Cile/Argentina


Cile – esportazioni di vino 2018

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Il Cile ha pagato il pegno della vendemmia scarsa del 2017 con un export in calo nel 2018. I produttori locali si sono però “salvati” con i cambi. Infatti, mentre noi leggiamo una riduzione del 5% delle esportazioni a 1.7 miliardi di euro (con un sostanzioso calo dei volumi di 1 milione di ettolitri, -10% a 8.5 milioni, visibile soprattutto nel segmento degli sfusi), in valuta locale l’incasso è in realtà calato soltanto del 2% a 1283 miliardi di peso cileni. A sostenere le esportazioni dei cileni come negli scorsi anni è stata la Cina, dove i volumi esportati sono cresciuti del 20% e l’export in valore ha sfiorato i 300 milioni di euro, +4%, mentre un andamento particolarmente negativo è ravvisabile negli USA, -15%, ma anche in Giappone e Brasile, altre due piazze importanti. Se fate due calcoli vi accorgerete che il mercato cinese rappresenta il principale fattore dei crescita negli ultimi 5 anni delle esportazioni cilene di vino, che altrimenti sarebbero rimaste stabili. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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Brand awareness delle denominazioni del vino in Cina e USA – dati Wine Intelligence

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In questo primo post del 2019 analizziamo un’indagine interessante condotta da Wine Intelligence sulla brand awareness delle denominazioni vinicole mondiali in Cina e, per confronto, in USA. La classifica è dominata naturalmente dalla Francia, che mette nel in classifica 16 delle sue zone vinicole contro le nostre quattro in Cina e 15 contro le nostre 5 in USA (anche se in posizioni radicalmente diverse). Ovviamente, quando confrontiamo i dati di esportazione con queste indagini troviamo poche analogie: sebbene la distanza sia la medesima il peso del nostro export in USA rispetto alla Francia è ben diverso da quello cinese. Però in USA ci sono tanti italiani, comunque la Toscana è la zona vinicola più conosciuta, mentre in Cina non ce ne sono. In USA ci sono tanti ristoranti italiani (o con il nome italiano), in Cina no. Ci sono quindi altri aspetti. Resta un lavoro molto importante da fare in Cina, dove la prima denominazione italiana è “Sicilia”, conosciuta dal 36% dei bevitori di medio/alto livello, mentre in USA il 62% di chi beve vino sa che cosa è il vino toscano. Certamente, la maggiore varietà ampelografica che rende l’Italia un paese così interessante per il vino non traspare ancora in queste classifiche. Il lavoro di educare i nuovi consumatori del vino ai nostri prodotti è ancora all’iniio. Passiamo ai dati.

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Argentina – produzione di vino 2018

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Come per il Cile, anche in Argentina la vendemmia 2018 ha segnato un ritorno a livelli produttivi del passato: i 14.5 milioni di ettolitri prodotti sono circa il 7% sopra la media storica decennale e salgono del 23% rispetto al passato. Lo stesso, anzi forse ancora di più accade per i mosti, che si riportano sui livelli di 5 anni fa. Lo sforzo di specializzazione degli argentini continua imperterrito: abbiamo analizzato nel post le tendenze degli ultimi anni e la produzione di Malbec e Torrontes è ulteriormente cresciuta, passando dal 17% del 2011 al 23% della produzione totale nel 2018, percentuale questa che include anche i vitigni (principalmente rosati) destinati ai mosti. Il tutto a discapito dei vitigni internazionali, ma anche della nostra Bonarda, che comunque resta la seconda produzione più importante nel paese. Passiamo a commentare brevemente i dati.

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La classifica della competitività per nazione vino – dati France Agrimer 2017

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Dopo qualche anno ritorniamo sul discorso competitività con lo studio che France Agrimer commissiona a Deloitte. Lo studio guarda a 6 fattori: due strutturali (potenziale produttivo, clima/ambiente), due competitivi (la capacità di conquistare mercati e il portafoglio di marchi) e due che chiamerei economico/organizzativi (l’ambiente macroeconomico, la struttura della filiera e gli investimenti). L’aggiornamento 2017 vede l’Italia sempre in testa, come già era nel 2012 quando avevamo analizzato i dati, con un vantaggio limitatissimo sulla Francia che in qualche modo ha guadagnato posizioni rispetto al passato. Inutile dire che l’Italia secondo lo studio è strutturalmente il miglior posto al mondo per fare vino, ma per competività veniamo superati dai francesi e per organizzazione/sostegno pubblico della filiera anche dagli USA. Non stiamo dicendo novità: abbiamo probabilmente i migliori prodotti ma non siamo bene organizzati e sostenuti per venderli. Tra gli altri, Spagna, Australia e Cile guadagnano terreno, a svantaggio degli USA che passa nel quinquennio da terzo paese eletto produrre vino a sesto. Passiamo all’analisi dei dati.

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Cile – produzione di vino 2018

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La produzione di vino cileno riprende quota nel 2018 dopo due anni decisamente sotto tono. I dati del ministero dell’agricoltura indicano una produzione di vino prossima a 13 milioni di ettolitri, cioè il massimo storico raggiunto dal paese sudamericano, con una quota sempre molto importante di vini di qualità. Un aspetto interessante e differente da quello che succede negli altri paesi è la crescente diversificazione dei vitigni e lo spostamento dai rossi ai bianchi. Fino al 2014 Cabernet Sauvignon tra i rossi e Sauvignon Blanc tra i bianchi cresciuti fino a raggiungere il 50% della produzione totale, mentre da quell’anno la tendenza si è invertita e nel 2018 i due rappresentavano soltanto il 43%, soprattutto per la riduzione del peso del Cabernet Sauvignon. A guadagnare terreno, oltre allo Chardonnay, non sono però i vitigni internazionali classici quanto alcuni meno ovvii come il Pais Mission e il Pedro Jimenez. Vedremo se nascera qualcosa di interessante nei prossimi anni. Per ora concentriamoci sui dati 2018.

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