Australia/NZ


Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2016

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Gli scambi mondiali di vini sfusi sono da ormai qualche anno fermi al palo, ossia nell’intorno di 41 milioni di ettolitri e circa 2.9 miliardi euro di valore. Questa stabilità si innesta all’interno di un trend crescente degli scambi mondiali che ha come protagonisti positivi soprattutto gli spumanti, ma anche in certa misura i prodotti in bottiglia. Conseguenza dello spostamento del consumo di vino sempre più sulla qualità? Probabilmente si, anche se non sono soltanto queste le ragioni. Per esempio, siccome europei, cileni e australiani sono in principali esportatori netti di vino e americani e inglesi i principali importatori, i cambi sono certamente una determinante. Con un euro forte e un dollaro debole, per esempio, è più conveniente imballare i prodotti nei mercati finali, e viceversa succede quando il dollaro si rafforza. Quindi, il 2015 e il 2016 sono due anni di dollaro forte (1.11 contro 1.33 del 2013 e 2014) e questo probabilmente ha ridotto la convenienza della scelta di esportare vini sfusi da imballare nei mercati finali. E l’attuale indebolimento del dollaro, ove continuasse, andrebbe in questa direzione. Comunque, fatta questa premessa, il mercato è sempre dominato dagli spagnoli, che hanno il 17% del mercato a valore e ben il 31% dei volumi. Anche se il 2016 non è stato un anno buono (quanto è invece stato per i nostri vini sfusi), la distanza che ci separa è notevole. L’unico esportatore che mostra una crescita strutturale sembra invece essere la Nuova Zelanda (+18% annuo negli ultimi 5 anni), tra l’altro con un prezzo medio di esportazione largamente superiore a quello di tutte le altre nazioni. Passiamo ad analizzare qualche dettaglio.

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La produzione di vino nel mondo 2017 – prima stima OIV

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La pubblicazione della prima stima di produzione mondiale di vino da parte di OIV relativa al 2017 ha avuto quest’anno una risonanza particolarmente importante perché si tratta di un’annata anomala in diversi mercati, tale da portare la quantità di vino al livello più basso da decenni: 247 milioni di ettolitri. Si tratta di un calo rilevante (-7%) soprattutto considerando che si riferisce al totale globale e che viene dopo un 2015 già in calo (-3%). Quest’anno, al di là della dimensione, viene più sentito dalla nostra parte dell’Oceano perché siamo noi, italiani, francesi e spagnoli il centro delle cattive notizie. Ci sono però altri paesi che probabilmente subiranno delle conseguenze commerciali dalla cattiva annata; i cileni per esempio, che tornano sotto 10 milioni di ettolitri (non succedeva dal 2010) e mettono in fila il secondo anno negativo.

Tornando alle questioni più vicine a noi, il dato più negativo è quello della Francia, perché la loro vendemmia è del 18% sotto la media decennale, contro il -10% dell’Italia e il -8% della Spagna.

Allargando lo sguardo, è vero che la produzione è molto bassa ma è altrettanto vero che nei quattro anni precedenti la produzione era stata allineata (2014 e 2016) o superiore alla media (2013 e 2015) di 265 milioni di ettolitri, curiosamente per un eccesso cumulato sulla media storica di 24-25 milioni di ettolitri, che si confronta con i circa 18 che mancano rispetto alla media storica quest’anno. Quindi ci siamo mangiati in un anno una bella fetta dei 4 buoni anni passati, ma non sembra il caso di disperare, salvo dare delle letture strutturali (vedi clima) ai dati. Passiamo ai numeri.

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Nuova Zelanda – produzione e consumo di vino – aggiornamento 2017

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Fonte: New Zealand Winegrowers Incorporated

Il nome che vedete qui sopra, la fonte dei dati del post, è il risultato della fusione di tutti gli enti che in Nuova Zelanda si occupavano di vino. Ne hanno fatto uno solo, e giustamente si vantano di essere gli unici. Vero che il paese è piccolo e “nuovo” ma avere un unico organo di rappresentanza è un grande vantaggio: maggiore potere di influenzare le decisioni politiche locali sul settore, maggiori risorse per il supporto delle iniziative di promozione e via dicendo. Insomma, basta fare il vino buono. Bisognerebbe prenderne esempio.

Passando all’argomento all’ordine del giorno, i dati 2016/17 del vino neozelandese sono piuttosto positivi in un anno di leggero calo della produzione (-10% a 2.8 milioni di ettolitri, ma da livelli record del 2016.) Le superfici continuano a crescere con moderazione, ma soprattutto con focalizzazione su 4-5 vitigni chiave (e sul Sauvignon Blanc in particolare, ormai il 60% della superficie), le esportazioni continuano a crescere, purtroppo non seguite dal mercato locale che invece cala anche nel 2017. Mettendo insieme il valore delle uve salito del 4% nel 2015/16 e la produzione 2016/17 arriviamo a un leggero calo del valore prodotto (-5%), ma siamo su livelli comunque doppi rispetto cinque anni fa. Passiamo a guardare qualche dato insieme.

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Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2017

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Le esportazioni mondiali di vino delle prime 11 nazioni produttrici nel primo semestre 2017 sono cresciute a un ritmo vicino all’8%, supportate dall’indebolimento dell’Euro nei confronti delle altre valute, che peraltro si è andato vanificando nel prosieguo dell’anno. A ciò è corrisposto un incremento dei volumi esportati del 2.5% circa. In questo contesto, l’Italia ha avuto un andamento leggermente inferiore alla media (+7% contro +8%). La Francia (+11%) e il Cile (+10%) sono andati leggermente meglio, tra i grandi paesi, anche se (a loro vantaggio) venivano entrambi da un semestre 2016 non proprio eccitante e quindi avevano una base di partenza per così dire favorevole. La quota di mercato del nostro vino nell’ambito di questa cerchia (che rappresenta la maggioranza della produzione mondiale) è del 22.7%, marginalmente più bassa di un anno fa, mentre siamo insieme all’Australia la nazione che ha avuto un incremento maggiore dei volumi che penso proprio non sarà sostenibile il prossimo anno. Passiamo ai dati.
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Australia – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2017

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Come abbiamo visto qualche tempo fa commentando i risultati di Treasury Wine Estates e come sta anche succedendo per il Cile, il mercato cinese sta fortemente supportando le esportazioni di vino australiane (EUR746 milioni nel primo semestre 2017, +11%), che altrimenti sarebbero quasi stabili. Come vedrete nel post, la Cina rappresenta oggi il 31% delle esportazioni australiane (compreso Hong Kong) e crescono di oltre il 35% (sempre mettendo dentro anche HK) nel primo semestre e del 17% annuo negli ultimi 5 anni (contro un calo annuo del 3% nel resto del mondo). In questo modo gli australiani più che compensano il forte calo nel mercato inglese, che come vedremo è anche “povero” in termini di mix di prodotto. Ormai, il oltre il 45% del loro prodotto si ferma in Oceania e Asia. Passiamo all’analisi dei dati.

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