiano. La Nuova Zelanda ha anche invertito la rotta in Cina (e a Hong Kong), a segnalare se ce ne fosse ancora bisogno che probabilmente i tempi della crescita facile in quel mercato sono terminati. Passiamo a commentare brevemente i dati.

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Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2018/19

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Treasury Wine Estates ha riportato ottimi risultati per i primi 6 mesi dell’esercizio fiscale 2018-19, con un aumento delle vendite del 16%, supportato da una crescita organica del 13% (quasi completamente grazie al prezzo-mix), e un ulteriore forte progresso degli utili, cresciuti nell’intorno del 30% anche grazie al contenimento dei costi di struttura e del minore impatto degli oneri di ristrutturazione. Forse la parte meno soddisfacente è stata quella finanziaria, dove si registra un incremento del debito netto da 500 milioni di dollari di dicembre 2017 australiani a 950 di dicembre 2018, con una generazione di cassa sotto le aspettative degli investitori e di certo sotto gli obiettivi dell’azienda, tanto che le azioni hanno subito un calo nei giorni immediatamente successivi alla release dei risultati del 14 febbraio. Detto questo, il motore della crescita di TWE resta principalmente l’Asia, dove il gruppo ha messo in piedi un’organizzazione più efficiente dei concorrenti “saltando” una fase della distribuzione (negotiant e distributori nazionali). Le vendite nella regione crescono di oltre il 30% contro il 13% di cui abbiamo detto sopra. Le indicazioni del management circa margini attesi per l’anno (25%) e crescita attesa per il prossimo anno fiscale (+20%) sono state rilanciate e sono già allineate alle attese degli analisti finanziari (da cui nessuna reazione positiva del titolo). Passiamo ad analizzare qualche dato.

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