I numeri del primo semestre 2020 annunciati a fine luglio da Concha y Toro sono stati fragorosamente positivi, soprattutto letti alla luce della crisi che stiamo attraversando. Questo ci consente di fare una considerazione generale: non si è bevuto meno vino, si è bevuto in modo diverso e comperando in altri posti. Chi è nel posto giusto va a finire che ci guadagna. E Concha y Toro ha buoni vini ma è soprattutto esposta alle vendite al dettaglio più che alla mescita nei ristoranti. Questo, oltre all’eccellente esecuzione della strategia di focalizzazione su alcuni prodotti (Casillero del Diablo e una serie di altri che abbiamo qui nominato in passato) e mercati (fondamentalmente tutta l’America, la Cina il Giappone e i paesi nordici europei) ha fatto esplodere gli utili: le vendite in valuta locale sono cresciute del 16%, anche grazie al cambio, ma i margini sono esplosi, guadagnando circa 5 punti percentuali e consentendo un +53% nel margine operativo lordo e un +50% dell’utile netto. Il debito non scende molto (-5%) ma il forte progresso della redditività consente un deciso calo del rapporto debito/EBITDA. E a luglio le cose sembrano essere ancora andate bene, anche se non così come nel primo semestre. Passiamo ai dati.
bilancio 2020
Masi – risultati primo semestre 2020
nessun commentoI conti del primo semestre di Masi mostrano chiaramente l’impatto del COVID sul segmento alto del vino, più esposto al canale della ristorazione. Le vendite che erano calate solo del 2% nel primo trimestre sono invece crollate del 47% nel secondo, per chiudere con un calo del 27% nel semestre. È evidente il “peggioramento” del mix delle vendite, visto lo scivolone dei “top wines” (Amarone e poche altre referenze) a vantaggio dei “classical wines”, cioè i vini base della gamma. Ma negli ultimi tempi Masi ha compiuto diversi passi importanti. Dal punto di vista dell’attività sono cambiati i distributori in Germania e Stati Uniti (Santa Margherita). Questi sono due mercati un po’ scoperti per Masi, perlomeno considerando quanto sono importanti per il settore in Italia. Masi ha poi lanciato l’ecommerce. Dal punto di vista dell’azionariato è finalmente terminata l’esperienza del private equity che ha venduto le proprie azioni ad altri investitori (qualche investitore di borsa e una quota del 5% alla finanziaria di Renzo Rosso). Le azioni in Borsa sono scivolate intanto al minimo storico di 2 euro circa, che valutano l’azienda poco più di 64 milioni di euro. Considerando il poco debito, si può certamente dire che la valutazione è oggi inferiore al combinato del valore delle terre e del vino in fase di invecchiamento in cantina… passiamo a commentare qualche dato insieme.
Treasury Wine Estates – risultati 2019/20
nessun commentoTWE ha la fortuna di chiudere l’anno a giugno e quindi i numeri che presentiamo oggi non danno l’idea dell’impatto del virus sui conti, nonostante la forte esposizione dell’azienda alla Cina: le vendite sono calate “solo” del 6% e l’utile operativo del 23% con volumi a -8%. Se però restringiamo il confronto al solo secondo semestre dell’anno ci accorgiamo di una realtà ben diversa, fatta di un -16% di fatturato (che comunque non è così drammatico) ma un -59% in termini di utile operativo. Nelle due aree più importanti per il gruppo, Asia e America, TWE ha subito un calo degli utili di oltre il 50% nel semestre gennaio-giugno (il secondo per loro). In America ha però subito il “de-stocking” dei distributori, quindi ha venduto di meno di quanto hanno venduto a loro volta i loro clienti (per circa il 7%), mentre in Cina dopo cali del 50% e più in febbraio-marzo, l’attività è migliorata per chiudere con un +40% in giugno sull’anno scorso. Forte di una struttura finanziaria stabile e di un rapporto debito/EBITDA di poco superiore a 1x, TWE non cambia strategia, anzi rilancia: sta comperando vigneti in Europa (Francia, per ora) per arricchire la sua offerta di vini di “lusso” sotto il marchio Penfolds. Passiamo all’analisi dei dati.
LVMH – risultati primo semestre 2020
nessun commentoCon un calo del 20% delle vendite e del 23% dell’utile operativo nei primi 6 mesi del 2020, la divisione wine&spirits di LVMH è passata da essere il fanalino di coda del gruppo alla parte più resistente alla crisi. Infatti, l’interruzione dei flussi turistici ha avuto un impatto ben più devastante sulle altre divisioni di quanto non abbia avuto lo stop di bar e ristoranti per i vini, Champagne e Cognac del gruppo. Giusto per fare qualche esempio, i beni di lusso sono giù del 46% come utile operativo (parliamo di Louis Vuitton, Balenciaga, Loro Piana e via dicendo), i profumi e cosmetici, ma anche gli orologi e la gioielleria (Bulgari, Tag Heuer, Hublot) sono passati direttamente a una perdita operativa, il retail (Sephora e DFS negli aeroporti) sono in profondo rosso. Ovviamente non c’è da rallegrarsi, anche se la distribuzione globale di LVMH, con un rapido spostamento dall’Asia al Nord America delle vendite ha aiutato. In tutto questo, cognac meglio di Champagne, soprattutto dal punto di vista dei margini. Passiamo ai numeri.
Constellation Brands – risultati primo trimestre 2020
nessun commentoConstellation Brands è una delle prime aziende che pubblica i risultati trimestrali in piena crisi COVID, essendo il suo primo trimestre un Marzo-Aprile-Maggio. Avendo il baricentro americano, ha poco più di due mesi immersi nel lockdown. I dati sono meno peggio di quello che ci si potesse immaginare, soprattutto dal punto di vista dei margini. Bisogna premettere che il mercato americano è un mercato “off-trade” (o “off-premise), quindi dove si vende di più, in proporzione, attraverso il dettaglio che non attraverso ristoranti e bar (“on-trade” o “on-premise”), e quindi l’impatto delle chiusure dei ristoranti ha avuto un impatto forte. È però evidente che trovarsi davanti a un calo delle vendite del 6-7% e di un calo degli utili limitato al 3% è piuttosto sorprendente (prima di fare i conti con Canopy Growth che sta portando perdite colossali sotto la linea dell’utile operativo). Il calo degli investimenti sta poi consentendo a CBrands di ridurre gradualmente i debiti, pur mantenendo una buona remunerazione per gli azionisti. L’andamento in borsa delle azioni del gruppo è simile quello di molti altri titoli della borsa americana: a 186 dollari il titolo è vicino a dove stava prima dell’inizio della crisi.
La strategia nel segmento del vino continua: altri brand sono stati venduti (inizialmente esclusi dall’operazione con Gallo per problemi di Antitrust), ma udite-udite Constellation non sta soltanto vendendo brand nel segmento vino: ha appena comperato Empathy Wines, un marchio digitally native (altra parola che sentirete molto in futuro), cioè che ha cominciato e continua a vendere solo via ecommerce. Piccolo (15mila casse, 2000 clienti) ma in crescita vertiginosa con tutta una serie di caratteristiche ultimamente eccitanti: diretto al consumatore, alta qualità, vini prodotti in modo sostenibile, digital marketing, profitto giusto per il produttore, e via dicendo. Bene, dopo tante parole commentiamo qualche numero.