Australia/NZ


Australia – produzione di vino 2024

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Per il secondo anno consecutivo la produzione di vino in Australia non supera 10 milioni di ettolitri, e il dato 2024 dovrebbe proprio porsi su questo livello, ossia il 18% meno della media decennale, anche se il 5% in più dell’anno scorso. La notizia vera all’interno di questa serie di dati non è però questa. Per la prima volta, infatti, la produzione di vino bianchi supera quella dei vini rossi (leggermente), e la produzione di Chardonnay supera quella dello Shiraz. Verrebbe da dire: segno dei tempi. Si beve sempre meno vino, quindi bisogna produrne di meno, si beve (in conseguenza delle nuove abitudini alimentari) sempre meno vino rosso e sempre più vino bianco. E l’Australia si “adegua” per ribilanciare una struttura produttiva fortemente danneggiata dai dazi cinesi, che però proprio dal secondo trimestre 2024 sono stati rimossi. I dati delle esportazioni hanno immediatamente mostrato un forte miglioramento (+0.2 milioni di ettolitri spediti nel solo secondo trimestre). Ora concentriamoci però sui dati produttivi. Nel post trovate ulteriori grafici e la tabella con tutti i numeri.

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Delegat Group – risultati 2024

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Delegat non è più la “lepre” delle aziende vinicole quotate. Dopo i dati scricchiolanti del 2022/23, nel 2023/24 (anno chiuso a giugno) l’azienda non è riuscita a far crescere le vendite e ha mancato gli obiettivi che aveva comunicato a inizio anno. Tuttavia, il management ha rimarcato che l’andamento dell’anno è stato molto soddisfacente se si considerano le mutate condizioni del mercato.

Per venire ai numeri, le vendite sono rimaste stabili a 376 milioni di dollari neozelandesi mentre i dati di EBITDA e utile operativo normalizzati segnano un progresso del 6-7% sull’anno scorso, con l’utile netto stabile a 60 milioni e come dicevamo inferiore alla forchetta annunciata l’anno scorso. Oltre ai mancati obiettivi, anche le previsioni sono state delundenti: i volumi non sono previsti in leggerissimo calo poco sotto 3.6 milioni di casse e l’obiettivo triennale passa da 4.1 a 3.9 milioni di casse. Soprattutto, l’utile netto è previsto tra 55 e 60 milioni, dunque nel migliore dei casi allineato a quello del 2023-24, che a sua volta era stato stabile rispetto al 2022-23. Il risultato è un andamento borsistico molto negativo. Le azioni hanno perso il 30% da un anno a questa parte e valgono di questi tempi circa 600 milioni di dollari neozelandesi, cui si aggiungono 360 milioni di debiti (in crescita).

Nel resto del post, tabelle, ulteriori grafici e un commento più dettagliato.

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La classifica della competitività per nazione vino – dati France Agrimer 2023

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Torniamo sulla competitività dei paesi produttori di vino, un’analisi proposta da FranceAgriMer che cerca di valutare una serie di fattori agricoli (potenziale di produzione, clima), aziendali (la competitività degli operatori, il portafoglio di marchi e l’equilibrio dei mercati) e macroeconomici (lo scenario del mercato domestico e la dinamica della filiera e degli investimenti pubblici). Lo abbiamo analizzato diverse volte in passato, e nella tabella e grafici trovate appunto il confronto con il passato.

La Francia è in cima alla lista, davanti (di poco) all’Italia, poi viene la Spagna. Per intenderci, nel 2020 era davanti l’Italia, nel 2018 e 2019 la Francia, nel 2017 l’Italia. Diciamo che lo studio dice chiaramente che il sistema francese vince per i fattori aziendali, ossia aziende in grado di competere, marchi e equilibrio del mercato (Italia seconda), mentre l’Italia eccelle per le sue caratteristiche “agricole” e gli USA sono chiaramente davanti a tutti quando si parla di mercato interno e macroeconomia. Lo studio è interessante, non tanto per il dato totale in se, quanto perché mette in fila i grandi paesi produttori di vino su aspetti particolari, mettendo in luce i punti di forza e di debolezza.

Nel resto del post trovate grafici e la tabella riassuntiva dell’analisti 2023, che si riferisce in realtà a una base di dati 2022, quindi non ancora totalmente usciti dalla pandemia.

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Le importazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2023

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Oggi aggiorniamo I dati sulle importazioni mondiali di spumante, come riportati da UN Comtrade. Come sono calcolati? Si tratta di dati lordi, ossia se un paese importa 100 ma riesporta 80, vedrete scritto 100 e non 20. Quindi attenzione. Per questo motivo, poi, il dato totale di 8.7 miliardi di euro (o 9.4 miliardi di dollari) è preso dalle esportazioni, che si basa su molti meno paesi. Se volessimo “restringere” il dato del commercio mondiale all’origine, quindi considerando solo i “veri” esportatori originali (Francia, Italia, Spagna e Germania) arriveremmo a un dato più simile a 8.1 miliardi di dollari, o 7.45 miliardi di euro. Ad ogni modo più che commentare o cercare un dato totale preciso, qui cerchiamo le tendenze. Il 2023 è stato un anno per il trade mondiale di spumanti di consolidamento. I volumi sono calati del 4.5-5%, il valore è cresciuto del 2-3% se espresso in dollari e nell’ordine dello 0/-1% se visto in euro. Dalle tabelle allegate spicca sicuramente il forte ritracciamento del mercato americano, in calo del 16% in Euro, riassorbito dall’incremento messo a segno, incidentalmente da paesi molto strani, come la Francia (che sappiamo importare Prosecco) e l’Italia (che sappiamo essere una delle nazioni più appassionate di Champagne). Tra gli altri paesi, un occhio speciale va alla Cina, che ha mostrato un ulteriore calo. Il post continua con un ulteriore commento e con tutte le tabelle di dettaglio.

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Treasury Wine Estates – risultati 2023/24

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Appena completata l’acquisizione di DAOU (ricordiamo: “luxury wine” in USA, pagata 1.3 miliardi di dollari australiani, aggiunge circa il 20% agli utili), TWE annuncia il prossimo passo: la riorganizzazione della divisione “commercial” e “premium”, mettendo insieme la parte australiana (cioè tutto meno Penfolds) e un pezzo delle attività americane che sono attive in questa fascia di mercato… per sbarazzarsene e diventare così un’azienda focalizzata sui “luxury” wines, che hanno margini (Penfolds 42%) e prospettive di crescita superiori (IWSR per gli USA +2.5% annuo al 2028 per i vini sopra i 40 dollari, contro un -0.8% annuo del mercato in generale). Questa storia l’abbiamo vista in altre occasioni (Constellation Brands che vende a Gallo, Pernod Ricard che vende ai private equity) ed è ulteriore conferma del “problema” del consumo di vino di fascia media e bassa, destinato a diminuire nel tempo.

Venendo all’argomento del giorno, i risultati, tutto come previsto. Avevano detto crescita a media/alta singola cifra per l’anno dell’utile operativo dopo un brutto primo semestre e hanno fatto +6.4%, che poi è diventato un rotondo +29% considerando DAOU e i minori costi corporate. Le vendite (2.74 miliardi di dollari nell’anno, +13%) si stanno riprendendo anche e soprattutto grazie alla riapertura del mercato cinese (con i costi di ri-entrata connessi) e l’acquisizione di DAOU è stata ben digerita con una buona parte del prezzo pagato dagli azionisti, tale per cui il rapporto debito/EBITDA sale di poco, da 1.9 a 2.1 volte. Il titolo in borsa ha reagito bene ai numeri, anche grazie all’annuncio di un obiettivo per il 2024-25 di un utile operativo di 780-810 milioni di dollari australiani, rispetto ai 669 del 2023-24. Passiamo a guardarli più in dettaglio con tabelle e grafici aggiuntivi.

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