Francia


Il peso delle esportazioni di vino sul commercio estero – dati 2023

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Come sappiamo gli scambi internazionali di vino hanno vissuto un paio di anni non particolarmente positivi, anche in virtù della normalizzazione post Covid. Oggi cerchiamo di “uscire” dal mondo del vino e di posizionarlo nel contesto degli scambi mondiali. Ovvero, la questione è il vino, come prodotto scambiato, sta acquisendo o perdendo importanza. Avevo scritto di questo argomento qualche anno fa su un rapporto AAWE, che si fermava al 2018, riprendo l’argomento oggi sulla base dei dati di UN Comtrade e confrontando le esportazioni degli 11 maggiori produttori di vino mondiali con il loro export.

La risposta è nel primo grafico: dopo diversi anni di crescita moderata, il vino ha cominciato a perdere quote di mercato nel trade mondiale. Due dati a supporto: nel 2023 erano lo 0.53% delle esportazioni degli 11 paesi considerati, contro un picco dello 0.64% nel 2020. Se escludiamo due paesi “scomodi”, gli USA e la Germania, che rappresentano il 60% del commercio mondiale di questo gruppo di paesi ma soltanto il 7% di quelle di vino, non giungiamo a conclusioni differenti: il peso nei 9 paesi rimanenti è calato da un picco di circa l’1.5% all’1.2% del 2023.

I paesi più esposti alle esportazioni di vino sono la Nuova Zelanda (3%) e la Francia (2%).

Passiamo a una ulteriore analisi dei dati.

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Francia – esportazioni di vino 2024

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

Grazie a un colpo di coda nel mese di dicembre (+19%), la Francia è riuscita a limitare a poco più del 2% la contrazione delle sue esportazioni di vino (11.7 miliardi di euro) che altrimenti sarebbe stata nell’ordine del 4%. La ragione di questa accelerazione finale, ben visibile nel grafico sopra, è molto legato all’anticipo delle spedizioni verso gli USA, +22% in novembre e +118% in dicembre, certamente da attribuire al timore che vengano introdotti dei dazi. Quindi meglio spedire vino oggi piuttosto che rischiare di doverci pagare delle tasse aggiuntive domani. È la stessa cosa che sta capitando al nostro export. Nel post di un paio di giorni fa notavamo che l’export verso gli USA è cresciuto in novembre del 17%, un dato piuttosto coerente con quello francese. Chiaramente, più spedizioni oggi (re-stocking) significano meno spedizioni domani (de-stocking), quindi potremmo assistere a una apertura di 2025 difficile nel mercato.

Ritornando ai numeri, il calo registrato nel 2024 è strettamente legato allo Champagne, -8% (-334 milioni) e in misura minore al Bordeaux, -4% (-87 milioni), mentre sono tornate a crescere le esportazioni di Borgogna. Meno Champagne significa minor prezzo medio, che infatti cala del 3% a fronte di volumi stabili.

Grafici, tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.

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LVMH divisione vino – risultati 2024

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La divisione vino di LVMH ha archiviato un anno orribile. Le vendite sono calate dell’11% (8% in termini organici), l’utile operativo del 35%. Siamo tornati al 2019 circa come vendite e al 2015 come utili. Il Cognac è andato molto peggio che lo Champagne, sia per perdita di fatturato (-15% rispetto a -8%), ma anche in termini di perdita di margini, tanto che nel 2024 ha guadagnato di più la divisione Champagne/vini che non quella Cognac/spiriti, sia in termini assoluti che relativi. Il secondo semestre è stato anche peggio del primo per il Cognac, un po’ meno peggio per lo Champagne. Ovviamente, i mercati asiatici sono andati peggio di tutti gli altri.

A guardare bene i dati, LVMH ha anche tagliato gli investimenti nel 2024 rispetto al passato e gli sono esplose le scorte di prodotti, con rilevanti svalutazioni di semilavorati, immaginiamo nel segmento del Cognac.

Le prospettive non sono buone, soprattutto considerando il tenore solitamente positivo (per quanto mai quantitativo): leggere che bisogna affrontare il 2025 con pragmatismo e attenzione non è bello. A proposito, Moet & Chandon rimpiazzerà Ferrari nelle premiazioni delle gare di formula 1.

Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata di numeri con tutti i grafici e tabelle allegate.

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Il valore dei vigneti in Francia – aggiornamento 2023

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Fonte: rapporto annuale Safer

Il valore dei vigneti è sempre un argomento molto consultato sul blog. Dopo qualche anno di assenza torniamo a guardare l’andamento del valore dei vigneti in Francia, sulla base del rapporto Safer che si riferisce al 2023. La principale conclusione del rapporto è molto allineata a quello che abbiamo detto nei post sul valore dei vigneti italiani, e nel rapporto è molto ben rappresentata: da qualche anno il valore dei vigneti “in euro costanti”, ossia deflazionato non sta più crescendo, anzi sta diminuendo. Lo potete vedere molto bene nel grafico che ho preso dal rapporto e incollato all’interno del post. Nel caso dell’Italia, i vigneti hanno storicamente mantenuto il valore in euro costanti fino al 2021 per poi subire il colpo dell’inflazione, in Francia le cose sono andate molto meglio nel passato, ma già da prima del Covid la direzione è mutata.

Ad ogni modo, nel 2023 un ettaro di vigna AOC in Francia valeva 153mila euro, +1.5%, oppure 82mila euro se lasciamo fuori la Champagne, +0.7%. I vigneti per il Cognac perdono il 6% del valore (crisi dei consumi in Cina e USA) a 57mila euro, gli “altri vigneti” valgono 15mila euro, -2% sul 2022. Il confronto con l’Italia è difficile, dato che noi riportiamo il valore per regione, con una media di 58mila euro, +1.0%. Se la guardiamo sul lungo termine, diciamo dal 2000 a oggi, i vigneti italiani sono cresciuti del 2% all’anno, i vigneti AOC francesi del 4% (3% se escludiamo la Champagne), gli “altri” +1%. Potremmo concludere che siamo allineati, forse un po’ meglio la Francia.

Bene, passiamo a commentare qualche dato insieme, con grafici e tabelle.

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Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2022 FiBL & IFOAM

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Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

È tempo di aggiornare i dati sulla viticoltura biologica nel mondo, che secondo il rapporto FiBL & IFOAM ha raggiunto i 562mila ettari nel 2021 (+10%, ivi comprese le aree in conversione), con una decisa accelerazione rispetto al 2021, quando invece si era registrato un dato stabile. Considerando il graduale calo della superficie vitata mondiale, il rapporto tra superficie bio e superficie totale sale all’8.3% dal 7.5% dell’anno precedente.

La seconda notizia che traiamo dal rapporto è che per la prima volta la superficie bio francese supera quella spagnola (157mila ettari contro 150mila) e diventa la prima nazione del mondo in questa categoria.

L’Italia nel rapporto viene accreditata di 128mila ettari. Dai dati del SINAB che analizziamo ogni anno sappiamo che questo dato è in realtà riferito al 2021 e non al 2022, anche se si tratta di una grandezza piuttosto accurata, visto che nel 2022 erano cresciuti soltanto marginalmente a 135mila ettari (e a 135mila erano rimasti anche per l’anno successivo).

Passiamo a una breve analisi dei dati, con la tabella riassuntiva (anche nella sezione Solonumeri) e i grafici.

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