Cile/Argentina


Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento 2013

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Con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia degli anni scorsi, analizziamo oggi l’andamento dell’export di vino 2013 per i 9 principali paesi esportatori nel mondo. Il quadro che ne esce è chiaramente positivo per l’Italia, che si riprende il primo posto nel mondo come esportatore in volume (mentre nel 2012 la Spagna aveva superato l’Italia di 0.4 milioni di ettolitri), mentre resta saldamente al secondo posto nella “vera” classifica, quella in Euro, con 5 miliardi di export, sopratutto con una crescita superiore a quella di  tutti gli altri paesi eccetto USA e Sud Africa. In altre parole, l’export italiano ha costantemente guadagnato terreno nei confronti della Spagna e, recentemente, nei confronti della Francia. Se consideriamo che il valore del nostro export è cresciuto del 50% tra il 2006-07 e il 2013 (con in mezzo una crisi), gli obiettivi dettati dal Primo Ministro Renzi di raggiungere 7.5 miliardi di esportazioni, +50% rispetto al livello attuale, non sono così campati per aria: a questo ritmo potremmo arrivarci intorno al 2020…

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Cile – esportazioni di vino 2013

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Il Cile è diventato nel 2013 la quarta forza del commercio mondiale di vino, scavalcando l’Australia (almeno dal nostro punto di vista, cioè dell’Euro). Lo dicono le statistiche pubblicate un paio di settimane fa dal sito Vinos de Chile, che ha certificato esportazioni per 8.8 milioni di ettolitri (ma su questo già nel 2012 i cileni erano davanti agli australiani) con un valore di 1.9 miliardi di dollari americani, il 5% in più dell’anno scorso. Non erano molti giorni fa che commentavamo il calo dell’Australia, che in dollari americani è stato del 15% nel 2013. Il primato è stato comunque raggiunto con un mix di esportazioni che si sta pesantemente spostando verso il vino sfuso e, giusto per buttare uno sguardo al 2014, sarà difficile riuscire a ripetere l’exploit sia per il mix in peggioramento che per la debolezza della valuta locale, che probabilmente non sarà interamente incamerata dai produttori locali. Passiamo ai dati.

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La classifica dei grandi marchi di vino nel mondo – aggiornamento 2013

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La classifica annuale dei grandi marchi del vino di qualità redatta da Liv-ex contiene molte sorprese, alcune delle quali legate alla metodologia di redazione della classifica, dove hanno cambiato i pesi dei vari parametri. Diciamo subito che è una classifica redatta da un trader di vini, e quindi il trading è molto pesante nella redazione della classifica, insieme all’andamento del prezzo. La classifica di quest’anno dicevamo porta con se diverse sorprese, la prima delle quali che non è un Premier Cru di Bordeaux oppure il Domaine de la Romanee Conti) a guidare la classifica. Il crollo dei prezzi dei grandi Bordeaux ha portato in cima alla classifica le seconde scelte. Intendiamoci, la classifica è sempre dominata da Bordeaux, che piazza dal primo al nono posto suoi vini. La classifica appare molto focalizzata sulla Francia, che occupa più posizioni di quante ne abbia mai avute, a discapito dei vini Italiani (da 9 a 7 marchi) e dei vini del resto del mondo (da 6 a 4, mai erano stati così pochi). Per quanto riguarda gli italiani, esce dalla classifica Gaja che sempre era stato presente (dal 2010 a questa parte almeno), Roberto Voerzio, Tua Rita, Solaia, mentre entrano due cantine, Bruno Giacosa (al n.40) e la Fattoria le Macchiole (al n. 90). Andiamo a vedere i dati.

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Il valore dei vigneti nel mondo – studio Knight Frank 2013

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Knight Frank è un’azienda che si occupa di stilare rapporti sul mondo del lusso e a partire dal 2013 ha deciso che sarebbe stato opportuno dedicare un rapporto separato per le tenute vinicole, chiamato “Global Vineyard Index”. Queste tenute sono definite come quella via di mezzo tra la vigna sufficientemente grande da produrre vino anche da vendere ma non abbastanza grande da interessare i grandi operatori del mondo del vino.

Ebbene, secondo il rapporto a giugno 2013 il valore di queste tenute era cresciuto del 6% a livello mondiale rispetto all’anno precedente. A guardare l’andamento delle aziende del lusso, questo valore appare comprensibile. La seconda cosa che dice il rapporto è che il mercato dove i prezzi sono saliti maggiormente sono Mendoza, in Argentina,  e in Toscana. Su quest’ultima conclusione qualche dubbio io ce l’ho, ma in queste poche righe vi riporto le conclusioni del rapporto che potete facilmente trovare su internet. Terzo, dall’analisi dei dati è evidente come i valori fondiari siano in crescita in generale nelle aree extraeuropee, quando invece in Europa e in particolare in Francia sono stabili o addirittura in declino (eccezion fatta per la Toscana, appunto). Quarto e ultimo, la Francia è il mercato più aperto agli stranieri (insieme alla Toscana), in termini di % di acquirenti di tenute vinicole, quando invece in Piemonte soltanto il 10% delle transazioni viene fatto con una controparte estera.

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Concha y Toro – risultati primo semestre 2013

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I primi 6 mesi del 2013 probabilmente marcano il punto più basso del sentiero declinante dei margini di Concha y Toro. La ragione è piuttosto semplice: a fronte di sfide strutturali importanti, come la forza del cambio locale contro le valute dei due principali mercati dell’azienda (USA e Regno Unito) oppure la concorrenza sempre più agguerrita, si sono aggiunti anche in questi 6 mesi ben 44 giorni di sciopero che non hanno consentito all’azienda di spedire tutta la produzione prevista. Il risultato è una parte delle vendite sono state “spostate” da giugno a luglio 2013, quando i problemi occupazionali sono stati risolti (20 giugno) e l’azienda è tornata a lavorare a piena capacità. Ne sono una testimonianza anche i risultati del terzo trimestre, dove si assiste a un rimbalzo dei margini, peraltro non sufficiente a compensare il terreno perduto (soprattutto in termini di profittabilità).

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