Germania


Produzione mondiale di vino 2012 – stime preliminari OIV

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OIV ha pubblicato la prima stima della produzione di vino nel mondo, pari a 248 milioni di ettolitri, in calo del 6% rispetto al 2012. OIV si spinge anche a una serie di congetture sui consumi, che lasciamo a un post più specifico quando questi consumi sono delineati per mercato e non soltanto abbozzati. L’evidenza di questi dati è piuttosto semplice: si produce meno vino non soltanto perchè l’Europa continua nel percorso degli espianti (oltre a una annata climaticamente avversa), ma anche perchè l’onda lunga della crescita degli altri paesi del mondo si è esaurita. Soltanto il Cile sembra aver toccato un massimo storico produttivo nel 2012, mentre tutti gli altri paesi o sono vicini al loro minimo storico (vedi Europa) o “ballonzolano” all’interno di una fascia produttiva che è presumibilimente determinata dall’andamento dell’annata piuttosto che da un vero e proprio trend sottostante. Passiamo a un’analisi più puntiale dei dati.

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Mercato e quote di mercato mondiali negli spumanti – stime France Agrimere

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Un’interessante presentazione di France Agrimer ci consente di fare il punto sul mercato mondiale degli spumanti, in termini di quote sulla produzione delle varie nazioni e di peso sul “trade” cioè sulle esportazioni mondiali di spumante. Lo studio mette in luce il crescente ruolo dell’Italia in questo mercato negli ultimi anni, guidato però dai volumi e non dai prezzi, che dopo una positiva parentesi nel 2007-08 sono tornati pesantemente sotto pressione. Cominciamo col dire che il mercato mondiale 2010 è stimato a 2.5 miliardi di bottiglie equivalenti (18.5 milioni di ettolitri), che rappresentano il 7% della produzione mondiale di vino e, a differenza di quest’ultima, con una tendenza in crescita (+9% annuo negli ultimi 5 anni). Quindi, l’Italia si muove bene su un terreno fertile. Qualche conferma e qualche sorpresa la potete trovare nel resto del commento…

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La liberalizzazione dei diritti di impianto: simulazione dell’impatto – studio AAWE

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Mentre in Italia e in Francia si pensa a come bloccare la normativa che liberalizzerà i diritti di impianto della vigna (è ancora prevista, vero?), in Germania hanno cominciato a lavorare sulle simulazioni degli impatti che questa liberalizzazione potrebbe avere di qui al 2025. Cosi’, AAWE, l’associazione degli economisti dedicati al vino, pubblica un working paper a firma di Mariia Bogonos, Barbara Engler, Marc Dressler, Jurgen Oberhofer and Stephan Dabbert. Come? Hanno preso la più grande regione vinicola del paese, il Rheinland-Pfalz, e hanno inserito i dati in un semplice modellino econometrico per cercare un nuovo equilibrio di un mercato semplificato, con due prodotti, il vino di qualità e il vino di base (in Germania, quello che richiede aggiunta di zucchero…), che necessita di ulteriori elaborazioni. Senza volersi addentrare troppo nelle ipotesi del modello, è interessante analizzare quali sono le conclusioni che lo studio raggiunge, e cioè:

  • Liberalizzare gli impianti significa certamente aumentare la quantità di vino prodotto a discapito dei prezzi, con un impatto più evidente sui vini di qualità rispetto ai vini da tavola;
  • Liberalizzare significherà quindi necessità di tagliare i costi produttivi. Primo, spostare la produzione di vino dai posti scomodi (le colline) ai posti comodi. Secondo lo studio, nei posti “scomodi” si potrà produrre soltanto vini di grande qualità tali da compensare con il prezzo di vendita i maggiori costi di produzione. Secondo, passare da modelli di piccoli agricoltori a aziende con aree vitate più importanti, in grado di ottenere economie di scala.
  • La liberalizzazione non genererà delle perequazioni all’interno di un’area produttiva come questa, ma presumibilmente si allargherà a livello europeo: è probabile che lo svantaggio competitivo di alcune aree si traduca in un problema di sostenibilità delle loro industrie vinicole;
  • Da un punto di vista del mercato, la liberalizzazione dovrebbe consentire un’espansione ulteriore dei vini di qualità, mentre la concorrenza sui vini sfusi e di bassa qualità si intensificherebbe ulteriormente (cali di prezzo più pronunciati, per il maggiore effetto di sostituzione).
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I consumi di vino nel mondo – stima OIV 2011

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Dunque, l’anno scorso mentre commentavo i dati sui consumi di vino “teorizzavo” che il 2011 sarebbe stato l’anno del sorpasso degli USA sulla Francia. Ora, questi dati chiaramente mi smentiscono, perché, e questo è il punto del post, sembra che in Francia si siano sforzati a bere di più per non essere sorpassati. Eppure, sembrava esserci una tendenza: 33 milioni di ettolitri nel 2006, poi 32, 31, 29 (crisi), 28… e bum! Di nuovo 30. Esiste una corrente di pensiero, gli “scettici”, che dicono che non si possono fare previsioni perché avendo a che fare con la natura umana le reazioni sono imprevedibili e quello che ti sembrava normale ieri potrebbe non esserlo oggi. Ma qui siamo di fronte a un vero e proprio “caso del tacchino nel giorno del ringraziamento”, il quale si abitua a mangiare tutti i giorni “gratis”, ma un certo giorno invece di nutrirlo il padrone lo trasforma in un pasto. Bando agli scherzi, la seconda conclusione più seria è che secondo OIV (toh, è basata a Parigi), i consumi di vino non si schiodano da 240 milioni di ettolitri e che i 10 milioni di ettolitri perduti durante la crisi non sono stati per ora recuperati… E poi guardate bene il grafico qui di sopra con i consumi pro-capite contro la dimensione del mercato: se i francesi non sono passati dietro agli americani quest’anno lo fanno il prossimo anno (sarò smentito di nuovo)?

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Produzione mondiale di vino 2011 – aggiornamento OIV

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Con l’aggiormanento OIV pubblicato a marzo, il quadro sulla produzione di vino nel mondo nel 2011 è diventato piuttosto stabile. Che cosa è successo? Beh, in primo luogo si ripropone un tema di stabilizzazione tra la quota produttiva del vecchio e del nuovo mondo. In secondo luogo, si può ora dire che l’Italia è il paese con la produzione più bassa rispetto alla sua media quinquennale, a -14%, mentre la Francia è al contrario il paese con la produzione più alta rispetto alla sua storia recente, l’8% in più. La terza considerazione importante è che il Cile ha subito un calo degli ettolitri prodotti: se sommiamo questo calo alle difficoltà a esportare a causa del cambio forte, probabilmente Concha y Toro potrebbe avere qualche problemino nel 2012. E infine, ma oramai è un concetto molto chiaro, la produzione mondiale di vino non cresce più… (come i consumi).

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