Continuiamo a commentare i dati del rapporto Mediobanca (disponibile qui). Dopo i numeri generali e quelli delle aziende vinicole, e’ oggi la volta delle cooperative.
I risultati delle cooperative vinicole, come sappiamo, sono piu’ difficilmente leggibili di quelli delle aziende. Nonostante questo, ci sono degli spunti interessanti a guardare questi numeri. Come per le aziende vinicole, nel 2009 le cooperative hanno visto ridursi le vendite ma anche l’indebitamento (seppur in modo molto meno marcato rispetto alle aziende). Le questioni che pero’ mi sembra opportuno sollevare oggi riguardano altro: (1) le cooperative sono troppo orientate sul mercato italiano, che nel medio termine e’ un posizionamento perdente; (2) il loro indebitamento, per quanto non critico (data la azionaria cooperativa) e’ resta alto; (3) per quanto il ciclo di investimenti si sia interrotto meno bruscamente che per le aziende, i numeri dal 2003 al 2009 indicano che le aziende vinicole creano piu’ occupazione che le cooperative: come vedrete dal grafico (l’ultimo), fatti 100 i dipendenti delle cooperative del 2003 oggi sono 113, contro 118 delle aziende vinicole.
bilancio 2009
I risultati 2009 delle aziende vinicole italiane – rapporto Mediobanca 2011
1 commentoDa quanto il rapporto Mediobanca separa aziende da cooperative, i dati chiave da leggere sono diventati quelli delle aziende. Nel 2009 i trend chiave sono piu’ chiari: il calo delle vendite e’ stato piu’ che compensato dai minori costi esterni (materie prime e servizi), l’utile netto e’ triplicato e gli investimenti sono scesi (finalmente?) sotto gli ammortamenti. In altre parole, le aziende hanno investito il meno possibile, un livello tale da non essere probabilmente sostenibile nel futuro a patto di non voler mettere a repentaglio le prospettive aziendali. Molte delle tendenze che avevamo visto nel post precedente sull’andamento generale del campione sono qui piu’ nette, non essendo diluite dalla poca significativita’ dei dati delle cooperative. Il 2009 e’ stato poi l’anno della generazione di cassa, complice il crollo degli investimenti (50-60 milioni sotto la media degli ultimi anni) e al rilascio di capitale circolante (altri 60 milioni), il combinato di queste 76 aziende ha generato circa 135 milioni di generazione di cassa e fatto calare il debito di circa 100 milioni (la differenza essendo presumibilmente stata distribuita agli azionisti). E’ questo un dato senza precedenti da quando il rapporto viene redatto, anche se come potete facilmente apprezzare i due aspetti sottolineati sono stati critici e senz’altro non saranno sostenibili nei prossimi anni. La conclusione e’ dunque che le aziende vinicole italiane hanno tirato decisamente i remi in barca e si sono concentrati sulla “gestione per la cassa” che ha caratterizzato moltissime (tutte?) le imprese non solo del mondo delle bevande alcoliche.
I risultati delle prime 103 aziende e cooperative vinicole – rapporto Mediobanca 2011
1 commentoIniziamo la carrellata dei dati del rapporto Mediobanca 2011 con i dati delle principali aziende vinicole italiane fino al 2009 (103 aziende, di cui 27 cooperative, con oltre 25 milioni di vendite). Come nota metodologica, i dati 2005-2009 sono pubblicati da Mediobanca, quelli precedenti sono stati da me ribasati mantenendo le proporzioni con i numeri dei nuovi rapporti (che hanno un campione differente). Che cosa si legge in questo rapporto? (1) che le vendite nel 2009 sono scese del 4%, all’incirca uguale tra Italia ed estero (anche se poi le cooperative sono andate bene in Italia e le aziende all’estero); (2) che nel 2010 le vendite sono rimbalzate del 5% (secondo l’83% delle aziende del campione), fatto di un +2% in Italia e di un +8% all’estero; (3) che i margini di profitto nel 2009 si sono stabilizzati dopo due anni di calo (grazie al calo del costo delle materie prime), pur restando al minimo storico dal 2000 a questa parte; (4) che gli investimenti sono stati tagliati a un livello poco sopra il livello di mantenimento, dopo diversi anni di investimenti nella crescita; (5) che anche grazie a un contenimento del capitale circolante, per la prima volta dal 2000 il debito cumulato del settore non e’ cresciuto ma e’ sceso; (6) che nonostante il calo delle vendite il personale occupato non e’ sceso (+0.2%). Verrebbe da dire che ci vuole un piano di ristrutturazione/aggregazione per migliorare la produttivita’ del lavoro…
Mi sembra che la carne al fuoco sia molta. La approfondiremo anche in qualche post successivo “specialistico” su aziende, cooperative e produttori di spumanti.
Sektkellerei Schloss Wachenheim AG – presentazione e risultati 2009-10
nessun commentoE’ un po’ di tempo che giro intorno a questa azienda, la Sektkellerei Schloss Wachenheim AG. Sono sempre stato scoraggiato dai bilanci mai tradotti in inglese che mi lasciano nel buio totale della ostica lingua tedesca. Pero’ oggi credo sia importante cominciare a guardarla, perche’ la SSW (cosi’ la chiamo di qui in avanti) ha una dimensione e un’esposizione di mercato che possono essere un interessante riferimento per gli spumanti italiani. Chi e’ questa SSW? E’ un produttore di vino spumante che nasce come un operatore locale tedesco che che si e’ espanso all’estero, principalmente in Francia e in Est Europa. Oggi le sue vendite di circa EUR267 milioni sono quasi esattamente divise tra questi tre mercati: il 33% e’ fatto nel mercato domestico, il 36% in Est Europa (dove l’azienda opera a sua volta attraverso un’altra azienda quotata) e il restante 31% e’ realizzato in Francia. Il suo marchio “bandiera” e’ Faber, ma anche Muscador in Francia e’ un nome piuttosto conosciuto nel mercato francese. Visto che qualcuno si ricordera’, questa NON e’ l’azienda che ha comperato Mionetto, che invece non e’ quotata ed e’ molto piu’ grande. Questo post pero’ ha l’obiettivo di richiamare la vostra attenzione sulla presenza di aziende medio-grandi in mercati come la Germania che operano nel segmento degli spumanti: anche l’Italia meriterebbe di avere un soggetto di queste dimensioni con una struttura azionaria aperta al mercato… Cerchero’ di dribblare la lingua tedesca e a tenervi aggiornato nei prossimi mesi…
Gambero Rosso – bilancio 2009
nessun commentoGrazie al contributo di Carlo Macchi possiamo analizzare un po’ da vicino il processo di ristrutturazione del Gambero Rosso. E’ un piano che sta avendo successo, anche se il nuovo azionista ha apportato un capitale minimo (2 milioni di euro nel 2008). Ma quello che conta e’ che l’attivita’ editoriale e televisiva dell’azienda continua. La produzione di contenuti, la guida e le iniziative per spingere i prodotti italiani sono senz’altro a vantaggio di tutti. I numeri cominciano a prendere corpo: per la prima volta dopo anni il MOL e’ significativamente superiore al punto di pareggio e il debito incomincia a calare. Il piano di ristrutturazione e’ stato doloroso, essendo passato per una ridefinizione del contratto con SKY, il blocco del turnaround del personale, la ridefinizione della guida e la crescita delle attivita’ promozionali all’estero. Che cosa si aspetta l’azienda per il 2010? Un ulteriore miglioramento dei conti, grazie anche al rinnovo della cassa integrazione, il calo dei costi del personale e degli affitti che e’ cominciato a inizio 2009. Nei primi 5 mesi del 2010 il MOL e’ leggermente migliorato rispetto all’anno scorso, anche se i risultati del gruppo saranno soprattutto visibili nella seconda parte dell’anno.