2023


Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca – aggiornamento 2023

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

Seconda puntata dell’elaborazione dei dati del rapporto Mediobanca sulle principali aziende italiane, che include le aziende con oltre 100 milioni di fatturato. Oggi ci concentriamo su qualche indicatore più particolare, come il capitale investito, i margini e il ritorno sul capitale. Nel 2023 si sono realizzate alcune aggregazione aziendali che hanno spostato un po’ l’asticella per alcune aziende, come Antinori e Argea. Nei dati aggregati a fronte di una crescita delle vendite del 5%, il valore aggiunto è cresciuto dell’8%, l’utile operativo del 6%, mentre l’utile netto è calato del 15%. Vari fattori sono da considerare, quali acquisizioni non completamente consolidate, aumento del costo del debito (e maggiore debito, +23%), ammortamenti delle differenze di consolidamento e via dicendo, per spiegare il calo degli utili.

Non è sicuramente la fotografia del settore (quella invece la dà il rapporto Mediobanca di aprile), ma di quella parte del settore in cima alla piramide che sta portando avanti le aggregazioni aziendali. Antinori resta il punto di riferimento in quanto a margini di profitto e entità del capitale investito, mentre perde qualche punto in termini di ritorno sul capitale, dove continua ad eccellere Santa Margherita.

Passiamo ai dati di dettaglio, inclusi grafici e il grafico animato dell’evoluzione del capitale investito.

 

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Fantini Group – dati di bilancio 2023

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Nel 2023 Fantini Group ha subito un leggero calo delle vendite (-4% a 86 milioni) che però è stato completamente assorbito dalla riduzione dei costi, anche grazie all’allentamento dei prezzi delle materie prime. Il contenimento degli investimenti su livelli particolarmente bassi ha invece consentito di ridurre ulteriormente il livello dell’indebitamento da 60 a 50 milioni di euro, quindi da 3 a 2.6 volte l’EBITDA, che vi ricordo nel caso di Fantini era cresciuto nel 2020 quando l’azienda era passata di mano con l’ingresso del private equity (4 volte l’EBITDA alla fine del 2020), attraverso una manovra di leverage buy-out. Dopo il 2023 non particolarmente positivo dal punto di vista commerciale, gli amministratori hanno fornito una visione più positiva per il 2024, dove a un consolidamento dei volumi della GDO (tradotto: sono in leggero calo…) si combina un andamento invece positivo del canale Ho.Re.Ca.

Passiamo a una breve analisi dei dati con ulteriori grafici e la tabella riassuntiva.

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Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2023 – fonte: Area Studi Mediobanca

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

Grazie ai dati di Area Studi Mediobanca, integrati con qualche bilancio scaricato, presentiamo oggi la graduatoria delle maggiori aziende vinicole italiane per fatturato e, ancora più rilevante, per valore aggiunto. Rispetto agli scorsi anni, il rapporto di Mediobanca ha un “taglio” a 100 milioni invece che a 50 milioni di fatturato, il che implica un accorciamento della nostra classifica da circa 30-35 a 25 aziende.

Fatta questa premessa, cosa ci dice questa classifica? Sicuramente che il settore si sta consolidando, grazie ad alcune aziende come Argea, Italian Wine Brands e Mack & Schuhle. Oggi abbiamo 24 aziende con oltre 100 milioni di fatturato. Lo vediamo anche dalla crescita del fatturato di queste aziende, +5%, che è chiaramente superiore al trend organico del 2023.

Dobbiamo anche sottolineare che per la prima volta un’azienda italiana ha fatto un grosso investimento fuori dall’Italia: Antinori con Stag’s Leap Wine Cellar ha ulteriormente rafforzato la sua posizione di principale azienda italiana del settore in termini di valore aggiunto, pur con un significativo incremento del debito.

La classifica del fatturato vede dunque primeggiare CantineRiunite/CIV/GIV come al solito ma ritrova Argea e Italian Wine Brands come numero due e numero tre. Quella del valore aggiunto (a mio parere, la vera classifica…), dopo Antinori trova nel 2023 Santa Margherita, Cantine Riunite/CIV/GIV e Frescobaldi, essenzialmente senza variazioni rispetto al 2022.

Passiamo a un commento più dettagliato con tutte le tabelle e i grafici animati.

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I principali ecommerce italiani di vino – dati 2023

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L’ecommerce di vino ha subito un secondo anno di “ridimensionamento” delle vendite dopo il boom relativo al Covid. Le 5-6 aziende analizzate in questo post hanno subito un calo del 7-8% del fatturato nel 2023 (-12% escludendo l’exploit di Bernabei) rispetto al 2022 e hanno subito una perdita cumulata di circa 18 milioni di euro, contro i 16 del 2022, pur mettendo ricorrendo a misure molto drastiche di taglio dei costi operativi e ristrutturazione dell’attività. La strategia seguita da tutte è stata quella di cercare di limitare le perdite, anche con un incremento del margine lordo, in particolare per Vino.com che si è portata al di sopra di tutte, e con l’eccezione di Berbabei, che è il chiaro “outlier” nell’analisi, essendo l’unico con un fatturato in crescita (+24% a 28 milioni), fonte dell’espansione dell’attività in nuove nicchie ma anche di un deciso cambio di passo nei prezzi, tale da ridurre il margine sulle vendite dal 28% del 2022 (perfettamente in media con gli altri operatori) al 19% del 2023.

Ultima annotazione prima di addentrarci nei dati, con tabelle e ulteriori grafici, due aziende hanno ricevuto ulteriori contributi dai soci nel 2023, stiamo parlando di Vino.com (4 milioni) e Tannico (10 milioni).

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Casa Vinicola Zonin – risultati 2023

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Il 2023 è stato il primo anno del nuovo assetto organizzativo di CV Zonin, che come sapete è detenuta in parte dalla famiglie e in parte da fondi di private equity. Non è stato però il primo anno “pulito” per l’azienda in quanto influenzato dal cambio di distributore sul mercato americano e da una coda di oneri straordinari, che insieme hanno portato a un leggero calo delle vendite (-3% a 194 milioni, peraltro non dissimile da altre grandi realtà del settore in Italia) ed a una significativa perdita (13 milioni di euro).

In tutto questo, un ulteriore miglioramento del capitale circolante e l’assenza di dividendi per gli azionisti hanno consentito di contenere l’indebitamento (90 milioni da 87 del 2022).

Il 2024 si è aperto sotto migliori auspici, con un budget improntato alla crescita delle vendite e dei margini, che si è materializzato anche nel primo trimestre dell’anno, secondo la dichiarazione degli amministratori. Gli spazi di recupero sono significativi: nel 2019, prima del COVID, CV Zonin già integrata con le tenute agricole aveva un margine EBITDA dell’11% su 197 milioni di fatturato, oggi con un fatturato simile il margine è sceso al 6%. Spulciando tra i dati di bilancio, il problema è quello degli acquisti di materie prime, che sono saliti dal 43% del 2019 al 51% del 2023, vanificando i miglioramenti messi a segno nel controllo degli altri costi.

Ulteriori dettagli, commenti, grafici e tabella dettagliata con i numeri nel resto del post.

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