2016


Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2016

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Fonte: elaborazioni I numeri del vino su dati doganali e UN Comtrade

Ragioniamo oggi sul quadro delle esportazioni mondiali di vino nei primi 6 mesi del 2016, dopo aver analizzato i dati puntuali dei diversi paesi produttori. Il primo grafico vi fornisce una buona approssimazione: le esportazioni globalmente non sono cresciute, se sommiamo i dati dei primi 11 paesi produttori mondiali. Il valore esportato è stato di circa 11.4-11.5 miliardi di euro, stabile rispetto allo scorso anno (quando peraltro balzò del 10% a fronte del rafforzamento del dollaro americano), mentre i volumi esportati sono scesi del 2% a circa 45 milioni di ettolitri, dopo essersi attestati al picco storico nel semestre dello scorso anno. In questo contesto, l’andamento dell’Italia va visto in chiave positiva, anche se sappiamo bene che una volta esaurita la spinta dei vini spumanti, probabilmente il nostro export avrà qualche problema a stare al passo degli altri. Per intanto vale la pena di godersi il primato: una quota di mercato del 22.7% sul valore di questo campione di paesi, la più alta di sempre, una crescita che sfiora il 3%, la più alta tra questi paesi. Se Italia, Spagna ma anche Francia vanno bene, sono andate male le esportazioni di Australia, USA ma anche di tutti gli altri paesi. Un semestre strano, quindi, con il vecchio mondo alla riscossa… andiamo a leggere i dati insieme.

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Australia – esportazioni di vino primo semestre 2016

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Le esportazioni australiane non hanno ripetuto l’exploit del 2015 nel corso dei primi 6 mesi di quest’anno, sia che le si guardi in Euro che in dollari o nei dollari australiani. I dati pubblicati da UN Comtrade indicano un totale export in calo del 5% a 672 milioni di euro, interamente legato alla caduta delle esportazioni di vino sfuso, che hanno in passato rappresentato un forte supporto al settore australiano del vino. Il prodotto sta perdendo quota in USA e nel Regno Unito da diversi anni e nel primo semestre la crescita in Cina (+27%, con un raddoppio nel corso degli ultimi 2 anni) non è servita a compensare. Come vedremo domenica sera, non e’ pero’ ancora venuto il momento in cui l’Australia lascerà il posto agli USA come quinta potenza mondiale nell’export di vino, visto che gli USA hanno accusato il colpo della rivalutazione del dollaro nei primi mesi del 2016. Andiamo ad analizzare i dati.

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Spagna – esportazioni di vino – primo semestre 2016

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Le esportazioni spagnole di vino sono cresciute quasi come quelle italiane nel corso dei primi sei mesi, nonostante una dinamica molto negativa dei volumi, legata all’andamento delle vendemmie iberiche, caratterizzate da una incredibilmente ricca produzione nel 2013 e in parte 2014 che si è poi normalizzata nel corso del 2015. La Spagna resta saldamente il leader mondiale nelle esportazioni a volume, 11.5 milioni di ettolitri in sei mesi (-6%), e la terza potenza mondiale in termini di valore esportato, quasi 1.3 miliardi di euro (+2.4%) da gennaio a giugno. A differenza dell’Italia, la Spagna fa fatica a crescere nel segmento spumanti (proprio “sotto attacco” dei nostri prodotti, che hanno una qualità simile a una fascia di prezzo più contenuta), ma va meglio di noi nel segmento dei vini fermi imbottigliati, che con un +5% sono il vero driver dell’export del periodo (quando invece sono il punto debole per le nostre esportazioni). Da un punto di vista geografico, va notato il calo ulteriore del prodotto spagnolo nel suo mercato più importante, la Germania (-5%) che però viene controbilanciato dall’ottima performance in USA (+11%, nonostante il cambio non aiuti più) e soprattutto in Cina, dove gli spagnoli hanno spedito vino per quasi 70 milioni di euro (+40%), contro il nostro magro bottino di 45 milioni di euro (+10%). Cosa ha per i cinesi il vino spagnolo più del nostro? Niente mi viene da dire, soltanto la capacità di essere venduto. Passiamo ai numeri.

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Importazioni di vino in Italia – primo semestre 2016

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Nei primi 6 mesi 2016 l’Italia ha importato meno vino dello scorso anno. Si tratta per lo più di mancate importazioni di vini sfusi, che a logica dovrebbero fare da specchio alla disponibilità di vino comune nel mercato domestico. Come abbiamo visto qualche giorno fa, per i vini da tavola il 2015 è stata è una ottima annata in termini di volume. Infatti sono proprio i vini da tavola a subire un calo di oltre il 40% dei volumi. Viaggia invece in decisa controtendenza l’importazione di vini spumanti, principalmente Champagne, che crescono di oltre il 30%, seppur nel semestre poco significativo. Tirando le somme, l’Italia ha importato vino per 123 milioni di euro, in calo dell’8%, a fronte di un volume di 860mila ettolitri, il 40% in meno del semestre 2015. Andiamo a leggere insieme i dati.

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Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2016

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Analizzare i dati di IWB purtroppo non è semplice, visto l’innumerevole quantità di aggiustamenti che il management ha ritenuto di portare ai numeri, che includono anche poste prettamente operative quali una campagna pubblicitaria televisiva. Detto questo, l’azienda continua a subire l’impatto di due fattori: 1) l’esposizione al mercato italiano, 30% circa, che risulta difficile particolarmente nel segmento di Giordano Vini e 2) in misura direi preponderante il calo strutturale del canale di vendita che ha reso Giordano famoso, il telefono, che cala dell’11% ma rappresenta ancora il 30% delle vendite. Nel primo semestre sebbene le vendite via internet siano cresciute, il canale di vendita televisivo è calato e ciò ha determinato l’andamento negativo del fatturato consolidato (65 milioni, -2%), nonostante il forte incremento di vendite della divisione B2B Provinco. A oltre un anno dall’aggregazione, si può dire che per ora le sinergie tra le due entità sono servite a tamponare il calo di utili di Giordano, che sembra strutturale: il MOL consolidato del primo semestre è stabile se aggiustato, mentre cala dell’11% prima degli aggiustamenti. L’azienda mantiene un livello di indebitamento piuttosto contenuto (23 milioni di euro, meno di due volte il MOL), ma certamente le promesse espresse in fase di quotazione non sono per ora tradotte in numeri. Di nuovo, non perché le sinergie non stiano emergendo (come dichiarato dai dirigenti nel comunicato stampa), ma più semplicemente perché la l’attività di Giordano è purtroppo sotto forte pressione. Passiamo ad analizzare i numeri.

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