Stati Uniti d’America


USA – importazioni di vino – aggiornamento 2024

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

Le importazioni americane di vino del 2024 sono state poco più che stabili (+1.5%, 6.6 miliardi di euro) a fronte di un cambio con l’euro rimasto invariato (in media) a 1.08. In questo contesto, perde terreno la Francia, che a causa dell’andamento negativo dei suoi spumanti resta ferma sui livelli del 2023, guadagna terreno l’Italia proprio per l’esatta ragione opposta, ossia il buon andamento degli spumanti. Bisogna dire che gli spumanti francesi vengono da due anni eccezionali, 2021 e 2022, che hanno riportato dopo diversi anni il vino francese davanti a quello italiano (per valore), quindi leggerei questi dati piuttosto come “normalizzazione” che non come crisi dei prodotti d’oltralpe. L’osservazione di questi dati porta anche a una seconda considerazione sullla Francia: il volume è stato migliore del valore, anche negli spumanti. Ciò ci segnala che le importazioni dalla Francia sono state caratterizzate da un calo dei prezzi medi, del 7% per il totale e di più del 10% per gli spumanti, dove invece il vino italiano ha tenuto (e anzi migliorato nel segmento degli spumanti).

Dietro l’Italia si conferma come terzo esportatore in USA la Nuova Zelanda, che però perde decisamente terreno, così come il vino australiano, mentre è stato un ottimo anno per il vino spagnolo, a dire il vero dopo un 2023 molto negativo. Italia e Spagna sono i paesi più vicini al record di esportazioni in USA, che è stato il 2022, quando gli USA importarono vino per 7.3 miliardi di euro: oggi siamo sotto del 10% circa. Quindi un anno così così ma pur sempre di gran lunga il principale mercato sia per noi italiani che per i francesi.

Il post continua con tutte le tabelle e numeri commentati in dettaglio.

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Il peso delle esportazioni di vino sul commercio estero – dati 2023

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Come sappiamo gli scambi internazionali di vino hanno vissuto un paio di anni non particolarmente positivi, anche in virtù della normalizzazione post Covid. Oggi cerchiamo di “uscire” dal mondo del vino e di posizionarlo nel contesto degli scambi mondiali. Ovvero, la questione è il vino, come prodotto scambiato, sta acquisendo o perdendo importanza. Avevo scritto di questo argomento qualche anno fa su un rapporto AAWE, che si fermava al 2018, riprendo l’argomento oggi sulla base dei dati di UN Comtrade e confrontando le esportazioni degli 11 maggiori produttori di vino mondiali con il loro export.

La risposta è nel primo grafico: dopo diversi anni di crescita moderata, il vino ha cominciato a perdere quote di mercato nel trade mondiale. Due dati a supporto: nel 2023 erano lo 0.53% delle esportazioni degli 11 paesi considerati, contro un picco dello 0.64% nel 2020. Se escludiamo due paesi “scomodi”, gli USA e la Germania, che rappresentano il 60% del commercio mondiale di questo gruppo di paesi ma soltanto il 7% di quelle di vino, non giungiamo a conclusioni differenti: il peso nei 9 paesi rimanenti è calato da un picco di circa l’1.5% all’1.2% del 2023.

I paesi più esposti alle esportazioni di vino sono la Nuova Zelanda (3%) e la Francia (2%).

Passiamo a una ulteriore analisi dei dati.

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Crimson Wine – presentazione e risultati 2023

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L’abbandono della borsa di Duckhorn mi ha spinto alla ricerca di qualche altra azienda quotata in USA per tenere traccia anche di questo mercato. Una di queste più piccole è Crimson Wines, azienda da circa 70-75 milioni di dollari di vendite, con dei marchi piuttosto famosi come Pine Ridge, Archery Summit, Chamisal, Seghesio, Double Canyon e un altro paio. Non è un’azienda “propriamente quotata”, nel senso che le azioni trattano in un mercato speciale, ma comunque riporta i risultati puntualmente. È un’azienda finanziariamente solida (posizione di cassa netta con una dotazione importante di vigneti), con un margine EBITDA nell’ordine del 10% e un’esposizione importante alle vendite dirette (circa il 40% del totale), che hanno generato non pochi problemi durante l’epoca del Covid.

Nel corso degli ultimi anni, l’azienda ha mantenuto un volume produttivo abbastanza stabile, gradualmente riducendo la quota di prodotto derivata dai propri vigneti, passata dal 35-40% degli anni pre-Covid alla quota attuale del 20-25%. Moltiplicando il prezzo delle azioni per il loro numero si arriva a un valore di mercato di 125 milioni di dollari, che corrisponde a un valore di impresa di 120, quindi circa 1.7x volte le vendite e 15 volte l’EBITDA. Multipli che pur essendo applicati al 2023 dovrebbero essere abbastanza attendibili visto che la performance del 2024 è piuttosto simile al 2023.

Passiamo a un commento dei principali numeri con una serie di grafici e tabelle.

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Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2024

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Constellation Brands ha riportato un trimestre molto debole, caratterizzato dal solito andamento negativo della divisione vini e spiriti (vendite al dettaglio -4%), costantemente afflitto dalle continue dismissioni (ultima vendita: Svedka Vodka – spedizioni -16%), ma questa volta anche da un sostanziale rallentamento della “locomotiva” della birra (spedizioni +2%, vendite al dettaglio +3%). Risultato finale: venerdì 10 gennaio 2025 le azioni del gruppo sono crollate del 17% a fronte di una riduzione delle previsioni di utili per l’anno fiscale che chiude a febbraio 2025. La birra doveva crescere del 6-8% secondo i piani, ora siamo a 4-7%, il vino doveva calare (escludendo le dismissioni) del 4-6% secondo le attese di ottobre, adesso diventa meno 5-8% – ma ricordo che alla fine del primo trimestre a maggio 2024 si parlava di +0.5/-0.5%!!!. Ovviamente il quarto trimestre per Constellation Brands è quello meno significativo e quindi i giochi per l’anno sono fatti.

Le indicazioni sull’utile di fine anno sono state leggermente riviste al ribasso. L’azienda continua a pagare dividendi e a ricomprare azioni, ma negli ultimi tempi a un ritmo superiore a quello con cui genera cassa. Se ci confrontiamo con la situazione di 12 mesi fa, il debito netto sale di circa 850 milioni, dopo che l’azienda ha pagato agli azionisti 1.4 miliardi di dollari.

Passiamo a una breve analisi con ulteriori grafici e la tabella riassuntiva.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2025

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Oggi parliamo di valutazioni e dell’andamento in borsa delle aziende vinicole quotate, con l’aggiornamento dei multipli di valutazione all’anno corrente (2025) e al prossimo e soprattutto (e purtroppo) con l’aggiornamento del campione delle aziende presenti che non consente di avere un confronto temporale coerente (esce Duckhorn, delistata, ed entra Andrew Peller, essendo riuscito a recuperare i dati prospettici).

Passando ai dati, possiamo certamente dire che il 2024 è stato un anno negativo per l’andamento dei prezzi. Basta guardare il grafico per vedere che solo Italian Wine Brands, Concha y Toro e TWE hanno avuto un andamento positivo, in un anno in cui le borse mondiali sono mediamente cresciute del 18% circa. La seconda conclusione è che l’andamento negativo deriva non solo dalle minori attese sui profitti, visibile soprattutto nelle aziende della Champagne, ma anche da i multipli di valutazione sempre più sotto pressione. La terza conclusione che è ricorrente tutti gli anni è che le aziende “extra europee” sono grandi e fanno molti più soldi (leggi: margini di profitto), il che supporta delle valutazioni più elevate.

PS. Constellation Brands ha ridotto le attese di profitto il 10 gennaio, subendo una significativa perdita in borsa (oltre il 10%)

Bene, possiamo andare nei dettagli con la tabella riassuntiva e ulteriori grafici.

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