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Alcol e Vino – di Angelo Gaja

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È ormai consuetudine equiparare il vino a superalcolici ed aperitivi unicamente a causa della componente alcolica che hanno in comune. Si tratta di un abuso che dura da troppo tempo. Esistono infatti tre tipologie di alcol.

Alcol di fermentazioneimmutato da 10.000 anni, da quando il vino è nato, prodotto dai lieviti che si depositano sugli acini d’uva, agenti della fermentazione alcolica, ed è frutto di un processo che è il più naturale, il più bio in assoluto. L’alcol così prodotto è il costituente principale nonché primordiale del vino e si accompagna ad un 3% di altri componenti, il resto è acqua.

Alcol di distillazione, prodotto dall’arricchimento di alcol a mezzo dell’impianto di distillazione. È frutto della volontà del produttore di realizzare una gradazione alcolica più elevata e far così rientrare la bevanda nella categoria dei superalcolici: durante la distillazione viene persa buona parte degli altri componenti del vino.

Alcol di addizione, è quello intenzionalmente aggiunto per la produzione di aperitivi e similari attingendo dall’alcol puro di distillazione, privato totalmente dei componenti del vino, in percentuale idonea e in mescolanza ad acqua, materia colorante, aromatizzanti.

Ancorché la molecola sia la stessa, sono la natura e la funzione dell’alcol presenti nel vino, superalcolici ed aperitivi a renderli profondamente diversi. Non si tratta di stabilire gerarchie o fomentare la competizione tra diversi prodotti ma solo di offrire il massimo di chiarezza ai fruitori: far credere che il consumo di vini, spiriti o aperitivi sia analogo o anche solo simile è fuorviante e scorretto proprio per le finalità e diverse modalità di assunzione.

Con la demonizzazione in atto dell’alcol la confusione diviene per il vino fortemente penalizzante. Va chiesto a produttori, comunicatori, fruitori di battersi affinché l’immagine del vino venga separata e percepita in modo diverso da quella di superalcolici, aperitivi e similari: e che a portare avanti il progetto siano le associazioni di produttori che nel loro nome includono la parola “vino”.

Nessun’altra bevanda prodotta in Occidente ha lo spessore culturale del vino: che affonda le radici nell’umanità, storia, cultura, paesaggio, tradizione, religione.

Già Noè, nella Genesi, cessato il diluvio e sceso dall’arca, piantò per prima la vite perché si potesse godere del vino come alimento e per festeggiare in compagnia.

Angelo Gaja

I prezzi all’origine del vino – aggiornamento 2024 – dati ISMEA

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

I prezzi all’origine del vino sono cresciuti dell’11% nel 2024, contro l’1% dell’incremento dei prezzi agricoli in generale, recuperando (in parte) il calo subito nel 2023. I dati che presentiamo oggi sono la rielaborazione (ossia le media annuale) delle serie dei prezzi puntualmente aggiornati da ISMEA Mercati. Oltre a questo, nel post trovate anche la media annuale dei prezzi all’origine dei principali vini DOC e DOCG, graduatoria nella quale primeggiano i grandi vini rossi Brunello di Montalcino e Barolo, seppur con quotazioni in leggero calo rispetto allo scorso anno (soprattutto nel secondo caso).

Guardando la tabella e soprattutto il grafico che apre il post ci sono ci si accorge che negli ultimi anni (dal 2019 in questa analisi) sono stati soprattutto i vini comuni a segnare i maggiori incrementi di prezzo, +61%, con addirittura +90% per i bianchi, mentre per i vini DOC/DOCG l’incremento cumulato nei 5 anni è inferiore al 10% e addirittura sotto il 5% per quanto riguarda i vini IGT. Ci si accorge anche che la dinamica recente dei prezzi dei vini è inferiore a quella dell’agricoltura (+20% contro +35/40%).

Bene, fatta questa premessa, nel resto del post commentiamo tutti i dati con le tabelle riassuntive, che trovate anche nella sezione Solonumeri.

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I marchi italiani del vino nella classifica Liv-Ex – aggiornamento 2024

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Edizione speciale oggi dedicate alle classifiche Liv-Ex dei grandi marchi del vino. Dopo il solito post pubblicato a inizio mese, visto il risultato particolarmente importante raggiunto dai vini italiani (22 nella classifica dei primi 100), dedichiamo un post per dare ampia visibilità ai dati sottostanti i nostri marchi.

La presenza di 22 marchi italiani in classifica supera il record precedente di 17 toccato nel 2020, con due marchi nei primi tre, Gaja e Sassicaia al secondo e terzo posto rispettivamente. Succede in un anno negativo per il mondo del vino di lusso, con prezzi in calo anche significativo. Ne beneficiano i nostri vini, che partono da valutazioni più moderate e che sono stati nel corso del tempo protagonisti di una crescita dei prezzi meno marcata ma più costante, sebbene in media nel 2024 anch’essi hanno subito una piccola contrazione (-3% contro -6% in media per i 100 grandi marchi).

Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata con le tabelle dove troverete per gli ultimi 10 anni che posizione hanno ricoperto i nostri marchi, con quale prezzo medio di negoziazione e con quale performance rispetto all’anno precedente.

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Il consumo di alcolici nell’Unione Europea – dati 2019 Eurostat/FranceAgriMer

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Oggi non parliamo specificatamente di vino ma di consumo di bevande alcoliche. La particolarità del post di oggi è il confronto europeo, redatto da Eurostat nel 2019 (quindi pre-Covid) e rielaborato da FranceAgriMer in un bellissimo studio che parla del consumo di bevande in Francia. Nel primo capitolo, viene messa la Francia in un contesto europeo per poi analizzare i consumi domestici, non solo di bevande alcoliche ma anche di bevande analcoliche sia fredde che calde (vedi caffè).

Dunque, il quadro per l’Italia è in chiaro-scuro, forse più chiaro che scuro. La parte scura è che risultiamo ancora tra i paesi in cui il consumo giornaliero di bevande alcoliche riguarda il 12% della popolazione, contro il 10% della Francia per esempio e una media europea dell’8%. Se però aggiungiamo il consumo settimanale a quello giornaliero, già viaggiamo con il nostro 41% meno distanti dalla media europea del 37% e sotto la Francia, al 44%. Se poi guardiamo all’altra riva del fiume, coloro che non hanno assunto bevande alcoliche negli ultimi 12 mesi (o mai), in quel caso siamo messi meglio di quasi tutti, al 35% contro la media europea del 26% (Francia 23%). Questo delineerebbe un “rischio al ribasso” riguardo all’andamento del consumo di bevande alcoliche un po’ meno negativo che in altri mercati.

Bene, nel resto del grafico trovate la tabella riassuntiva, i grafici di cui sopra e un ulteriore commento.

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Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, aggiornamento 2024

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Con un ultimo trimestre in calo del 2%, le vendite di vino al dettaglio nella GDO Italiana chiudono l’anno poco più che stabili (+0.6%) a un valore di 3.05 miliardi di euro. Questo ci dicono i dati di Circana appena ricevuti (come sempre, grazie!). A rendere particolare questo ultimo trimestre è non soltanto un dato negativo in un trimestre così pesante come l’ultimo, ma anche il fatto che sono gli spumanti a determinare la maggior parte del calo, con un -5% sul 2023 (che a sua volta era stato circa stabile sul 2022).

Ora, è difficile dire cosa c’è dietro questo andamento, anche perchè questo ultimo trimestre 2024 è stato disseminato di ponti e festività “allargate” che possono aver tenuto lontano gli acquirenti dai supermercati (e magari vediamo un dato positivo nel primo trimestre di “ricostruzione delle scorte”). L’ombra del nuovo codice della strada però secondo me c’è, dato che è entrato in vigore il 14 dicembre, quindi prima della settimana chiave per gli acquisti natalizi.

Vedremo, per ora concentriamoci sui dati Circana, con numerosi grafici e tutte le tabelle riassuntive nel resto del post.

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