Cile/Argentina


Argentina – esportazioni di vino 2015

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L’Argentina del vino esportato sta vivendo un periodo molto particolare, caratterizzato da una forte svalutazione della moneta alla quale corrisponde un livello di inflazione galoppante. I dati del 2015 che commentiamo oggi sono dunque molto diversi se visti in Euro, +16%, in dollari, -3% o in Peso argentini, +10%. Quello che certamente succederà il prossimo anno è che gli introiti in peso esploderanno per via della ulteriore svalutazione della valuta, circa il 55% la media a oggi contro il livello del 2015. Questo del tasso di inflazione è dunque un aspetto importante: il peso si è svalutato in media del 20% all’anno contro il dollaro e questo chiaramente rende il prodotto argentino molto più competitivo sui mercati internazionali. Fatto il lungo ma dovuto preambolo, immergiamoci ora nei dati, che vedono un 2015 in ripresa del 16% delle esportazioni denominate in euro, a 736 milioni di euro. Ciò pone l’Argentina al decimo posto nella graduatoria mondiale degli esportatori di vino, quando invece ricopre il quinto posto tra i produttori. In effetti, con una produzione media di 14 milioni di ettolitri di vino annui e un export medio di 3 milioni, la quota di prodotto che esce dai confini è di poco superiore al 20%. Questo significa diverse cose: che gli argentini bevono tanto vino (vero, 25 litri pro capite annui) e nello stesso tempo non si possono permettere i vini internazionali vista la svalutazione del peso, ma anche che il potenziale del prodotto argentino magari non si è ancora espresso appieno, soprattutto fuori dal mercato americano. Andiamo ai numeri.

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Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2015

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Per molti versi il 2015 è stato un anno record per il settore del vino. Lo testimoniano i dati delle nostre elaborazioni che incrociano il prezzo medio di export e i volumi prodotti per dare un’idea del valore (all’ingrosso) del mercato del vino. Perché record? Perché da un lato il 2015 è stata una buona annata in termini di volume, soprattutto per i paesi con i vini più pregiati; dall’altro lato, il rafforzamento del dollaro americano non ha fatto altro che gonfiare il prezzi del vino, sia dei paesi che lavorano in dollari, sia delle esportazioni dei paesi europei nel mondo. Il calcolo lo vedete nelle tabelle; nel 2015, se il prezzo di export è “testimone” del valore di tutta la produzione, il settore ha espresso un valore della produzione (2015) di circa 77 miliardi di euro, in crescita del 13% rispetto al 2014. In questo contesto, i vincitori sono chiaramente i paesi dell’emisfero americano (per via del discorso sul dollaro), ma anche l’Italia, con la sua produzione record e un prezzo all’export comunque migliorato, aumenta la sua “quota di mercato” a circa il 17% del mercato mondiale, sempre guidato saldamente dai francesi. Andiamo a leggere qualche numero insieme.

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Cina – importazioni di vino 2015

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Dati controllati e ricontrollati, facendo il controllo incrociato con le esportazioni e con i dati pubblicati dal Corriere Vinicolo. Ci sono leggere differenze qua e là ma la sostanza del discorso non cambia: le importazioni di vino in Cina hanno ripreso a correre nel 2015, sia che le calcolate in Euro, come facciamo in queste tabelle, che le lasciate in dollari. Il totale 2015 fa 1.83 miliardi di euro, +62%, oppure 2.04 miliardi di dollari, +36%. L’Italia porta a casa 91 miloni di euro, il 16% in più del 2014 che però è in leggero calo (-3%) se letto in dollari americani. Decisamente un cattivo risultato, considerato che gli spagnoli sono cresciuti del 40% e tutti quelli che vengono prima, francesi, cileni e australiani, sono cresciuti anche di più. Una ulteriore stranezza di questi dati è il calo delle importazioni cinesi di spumante, sceso del 10% a 55 milioni di euro; entrambi i numeri ci dicono di quanto sia irrilevante questa categoria per il mercato cinese, il che aiuta anche a spiegare come il vino italiano (spinto soprattutto dalle esportazioni di spumante) faccia fatica… Andiamo a leggere qualche numero insieme.

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La produzione di vino nel mondo 2015 – aggiornamento OIV

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I dati aggiornati di OIV sulla produzione di vino 2015 non hanno portato sostanziali novità. Diciamo che la parola d’ordine sembra “stabilizzazione”. Stabilizzazione della superficie vitata mondiale, che sembra aver toccato il punto di minimo nel 2011-2012 a poco meno di 7.5 milioni di ettari vitati e ora veleggia a 7,534,000 ettari; stabilizzazione della produzione di vino che tra alti e bassi locali negli ultimi due anni è stata di 270 milioni di ettolitri circa, cinque più, cinque meno. Stabilizzazione anche dei consumi, che mai si sono ripresi dalla botta della crisi 2009, e stanno sempre intorno ai 240 milioni di ettolitri annui (magari ci facciamo un post più avanti quest’anno). Tornando all’argomento del giorno, la produzione 2015, l’ultima stima da 274.4 milioni di ettolitri, 6 in più del 2014, ma uno in meno rispetto a quello che era uscito a ottobre dell’anno scorso. L’Italia continua ad essere in cima alla lista, con 49.5 milioni di ettolitri (vi ricordo che ISTAT ha fornito una indicazione di 48.2 milioni di ettolitri per la produzione di vino, incluso mosti). Questa piccola discordanza mi serve per ricordarvi che i dati OIV che trovate in questo post differiscono in modo SOSTANZIALE con quelli che commentiamo dalle fonti dirette nazionali di produzione e che finchè non troverò il tempo (ma soprattutto il modo) di fare una “fonte Inumeridelvino”, continueremo a tenere i dati OIV sulla produzione mondiale “così come sono” anche se per alcune annate sembrano effettivamente fuori luogo. Passiamo a commentare i dati.

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Concha y Toro – risultati 2015

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Concha y Toro ha chiuso i conti 2015 mantenendo il progresso dei margini di profitto già visto nel 2014 e nel primo semestre, anche se gran parte di questi progressi scompaiono quanto si analizzano i numeri in dollari, che è un po’ il punto di riferimento per l’azienda cilena. Infatti , le vendite di 636 miliardi di peso del 2015, una volta tradotte in dollari diventano 973 milioni, cioè meno dei 1023 registrati nel 2014, visto che il cambio CLP/USD ha subito una svalutazione del 15% Ciò ha molto ha aiutato l’azienda nelle sue esportazioni (anche se non tutte le valute si sono rafforzate contro il peso), ma anche nella traduzione dei numeri di Fetzer. Fatta questa premessa, bisogna dire che ci sono anche fattori strutturali positivi dietro alla crescita del fatturato del 9% e dell’utile netto del 16%: i volumi nel mercato domestico e in Argentina hanno ripreso a crescere, le esportazioni tengono (è una delle prime vole che crescono meno del business domestico) e il debito cala leggermente, a fronte di una generazione di cassa accresciuta, il che riporta i ratio finanziari (2.2x debito/EBITDA) entro canoni pienamente sostenibili (anche vista la forte componente di attivi tangibili dell’azienda). Andiamo a leggere i dati in dettaglio.

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