dati UN Comtrade


Norvegia – importazioni di vino 2017

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Come già visto nel mercato americano, anche in Norvegia il vino francese riguadagna posizioni (+10%), pur restando leggermente sotto rispetto alle nostre esportazioni (+1%), che pure non sono andate così male. Non è necessario che vi spieghi quanto sia interessante e in salute il mercato norvegese, dove un mix di redditi elevati e cultura “europea” determinano un buon consumo di vino (quasi 850mila ettolitri), soprattutto con un mix particolarmente ricco (oltre 4 euro al litro all’importazione). Il 2017 è stato poi un anno di crescita (4% in euro e 5% in valuta locale), nonostante i volumi importati siano leggermente calati (-3%). Naturalmente, non essendo presente una produzione locale, vino importato = vino consumato, quindi potremmo anche chiamare questo post “consumo apparente di vino in Norvegia”. Ma passiamo ai dati.

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Cina – importazioni di vino 2017

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Siccome i dati di UN Comtrade ancora latitano (ma mi assicurano che sono in fase di elaborazione), sono un po’ in ritardo con gli aggiornamenti 2017 sulle importazioni di vino nei principali mercati. Mi aiuta però ISMEA e Tiziana Sarnari che ha prodotto un aggiornamento con i dati sulle importazioni di vino in Cina per il 2017, che oggi pubblichiamo. Sebbene non siano pubblicati i dettagli per categoria, poco importa, dato che il mercato cinese ha una penetrazione molto scarsa negli spumanti.

La Cina resta un mercato in forte crescita anche nel 2017, con importazioni cresciute del 15% in euro a 2.5 miliardi e del 19% in valuta locale (che si è svalutata del 4% – e che continua a farlo anche in questa prima parte del 2018, -6% sinora rispetto al primo trimestre 2017). I volumi sono saliti del 18% a 7.5 milioni di ettolitri. L’Italia resta in una posizione di rincalzo, con un peso del 6% circa e un ritmo solo marginalmente superiore alla media. Rallenta la Francia e avanzano i cileni e, soprattutto gli australiani. Passiamo a commentare qualche dato insieme allora!

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Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2016

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Oggi è un giovedì buono per coprire qualche buco del blog. Dopo aver saltato un anno, ci occupiamo della Corea del Sud, un mercato non grande per il vino (stiamo parlando di meno di 400mila ettolitri) ma molto interessante per il livello dei prodotti importati. Nel 2016 infatti i coreani hanno bevuto vino che costa in entrata nel paese oltre 460 euro a ettolitri, e quindi se i volumi sono pochi i fatturati sono un poì più corposi, 173 milioni nel 2016. Come in tutto l’Estremo Oriente vince la Francia a mani basse, con il 32% del mercato, ma vince soltanto perché ha gli spumanti. Se togliessimo quelli, ormai i cileni sono arrivati allo stesso livello. L’Italia è messa meglio che non in Cina con il 14% del mercato ma certamente non nella posizione che le compete, anche a causa del fatto che la nostra “killer application”, gli spumanti, nel mercato coreano non sembrano funzionare. Passiamo a leggere i dati insieme.

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Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2016

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Gli scambi mondiali di vini sfusi sono da ormai qualche anno fermi al palo, ossia nell’intorno di 41 milioni di ettolitri e circa 2.9 miliardi euro di valore. Questa stabilità si innesta all’interno di un trend crescente degli scambi mondiali che ha come protagonisti positivi soprattutto gli spumanti, ma anche in certa misura i prodotti in bottiglia. Conseguenza dello spostamento del consumo di vino sempre più sulla qualità? Probabilmente si, anche se non sono soltanto queste le ragioni. Per esempio, siccome europei, cileni e australiani sono in principali esportatori netti di vino e americani e inglesi i principali importatori, i cambi sono certamente una determinante. Con un euro forte e un dollaro debole, per esempio, è più conveniente imballare i prodotti nei mercati finali, e viceversa succede quando il dollaro si rafforza. Quindi, il 2015 e il 2016 sono due anni di dollaro forte (1.11 contro 1.33 del 2013 e 2014) e questo probabilmente ha ridotto la convenienza della scelta di esportare vini sfusi da imballare nei mercati finali. E l’attuale indebolimento del dollaro, ove continuasse, andrebbe in questa direzione. Comunque, fatta questa premessa, il mercato è sempre dominato dagli spagnoli, che hanno il 17% del mercato a valore e ben il 31% dei volumi. Anche se il 2016 non è stato un anno buono (quanto è invece stato per i nostri vini sfusi), la distanza che ci separa è notevole. L’unico esportatore che mostra una crescita strutturale sembra invece essere la Nuova Zelanda (+18% annuo negli ultimi 5 anni), tra l’altro con un prezzo medio di esportazione largamente superiore a quello di tutte le altre nazioni. Passiamo ad analizzare qualche dettaglio.

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Esportazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2016

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L’Italia ha ulteriormente rafforzato la sua posizione di numero due mondiale nel mercato degli spumanti dietro la Francia nel corso del 2016. Lo sapevamo già, ma oggi ci dedichiamo alla visione di insieme delle esportazioni mondiali di vino spumante, un mercato cresciuto del 3% sia in dollari che in Euro nel 2016, con un più deciso progresso dei volumi, spinti all’insù proprio dall’Italia che ormai esporta in quantità quasi quanto la Francia e la Spagna messa insieme. Dopo questi tre paesi, come ben sappiamo, poco altro. La Francia continua a rappresentare oltre il 50% del mercato mondiale, ma l’Italia è passata dal 10% al 20% nel giro di 12 anni, “prendendosi molta della crescita del mercato”. Vediamo se riusciremo a confermare questi progressi anche in un anno più difficile come il 2017, con l’effetto negativo dei cambi (nel secondo semestre) e la debolezza strutturale dell’importante mercato inglese. Passiamo ai dati.

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