Veneto


Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2022

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Il rapporto annuale sull’andamento del Prosecco Superiore è stato puntualmente pubblicato dal Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG con i dati relativi al 2022. Il quadro che ci viene presentato è di una produzione in leggero calo a 104 milioni di bottiglie e di un valore della produzione in leggera crescita, +2% a 634 milioni di euro, sostenuto soprattutto dalle vendite all’estero (+7%), mentre l’andamento commerciale nel mercato domestico è stato stabile (e leggermente negativo in termini di volume). Stupiscono i dati relativi ai canali di vendita, con internet che si dimezza rispetto all’anno precedente, mentre facendo attenzione alla data di riferimento (2022 e non 2023) sono positivi gli andamenti nei principali mercati di esportazione, salvo la Scandinavia, Australia e Nuova Zelanda, Russia, Francia e Benelux. Il Prosecco Superiore resta anche nel 2022 un prodotto a “maggioranza italiana” in termini di vendite, con il 58% del valore ma con una sempre maggiore diversificazione geografica. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

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Zonin – risultati 2022

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Il 2022 di Zonin si chiude con ricavi stabili e margini in crescita, una volta depurati degli oneri non ricorrenti. La barriera dei 200 milioni di fatturato è stata superata di nuovo dopo la crisi del Covid ma la crescita è stata limitata dal mercato italiano. Dall’altra parte, il miglioramento dei margini è venuto dal miglioramento del margine industriale e da ulteriore calo delle spese pubblicitarie che ha compensato i maggiori costi del personale. La situazione finanziaria è anch’essa in progresso con un calo del debito di 5 milioni a 87, per un multiplo sull’EBITDA di 5 volte. Il primo trimestre 2023 è stato stabile ma gli amministratori specificano che è stato siglato un nuovo accordo di distribuzione su diversi stati del mercato americano con RNDC (Republic National Distribution Company), il secondo distributore di vino del paese. Gli obiettivi per il 2023 restano concentrati sulla crescita dei margini, questa volta però anche derivanti dall’aumento del fatturato. Passiamo a una breve analisi dei numeri.

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I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2022

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Le superfici bio certificate in Italia sono rimaste stabili nel 2022 a circa 104mila ettari, mentre sono scresciute significativamente quelle in conversione, da 25mila a 32 mila ettari. Questi sono i principali dati forniti bel rapporto “Sana” pubblicato da Sinab, e che trovate anche in prospettiva storica e scaricabile nella sezione Solonumeri del blog. Il potenziale e la domanda di questi prodotti resta alta, anche se il 2022 è il primo anno in cui non si assiste a una crescita. Ora, non abbiamo accesso ai dati spaccati per convertito/in conversione però è chiaro che il dato “fuori linea” è quello della Toscana dove il dato cala di 2400 ettari, -10% circa. Per quanto riguarda invece il resto d’Italia, con qualche eccezione (Lazio e Piemonte) i dati sono alla peggio stabii, ma per la maggior parte positivi. In termini relativi spicca il +19% del Friuli Venezia Giulia (che però resta una delle regioni con meno vitigno bio in termini relativi) e il +20/22 di Sicilia e Trentino Alto Adige. Proprio in Sicilia troviamo la maggior penetrazione del vitigno bio: il 49% circa della superficie vitata, contro il 23% per il totale italiano. Passiamo a un’analisi più dettagliata.

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Il valore della produzione di vino in Italia – dati ISTAT 2022 per regione

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Istat ha pubblicato in giugno l’aggiornamento 2022 sul valore della produzione di vino ai prezzi di base, cresciuto del 10% a 4.6 miliardi di euro essenzialmente grazie al contributo delle regioni delle regioni del mezzogiorno, in crescita di oltre il 20%. Il dato va però “preso con le molle” perché il 2022 è un anno di inflazione elevata e, in effetti, se invece dei dati nominali che vedete nelle tabelle passiamo ai dati reali (ossia “concatenati ai prezzi 2015”), il segno “+” scompare e il dato 2022 è stabile rispetto al 2021 (3.75 miliardi di euro, se consideriamo i prezzi 2015). Seppur ci saranno delle revisioni sui dati del’ultimo anno, il senso è chiaro. Il 2022 non è stato un anno di crescita per il vino italiano. Il secondo punto che emerge comparando i dati del vino con i dati dell’agricoltura è che dal 2019 il valore della produzione vinicola cresce meno di quello dell’agricoltura in generale. In altre parole, se negli anni fino al 2018 il vino cresceva di peso sul totale agricoltura fino al 16%, negli ultimi quattro anni è gradualmente calato fino al 12.4%. È un ulteriore segnale (oltre alle esportazioni) che il settore del vino va bene ma non così tanto bene (o forse meglio di altri segmenti della nostra produzione agricola più in ombra). Passiamo a commentare qualche dato, con dettaglio regionale, insieme.

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Masi – risultati primo semestre 2023

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I dati del primo semestre 2023 di Masi sono particolarmente deludenti, sia sul fronte delle vendite e dei margini che sul fronte della generazione di cassa. Nel comunicato stampa l’azienda si confronta con il semestre 2019, sottolineando una crescita dell’11%: questo in qualche modo conferma l’idea che l’ottimo andamento presentato nel semestre 2021 e 2022 non fosse effettivamente sostenibile. Ci troviamo dunque di fronte a un fatturato in calo su base annua del 10%, tutto fuori confine, un margine operativo del 10% rispetto al 17% dello scorso anno ma diciamo anche del 12% del primo semestre 2019 e a un incremento del debito netto dagli 8 milioni di fine anno 2022 (4 a fine giugno 2022) a 21 milioni, frutto di un portentoso incremento delle scorte per far fronte al bisogno di materie prime e ricostituire le scorte di vini pregiate che negli ultimi due anni si erano esaurite. Le prospettiva del gruppo non sono positive: si parla di inflazione dei costi che continua a impattare, grandinate che probabilmente ridurranno la vendemmia 2023 e quindi faranno crescere i costi delle uve e a un mercato che non va come lo scorso anno: nel luglio 2023 gli ordinativi sono inferiori a quelli dello scorso anno, dicono gli amministratori. Nel frattempo le azioni in borsa sono poco mosse, intorno a 4.6 euro, che poi fu il prezzo dell’introduzione in borsa di diversi anni fa. C’è da domandarsi infine quale sia il senso per questa azienda di restare in borsa, con un valore di mercato di circa 150 milioni di euro ma con meno del 10% delle azioni “disponibili” per le contrattazioni (74% nelle mani “di Boscaini”, 10% di proprietà di Red Circle Investments e 8% detenuto dalla Fondazione Empaia). Passiamo a un breve commento dei numeri.

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