2022


Il consumo di vino in USA – aggiornamento Wine Market Council 2021-22

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Diciamolo subito: senza l’intelligenza artificiale non avrei mai trovato questo materiale del Wine Market Council.

Il Wine Market Council dicevo appunto sviluppa statistiche sulla struttura dei consumi americani di vino. Come potete immediatamente leggere dalle statistiche soltanto un terzo degli americani consuma vino, mentre quasi il 40% non beve niente o quasi niente. Ci troviamo dunque di fronte a un mercato grande ma “diverso” da quelli vicini a noi. Innanzitutto, per gli americani il consumo “abituale” non è giornaliero. Soltanto il 7% di quel 33%, quindi il 2% degli americani beve vino giornalmente. È più da intendere come abitudine settimanale (la metà dei bevitori) o anche meno che settimanale (circa il 45%). C’è poi un tema di fasce di età, che invece accomuna credo tutti i paesi del mondo: i giovani bevono meno vino e più bevande alcoliche, forse per le abitudini della loro età (e allora si trasformerà), ma forse anche per stili di consumo diversi. Così si scopre che a fronte del 40% circa di americani 70enni o più che bevono vino, meno del 30% della fascia 21-29 anni lo fa. Il tutto nell’ambito di un consumo di vino che in % alla popolazione totale è arrivato nel 2021 al minimo degli ultimi anni (la storia arriva al 2015), con un calo sia dei consumatori abituali che di quelli sporadici (il che differisce dai nostri mercati in cui i primi scendono e gli altri salgono). Ah, ultima cosa non meno importante: le donne consumano più vino che gli uomini, non viceversa come da noi! Bene, se vi interessa l’argomento nel resto del post ci sono ulteriori dettagli, grafici e tabelle.

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Consumo di vino in Francia (dati 2022) – confronto con Italia e focus sui giovani

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Fonte: France AgriMer

Le indagini sui consumi di vino destano sempre il mio interesse, sia per capire le differenze tra diverse culture, sia soprattutto per capire se e quanto il settore del vino sarà soggetto a un declino nel lungo termine. Il rapporto sui consumi di vino in Francia è costruito in modo simile a quello italiano e sottolinea un calo strutturale nel consumo di vino, soprattutto nel segmento dei giovani. Il confronto con i dati italiani mette però in luce importanti differenze. Innanzitutto il consumo di vino in Francia è più diffuso che in Italia: il 63% dei francesi beve vino contro il 55% degli italiani. In secondo luogo, la preoccupazione del calo della penetrazione tra i giovani francesi non si vede nel mercato italiano. Come mai? Il consumo di vino tra i giovani in Francia viene da % elevatissime: nel 2015 il 67% dei giovani tra 18 e 24 anni consumavano vino contro il 40% degli italiani. È ovvio che ora sono scesi al 54%, mentre in Italia da una base più bassa si è saliti grazie al consumo sporadico (e credo al prosecco e agli aperitivi) al 45%. Idem per la fascia di 25-34 anni (35 per i francesi, ma fa niente): loro partivano dal 72%, noi dal 54% della popolazione nel 2015, loro hanno perso 5 punti e noi ne abbiamo guadagnati 4. Dunque tirando le fila, sembra chiaro che i francesi bevono di più (il 81% beve bevande alcoliche contro il 66% in Italia) e che dunque avranno più da perdere in futuro, anche se c’è un numero che non torna nel ragionamento: soltanto l’11% dei francesi beve vino tutti i giorni contro il 17% degli Italiani. Passiamo a qualche dato in più.

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Il valore dei vigneti in Italia per denominazione – dati CREA, aggiornamento 2022

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Un anno fa di questi tempi ci domandavamo se la crescita dei prezzi dei vigneti nel 2022 fosse stata in grado di compensare la fiammata inflazionistica (8%). Il post di oggi è il primo dei due che affrontano questo tema (per il secondo i dati non sono ancora pubblicati) e offre una visione sui prezzi (minimi e massimi) di circa 70 denominazioni/aree vinicole italiane. Molti di questi prezzi che trovate nel post (e nella sezione Solonumeri, con i dati annuale che arrivano indietro fino al 2000) non sono cambiati, ma altri per esempio in Friuli Venezia Giulia, Valtellina o nelle Langhe hanno subito un sostanzioso aggiornamento (per spiegarci: molti di questi valori restano uguali per anni e poi vengono aggiornati “tutto in un compo”). Ad ogni modo, la media di questi aggiornamenti dice 4% circa, ossia la metà del tasso di inflazione. Qualche segno lo avevamo già visto nel 2021, quando all’inflazione del 2% corrispondeva un incremento del valore dei vigneti dell’1.6% medio. Comunque, tutto dentro, in media avendo acquistato un vigneto a 100 nel 2000 il suo valore a fine 2022 sarebbe di circa 170.

I vigneti più costosi nel loro prezzo massimo si confermano quelli delle Langhe, dove ora viene esposto un valore di 2 milioni a ettaro (era 1.5 milioni fino al 2021), poi viene Montalcino (0.9 milioni), Lago di Caldaro (0.9 milioni), Bolgheri (0.7 milioni), Valdobbiadene (0.6 milioni) e via tutti gli altri. Giusto per chiarire: la zona della Valpolicella/Verona non sono censite in questo rapporto. Continuiamo l’analisi nel resto del post.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2024

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Buongiorno. Il lavoro di oggi riguarda la valutazione delle aziende vinicole quotate, con I prezzi rilevati intorno al 15 gennaio e i multipli di mercato proiettati al 2024 e al 2025 secondo le stime degli analisti. Come sapete il 2023 è stato un anno eccellente per le borse mondiali, con crescite superiori al 20%. In questo contesto, se consideriamo il valore azionario cumulato del nostro campione (che è fatto dalle medesime aziende dell’anno scorso) troviamo un risultato nettamente meno positivo, circa +6%. Quindi la prima considerazione è che il settore del vino ha avuto un 2023 meno positivo che in altri settori (comprensibile, visto che i grandi temi del 2023 sono stati i tassi di interesse che hanno favorito le aziende del settore finanziario e la tecnologia, che ha supportato le “magnifice 7” americane). Nonostante questo, le valutazioni sembrano essere in leggera crescita. Le aziende della Champagne sono quotate a 2.9 volte le vendite, erano 2.7 lo scorso anno, le aziende internazionali stavano a 5.0 volte le vendite sono ora a 5.2 volte (ma senza Constellation Brands si scende da 4 a 3 volte), quelle europee (Schloss Wachenheim, Advini, IWB e Masi) stanno a 1.3 volte le vendite contro 1.2 volte lo scorso anno. Il 2024 è un anno molto più incerto: il crollo dell’inflazione farà calare i tassi di crescita (che per le aziende sono “nominali”), le valutazioni sembrano piuttosto elevate. Vedremo. Per ora se siete interessati nella tabella all’interno trovate altri grafici e la tabella con tutti i numeri.

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Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2022

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Il rapporto annuale sull’andamento del Prosecco Superiore è stato puntualmente pubblicato dal Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG con i dati relativi al 2022. Il quadro che ci viene presentato è di una produzione in leggero calo a 104 milioni di bottiglie e di un valore della produzione in leggera crescita, +2% a 634 milioni di euro, sostenuto soprattutto dalle vendite all’estero (+7%), mentre l’andamento commerciale nel mercato domestico è stato stabile (e leggermente negativo in termini di volume). Stupiscono i dati relativi ai canali di vendita, con internet che si dimezza rispetto all’anno precedente, mentre facendo attenzione alla data di riferimento (2022 e non 2023) sono positivi gli andamenti nei principali mercati di esportazione, salvo la Scandinavia, Australia e Nuova Zelanda, Russia, Francia e Benelux. Il Prosecco Superiore resta anche nel 2022 un prodotto a “maggioranza italiana” in termini di vendite, con il 58% del valore ma con una sempre maggiore diversificazione geografica. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

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