2013


Esportazioni di spumante italiano – aggiornamento 2014

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Dopo aver analizzato le esportazioni di vino ci focalizziamo oggi sugli spumanti, con i dati preliminari di fine anno, che vedono il totale export a 840 milioni di euro e 2.45 milioni di ettolitri, rispettivamente in crescita del 14% e del 20% rispetto al 2013. Anche se i dati sono soggetti a qualche aggiustamento in corsa, si può sin d’ora concludere che è stato un anno glorioso per gli spumanti, e per gli spumanti DOP (+28%, Prosecco principalmente) che ha più che compensato l’arretramento dell’8% delle esportazioni di Asti (con volumi peraltro stabili). Cosa succederà nel 2015? Io vedo un aspetto positivo e uno negativo: il lato negativo è che tutta la crescita viene dai volumi di spumanti DOP, che sta beneficiando dell’allargamento delle aree destinate a questo prodotto ma che probabilmente non potrà continuare all’infinito. I volumi di export sono cresciuti per i DOP del 38% nel 2014 a 1.8 milioni di ettolitri. Per intenderci, nel 2010 erano 0.5 milioni di ettolitri. Il lato positivo sono certamente i cambi. Il Regno Unito e gli USA contano 330 degli 840 milioni di export, e genereranno probabilmente un effetto positivo di almeno il 4-5% durante il 2015. Andiamo a leggere insieme i numeri del 2014.

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Il valore dei vigneti in Italia e nel mondo – aggiornamento 2013

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Lo studio annuale di Knight Frank sui valori per ettaro delle tenute vinicole purtroppo non aggiunge molto a quello che abbiamo pubblicato lo scorso anno. Invece di parlare di Knight Frank (che ha vissuto di rendita!) discutiamo oggi di un altro contributo, quello di INEA, che analizza ogni anno i valori fondiari dei vigneti italiani, definendo un valore minimo e medio delle transazioni. Pur avendo provato a tracciare delle tendenze annue, vi anticipo immediatamente che parlare di cali o di incrementi è molto difficile perché i dati sono spesso riportati uguali a se stessi da un anno all’altro e sono quindi frutto di pure stime. Ci servono però come punto di riferimento per dare un’idea a chi legge di dove sono i vigneti più preziosi  e dove lo sono di meno. Questo è anche un punto di riferimento importante per giustificare il prezzo delle uve che crescono in quei vigneti: a un valore maggiore corrisponde un “rendimento richiesto” superiore e dunque il costo implicito di detenere il vigneto si dovrebbe (dico così perché in qualche caso potrebbe non farlo) trasferire dentro il prezzo delle uve e dei vini.

Sono 5 le zone che si differenziano dal resto d’Italia per il valore dei vigneti: le Langhe sopra a tutti, poi il Lago di Caldaro, Valdobbiadene, Montalcino e la zona di Trento. Tutti intorno o sopra 400mila euro per ettaro in media con la punta di 600mila (media del pollo tra 200mila e 1milione) per la zona delle Langhe.

Come vi dicevo, invece Knight Frank ha riportato soltanto le variazioni percentuali dell’incremento, +4.5% per il valore delle tenute a giugno 2014, contro +6.3% nel 2013. Secondo lo studio sono in ripresa i valori delle tenute toscane (+12% nel Chianti e +4% a Montalcino) mentre sono scese dell’8% quelle piemontesi.

Qualche dettagli in più nel prosieguo del post.

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Sud Africa – produzione di vino e superfici vitate, aggiornamento 2013

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Aggiorniamo oggi le statistiche sul settore vinicolo in Sud Africa, che gode di ottima salute grazie alla combinazione di ottime annate in termini quantitativi prodotti (grazie a un forte aumento della resa), di un mercato locale in progresso costante e soprattutto di esportazioni in forte crescita (sopratttutto nel segmento dei vini bianchi) anche grazie alla svalutazione del cambio. Le entrate delle cantine sono in forte crescita, secondo il rapporto pubblicato da Sawis. Analizziamo i dati insieme.

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Italian Wine Brands – profilo e risultati 2013-14

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La prima azienda italiana che si occupa esclusivamente di vino ha fatto il suo ingresso in Borsa a fine gennaio. Si chiama Italian Wine Brands e oggi diamo un’occhiata a cosa fa, come lo fa, quanti soldi fa e quanto è valutato il suo capitale azionario. In due parole, non si occupa di vigneti ma soltanto di acquistare vino sfuso e uve, trasformarle e imbottigliarlo; è la “somma” di due aziende, Provinco e Giordano, e vale circa 77 milioni di euro (110 milioni il valore d’impresa). Dovrebbe quindi avere un multiplo di circa 0.8 volte le vendite, 10 volte l’utile operativo e un prezzo utili di circa 17 volte secondo le nostre stime preliminari. Con un debito di 33 milioni (2.5 volte il MOL) è stata portata in Borsa soltanto con parte del debito originariamente caricato dal private equity a Giordano nel 2006-07 (circa 100 milioni), vedere nostro post dell’epoca. Nel resto del post analizziamo qualche numero, la valutazione e l’andamento storico (non così egregio) delle vendite per la parte “Giordano”. Buona lettura.

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Masi – risultati 2013

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Masi è certamente una delle aziende vinicole più riservate, perlomeno per quanto riguarda la possibilità di analizzare il suo andamento economico. Eppure, secondo alcuni articoli recentemente pubblicati sulla stampa, potrebbe essere in procinto di approdare in borsa, nel mercato dedicato alle piccole aziende (AIM). Sarebbe in realtà la seconda azienda vinicola italiana a provare questa esperienza, visto che negli ultimi giorni è stata ammessa Italian Wine Brands, attraverso un veicolo di quotazione che ha acquistato Giordano e Provinco. Ma torniamo a Masi, per analizzare i dati finio alla fine del 2013. Va detto che Masi è un’azienda vinicola molto profittevole sia in rapporto al fatturato che in rapporto al capitale investito. Questo è frutto di un attento bilanciamento nell’approvvigionamento di materie prime tra vigneti di proprieta e acquisti dall’esterno, ma anche di una segmentazione del prodotto ben fatta, dove la quota di vini DOC, IGT e da tavola è attentamente modulata. I numeri del 2013 e la tendenza degli ultimi anni mostra un percorso di crescita piuttosto lento, frutto di decisioni prudenti e una profittabilità un po’ altalenante, dovuta presumibilmente alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, con un margine MOL del 25%, un ritorno sul capital del 15% e un rapporto debito MOL di 1.4 volte, Masi si pone ai vertici del panorama del settore del vino in Italia. Passiamo a un’analisi più puntuale dei dati.

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