bilancio 2024


Italian Wine Brands – risultati 2024

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Come annunciato con alcuni dati preliminari a febbraio, il 2024 di Italian Wine Brands si è concluso con un ulteriore importante progresso nei margini e nella generazione di cassa – già vista nel primo semestre – ottenuta nonostante un calo del 6% del fatturato (diventato più evidente nel secondo semestre, -9%) a 402 milioni. I principali dati parlano di un EBITDA cresciuto del 14% a 50.4 milioni (46.6 dopo i costi straordinari), di un utile operativo balzato del 30% a 40 milioni (36 dopo i costi straordinari) e di un utile netto di 25 milioni, 34%. Il debito scende di 25 milioni a 76 milioni, con un rapporto (incluso IFR16) di 1.8 volte l’EBITDA. Ottimi risultati, dunque, ottenuti grazie al calo di alcuni costi parzialmente fuori controllo dell’azienda (vetro, energia, materia prima vino) ma anche grazie alle sinergie di costo già previste con le acquisizioni fatte, visibili per esempio in un costo del personale stabile.

Le prospettive del 2025 non sono state quantificate ma “qualificate”, ossia fare meglio del 2024. La struttura dei costi può migliorare ancora, l’azienda ha ora un debito tale da consentire nuove acquisizioni (e qualcosa potrebbe succedere leggendo la presentazione), alcuni trend interessanti di medio termine sono nel mirino, quali i vini low/no alcohol oppure i vini biologici in alcuni mercati. Le preoccupazioni non mancano, a cominciare dagli USA dove IWB ha anche investito in un importatore, ma che ha comunque un’esposizione dell’8%, quindi “gestibile”.

Il titolo in borsa ha una capitalizzazione di circa 200 milioni di euro e (al 22 marzo) è cresciuto del 9% negli ultimi 12 mesi, calando invece del 9% da inizio anno.

Grafici tabelle e ulteriori commenti nel resto del testo.

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LVMH divisione vino – risultati 2024

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La divisione vino di LVMH ha archiviato un anno orribile. Le vendite sono calate dell’11% (8% in termini organici), l’utile operativo del 35%. Siamo tornati al 2019 circa come vendite e al 2015 come utili. Il Cognac è andato molto peggio che lo Champagne, sia per perdita di fatturato (-15% rispetto a -8%), ma anche in termini di perdita di margini, tanto che nel 2024 ha guadagnato di più la divisione Champagne/vini che non quella Cognac/spiriti, sia in termini assoluti che relativi. Il secondo semestre è stato anche peggio del primo per il Cognac, un po’ meno peggio per lo Champagne. Ovviamente, i mercati asiatici sono andati peggio di tutti gli altri.

A guardare bene i dati, LVMH ha anche tagliato gli investimenti nel 2024 rispetto al passato e gli sono esplose le scorte di prodotti, con rilevanti svalutazioni di semilavorati, immaginiamo nel segmento del Cognac.

Le prospettive non sono buone, soprattutto considerando il tenore solitamente positivo (per quanto mai quantitativo): leggere che bisogna affrontare il 2025 con pragmatismo e attenzione non è bello. A proposito, Moet & Chandon rimpiazzerà Ferrari nelle premiazioni delle gare di formula 1.

Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata di numeri con tutti i grafici e tabelle allegate.

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Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2024

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Constellation Brands ha riportato un trimestre molto debole, caratterizzato dal solito andamento negativo della divisione vini e spiriti (vendite al dettaglio -4%), costantemente afflitto dalle continue dismissioni (ultima vendita: Svedka Vodka – spedizioni -16%), ma questa volta anche da un sostanziale rallentamento della “locomotiva” della birra (spedizioni +2%, vendite al dettaglio +3%). Risultato finale: venerdì 10 gennaio 2025 le azioni del gruppo sono crollate del 17% a fronte di una riduzione delle previsioni di utili per l’anno fiscale che chiude a febbraio 2025. La birra doveva crescere del 6-8% secondo i piani, ora siamo a 4-7%, il vino doveva calare (escludendo le dismissioni) del 4-6% secondo le attese di ottobre, adesso diventa meno 5-8% – ma ricordo che alla fine del primo trimestre a maggio 2024 si parlava di +0.5/-0.5%!!!. Ovviamente il quarto trimestre per Constellation Brands è quello meno significativo e quindi i giochi per l’anno sono fatti.

Le indicazioni sull’utile di fine anno sono state leggermente riviste al ribasso. L’azienda continua a pagare dividendi e a ricomprare azioni, ma negli ultimi tempi a un ritmo superiore a quello con cui genera cassa. Se ci confrontiamo con la situazione di 12 mesi fa, il debito netto sale di circa 850 milioni, dopo che l’azienda ha pagato agli azionisti 1.4 miliardi di dollari.

Passiamo a una breve analisi con ulteriori grafici e la tabella riassuntiva.

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Cavit – risultati 2023/24

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La dismissione di Casa Girelli ha determinato un calo delle vendite di Cavit nell’esercizio chiuso a maggio 2024, ma non un peggioramento dei risultati economici e neanche un cambio significativo della posizione finanziaria dell’azienda, che resta molto solida. La lettura dei dati non è semplice, anche se dal bilancio 2022-23 in una tabella veniva esposto il fatturato di Casa Girelli di 33 milioni di euro (ma con dentro circa 7 milioni di Cesarini Sforza per quanto capisco). Leggendo qua e là si evince che Cavit ha incorporato molti dei dipendenti e parte della produzione, il che non consente di determinare come sarebbero andate le vendite senza l’operazione.

I dati mostrano un fatturato in calo del 5% a 253 milioni, un incremento del 5% degli acquisti dai soci a 105 milioni (ma da un punto di minimo del 2022), una cassa netta che cala leggermente da 25 a 22 milioni di euro.

Le prospettive sono piuttosto cupe: “Anche l’esercizio 2024-25 si svolgerà in uno scenario di mercato prevedibilmente in flessione, confermando le dinamiche degli ultimi due anni: forte contrazione dei vini rossi, contenuta riduzione dei vini bianchi e tenuta/crescita dell’area spumantistica. Mentre l’inflazione mostra segni di rallentamento, i consumi reali continuano a essere sotto pressione a causa della riduzione del potere d’acquisto. La consolidata strategia di diversificazione per canale/nazione/linea di prodotto ed il costante rafforzamento dell’area spumantistica ci permettono di contenere le pressioni su fatturati e redditività, prevedibile conseguenza del contesto di riferimento”.

Ulteriori commenti, con grafici e tabella nel resto del post.

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Laurent Perrier – risultati primo semestre 2024

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Laurent Perrier è la terza azienda della Champagne di cui analizziamo i risultati semestrali, in questo caso spostati al periodo aprile-settembre. L’andamento è ovviamente simile ai suoi simili (Lanson BCC ha subito un calo vicino al 20%, Vranken Pommery un po’ meglio a -7%). Nel semestre le vendite sono calate del 17% a 132 milioni, con un impatto molto importante sui volumi (-18% a 4.4 milioni di bottiglie) e un prezzo mix che si mantiene stabile, con un prezzo medio che viaggia intorno ai 30 euro alla bottiglia. I margini restano molto elevati ma ovviamente il minore fatturato si fa sentire in termini di minore assorbimento dei costi fissi, per cui il margine operativo scende al 29% dal 36% dell’anno scorso e l’utile netto cala in valore assoluto da 38 a 25 milioni, comunque un livello più che doppio di quello dell’azienda negli anni precedenti al Covid. La struttura finanziaria peggiora a causa di un incremento del capitale circolante (pagamento ai fornitori), anche se il rapporto tra debito e magazzino (0.33 da 0.30 l’anno scorso) resta tra i più bassi del settore. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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