Cile/Argentina


Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2012

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Sono particolarmente affezionato a questa analisi, che ripropongo per la seconda volta dopo il test del 2010. Si tratta essenzialmente di calcolare il valore della produzione di vino mondiale (in soldi) partendo da due dati di base: la produzione di vino secondo OIV e il valore delle esportazioni dei diversi paesi. La grande assunzione di base è che il valore del vino prodotto è uguale a quello esportato. Bene, l’analisi è volatile, perchè talvolta i prezzi all’export ribattono con un anno di ritardo eventuali cali produttivi, ma certamente offre un quadro interessante. Quali sono le conclusioni? (1) il valore del mercato del vino (alla produzione) secondo questa analisi è di circa 60 miliardi di euro nel mondo, in calo del 2% circa rispetto al 2011, causa una riduzione del 6% della produzione, come stimato da OIV: (2) per i paesi come Italia e Francia si può dire che il calo dei volumi produttivi ha compensato il miglioramento del valore medio del prodotto (soprattutto in Francia); (3) l’Italia mantiene una “rappresentatività” nel settore del vino nel mondo che questa analisi calcola al 15% circa, con qualche oscillazione negli anni, così come la Francia è il 35% del mondo del vino. (4) tra i paesi emergenti nel mondo del vino, l’America è il continente da guardare: USA, Cile e Argentina sono i paesi dove i valori della produzione sono cresciuti di più. Nel caso del Cile, anche corroborati da un incremento significativo della produzione. Andiamo nei dettaglio numerico.

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Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento 2012

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Questo post riassuntivo delle esportazioni mondiali di vino, intendendo con questo quelle dei primi 9 esportatori mondiali, ci consente di fare un punto sul commercio mondiale. Cosa ci dicono questi numeri? (1) che il settore, nonostante un andamento dei volumi meno brillante, continua a crescere a valore (in euro, che nel 2012 si è svalutato un po’); (2) che in una visione di lungo termine, le esportazioni sono cresciute del 2-3% a volume e del 4.5-5% annuo in euro (3-3.5% annuo in dollari americani); (3) che il 2012 è stato un anno estremamente anomalo, perchè i volumi sono addirittura calati (-1.4%), mentre il valore è cresciuto del 9.9% in euro, soprattutto alla luce della svalutazione dell’euro. Se traducessimo questo dato in dollari, sarebbe +1.5%, comunque superiore di 3 punti percentuali all’andamento dei volumi; (4) il calo dei volumi sembra essere un problema isolato a Italia, Spagna e USA, (5) la posizione relativa dell’Italia nel 2012 si è indebolita, e oggi rappresenta circa il 22% del valore dell’export di questi 9 paesi (contro il picco del 22.7% del 2011) e il 24.5% del volume (di nuovo contro il picco dell’anno scorso a 27.2%). Andiamo nei numeri di dettaglio.

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Cile – esportazioni di vino 2012

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Fonte: Vinos de Chile

Le esportazioni di vino cilene hanno superato nel 2012 il massimo storico sia in volume che in valore (espresso in dollari americani). Il Cile è diventato proprio lo scorso anno il quarto esportatore mondiale di vino per volume, dietro i tre grandi paesi europei e scalzando l’Australia, mentre resta il numero 5 dietro l’Australia per quanto riguarda le esportazioni a valore. Come accade per l’Australia, lo scenario valutario cui si è trovato di fronte il Cile non è stato facile: la valuta locale si è costantemente rafforzata nel corso degli ultimi anni contro quasi tutte le valute dei principali paesi importatori del suo prodotto: per questo motivo, guardando a questi dati nel lungo termine è molto facile accorgersi del fatto che i Cileni hanno dovuto esportare molto prodotto (+43% in 5 anni) per ottenere un incremento nel medesimo periodo del 23% circa delle esportazioni. Ma come sono andate nel 2012 le esportazioni? Beh, il valore del vino esportato è cresciuto del 6% espresso in dollari americani, con un incremento del 13% del volume: si tratta rispettivamente di 1.8 miliardi di dollari e 7.5 milioni di ettolitri. Non sono però tutte rose e fiori. Anche il vino cileno comincia a essere un prodotto maturo in molti mercati e il trend storico di incremento del prodotto in bottiglia rispetto a quello sfuso si è brutalmente interrotto, seguendo un trend comune a altre nazioni. Andiamo nel dettaglio.

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I consumi di vino pro-capite nel mondo – aggiornamento 2009 OIV

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Sono ormai due anni che lascio senza aggiornamento il post sui consumi di vino pro-capite, dato che OIV latita nel pubblicare il suo aggiornamento generale, sostituendolo con un improbabile (e parzialmente incoerente) database dove le incongruenze temporali si nascondono piuttosto bene. Con un po’ di buona volontà e inserimento manuale di dati vi presento oggi il quadro dei consumi di vino pro-capite nel mondo, così come fotografato nel 2009, l’ultima data che OIV fornisce. A questo aggiungo una stima dell’evoluzione 2010-11 degli stessi per alcuni grandi mercati, includendo una stima spannometrica dell’evoluzione demografica. Il quadro del 2009 non è difficile da definire: nella maggior parte dei mercati del mondo si è consumato meno vino, causa la crisi. Al fattore ciclico della crisi si aggiunge, nei mercati storici come l’Italia e la Spagna, un fattore strutturale di declino. Così, secondo OIV il consumo di vino in Italia è sceso sotto la soglia dei 40 litri per persona. Secondo la stessa agenzia, i consumi si sarebbero ripresi nel 2010 (stimiamo noi a quasi 41 litri) per poi ripiombare a 38 nel 2011, a fronte del nuovo giro di vite della crisi. Ormai, siamo un buon 10 litri a testa sotto la Francia, che resta il più grande paese del mondo per il consumo di vino pro-capite, se escludiamo i piccoli vicini di casa del Lussemburgo.

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Concha y Toro – risultati 6 mesi e 9 mesi 2012

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Quello che ci eravamo detti nelle ultime righe del post sui risultati 2011 di Concha y Toro si è puntualmente verificato: i risultati dei primi 6 mesi 2012 (e quelli dei primi 9 mesi) continuano a mostrare un progresso del fatturato e un deterioramento dei margini, dovuto alla combinazione dei cambi (contro Euro, circa la metà delle esportazioni) e del raddoppio dei prezzi del vino sfuso. L’acquisizione Fetzer continua a spingere le vendite (rappresenta circa i due terzi della crescita del fatturato semestrale), mentre la pressione sui costi delle uve e lo sforzo commerciale determinano un’ulteriore pressione sulla profittabilità. Il debito cresce ulteriormente nel semestre, mentre pare mostrare un cambio di direziione dopo giugno. Il commento generale è che Concha y Toro sta assumendo un ruolo sempre crescente nel mondo del vino, con ingenti sforzi di marketing e investimenti. Premi e ranking stanno crescendo. I risultati finanziari per ora però soffrono, mostrando che i risultati si vedranno soltanto nel medio termine, quando cioè tutti questi investimenti cominceranno a produrre un ritorno. Vediamo i numeri in dettaglio.

 

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