Cile/Argentina


Cile – produzione di vino 2015

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Uno dei buchi del blog è la produzione di vino cileno. Siccome sono passati quasi dieci anni, è ora di porre rimedio. Insieme al Sud Africa, il Cile è una delle nazioni che ha avuto il maggiore incremento produttivo negli ultimi anni, arrivando a una stabilizzazione a poco meno di 13 milioni di ettolitri prodotti, quindi rappresenta una quota del 5% circa del vino mondiale. L’incremento produttivo si è concentrato nel segmento dei vini di qualità, che sono cresciuti fino all’85% della produzione totale. Strutturalmente, la produzione cilena è dominata dai vini rossi, che rappresentano il 71% della produzione dei vini di qualità, e sui vitigni “internazionali” cioè i francesi, con una preponderanza di Cabernet Sauvignon, tra i vini rossi e Sauvignon Blanc tra i bianchi. Andiamo a leggere qualche numero in dettaglio.

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Argentina – produzione di vino 2014 e stima 2015

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Dopo due anni molto positivi dal punto di vista produttivo, l’Argentina si avvia a chiudere una vendemmia 2015 leggermente sotto la media storica (-7%). Il paese è caratterizzato da una produzione molto significativa di mosto, in leggero calo negli ultimi anni, che rappresenta a occhio un quarto della produzione totale. Noi come al solito ci focalizziamo di più sulla parte vino, analizzando dettagliatamente il set di numeri 2014, dato che sul 2015 abbiamo soltanto un paio di numeri. Cosa “portare a casa” da questa pagina di commenti? 1) che l’Argentina sta strutturalmente riducendo la produzione di mosto; 2) che dopo qualche anno di vendemmie povere, la produzione di vino bianco è tornata in auge nel 2014; 3) che accanto a Mendoza, che ancora rappresenta la maggior parte della produzione, la zona di San Juan sta emergendo, anche se nel 2014 la produzione di vino sembra essere calata in modo più marcato che nel resto del paese.

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Argentina – esportazioni di vino, aggiornamento 2014

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Torniamo oggi sull’Argentina, in un doppio post che guarda sia alla produzione vinicola sia al commercio estero. Le esportazioni argentine di vino (e qui non includiamo il mosto, un componente comunque significativo) sono state sotto pressione negli ultimi 2 anni anni a causa del declino del prodotto argentino in USA, dopo anni di crescita ininterrotta. La crisi del paese (che forse è arrivata politicamente a una svolta dopo le elezioni di qualche settimana fa) ha determinato una forte svalutazione del peso, che mediamente nel 2015 è arrivato a un valore di 9 (peso per un dollaro), contro la media 2014 di 8 e il livello 2010-2012 di 4-4.5. Quindi, sotto certi punti di vista il prodotto argentino è diventato molto più competitivo all’estero, ma quando le esportazioni sono tradotte in dollari ciò non si vede: infatti dal grafico noterete subito un calo del 4-5% sia nel 2013 che nel 2014. Anche i volumi sono calati, in modo anche più evidente, ma si tratta soprattutto dell’uscita dai prodotti non varietali venduti sfusi, mentre i vini varietale (o se volete quelli imbottigliati visti sotto un altro punto di vista) non hanno subito rilevanti riduzioni. Quindi, l’export si è “pulito” di prodotti di basso livello e, soprattutto, quando visto in valuta locale (peraltro afflitta da una elevata inflazioni) gli incassi dell’industria in peso sono cresciuti di oltre il 40%. La parola ai numeri.

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Concha y Toro – risultati primo semestre 2015

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La svalutazione del peso cileno rispetto alle principali valute sta aiutando Concha y Toro nel 2015. Quello che sta però succedendo è che a fronte di un incremento sostenuto dei ricavi e a una sostanziale tenuta del margine industriale, i costi di produzione si stanno “mangiando” tali benefici. Ne risulta un quadro del primo semestre di vendite in crescita del 6% ma di utile operativo in leggero calo. Se estendiamo il confronto ai nove mesi pubblicati da qualche giorno e che trovate riportati in tabella, la situazione è decisamente migliorata, con una accelerazione delle vendite dal 6% al 9% ma soprattutto con un consistente miglioramento dei margini, che ha portato l’utile operativo a crescere del 12%. Si preannuncia dunque un anno molto interessante per Concha y Toro, anche se quando i dati dovranno essere letti in dollari americani, la svalutazione del peso del 15% circa ridurrà l’impatto dei dati in valuta locale. Andiamo a leggere i numeri insieme.

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I consumi di vino pro-capite nel mondo – aggiornamento 2012 OIV

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La pubblicazione generale di OIV relativa ai dati 2012 latita, tanto che è stata presentata una breve nota in cui vengono delineati i principali dati 2012. Come sapete OIV mantiene un approccio molto cauto, “chiudendo” i dati soltanto dopo due o tre anni. Oggi guardiamo ai consumi di vino pro capite con un duplice approccio: mettiamo sul blog i dati ufficiali 2012 e “allunghiamo” le stime delle nazioni dove abbiamo una evidenza dei consumi totali al 2014, semplicemente tracciando l’andamento dei consumi totali su quelli pro- capite, con una piccola correzione per tenere conto della crescita della popolazione. Che quadro ne deriva? 1) i consumi di vino pro capite sono statici nella maggior parte dei mercati mondiali. I mercati in crescita strutturale sono ormai delle eccezioni. La più evidente sono gli Stati Uniti (per nostra fortuna); 2) ci sono mercati che invece immaginavamo in crescita strutturale, ma invece forse non lo sono: Regno Unito, Cina, Russia per un motivo o per l’altro non sembrano crescere più; 3) il mondo sta convergendo. Dai grafici e dal tabellone credo ci sia una calamita intorno a un livello di 20-25 litri pro capite, il che lascerebbe intendere che la strada del declino per alcuni mercati, come anche il nostro, sia lunga; 4) se i miei calcoli non mi hanno tradito, anche se OIV non lo riporta, la Svizzera dal 2012 ha superato l’Italia in termini di consumi pro-capite… Ma andiamo a leggere i dati.

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