LVMH


LVMH – risultati primo semestre 2021

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Il primo semestre 2021 di LVMH nella divisione vino e spirits (e non solo in quella) sono stati i migliori di sempre. Non stiamo parlando di tassi di crescita, sarebbe facile visto il confronto con i primi mesi del 2020, ma di valori assoluti. Mai vendute tante bottiglie nel primo semestre (114 milioni), mai fatturato tanto (2.7 miliardi, di cui 1.1 miliardi nel segmento specifico del vino e dello Champagne), mai fatto un margine sul fatturato tanto alto nel semestre (34%). È dunque inutile che vi dica di quanto sono cresciuti questi 924 milioni di utile operativo, vi basti sapere che sono molto vicini al picco storico di un semestre (il secondo però, quello del 2019) in cui si erano vendute 10 milioni di bottiglie in più. Risultati eccezionali che derivano dall’euforia del momento di uscita dalla pandemia, dall’arrivo della vaccinazione, che ha fatto crescere la domanda di beni “celebrativi” come lo sono i prodotti di lusso e i vini di lusso. I volumi venduti di Champagne sono stati del 10% sopra il livello del 2019, quelli del Cognac Hennessy del 6%. Aggiungo anche che, sia nel lusso che negli altri segmenti, questa ondata di domanda sta anche facendo calare la scontistica, e questo si vede soprattutto nel livello dei margini.

LVMH non si è naturalmente fermata, neanche nei momenti più bui. Nella divisione ha acquistato e integrato Provence Rosé e Château d’Esclans, annunciato una partnership con Shawn JAY-Z Carter per acquistare il 50% di Armand de Brignac e ha lanciato Chandon Garden Spritz, un blend di spumante argentino ed estratto naturale di buccia d’arancio per cercare di prendersi un po’ del mercato di Aperol (con un occhio soprattutto all’Asia, guardando la composizione del prodotto).

Bene, vi lascio ai numeri e grafici, nel resto del post.

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LVMH divisione vino – risultati 2020

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L’andamento di LVMH nel 2020 è stato largamente superiore alle attese degli investitori, soprattutto nella parte dell’attività concentrata sui beni di lusso dove opera con diversi marchi, ma per semplificare citerei Louis Vuitton e Christian Dior. Nell’ultimo trimeste, giusto per esemplificare, le vendite della divisione “fashion & leather” sono addirittura cresciute del 18%, quando nel medesimo periodo altri marchi famosi come Salvatore Ferragamo o Tod’s hanno subito cali largamente superiori al 10%. Questa introduzione è utile per trasmettere il concetto della “leader” e di cosa succede un anno come il 2020: quando le cose vanno male i consumatori si concentrano sui marchi “da avere” e quindi la borsa LV (di plastica, peraltro) che è un po’ il simbolo del bene di lusso è andata molto meglio di tutto il resto, di cui in tempi bui si può anche fare a meno. LVMH ha una posizione simile anche nel segmento vino e spiriti. Nel 2020 le vendite sono calate soltanto del 15% (-10% nel secondo semestre). Non è stupefacente come la pelletteria ma credo che la maggior parte dei produttori di vino di alto livello, principalmente esposti alla ristorazione, non abbiano fatto questi numeri. L’andamento 2020 è stato supportato dal mercato americano, addirittura cresciuto, che in parte ha compensato la debolezza dell’Asia, e dal segmento dei vini fermi, dove i volumi sono addirittura cresciuti (a dire il vero dopo un 2019 non proprio eccitante), quando invece nello Champagne il calo è stato del 19% (-12% secondo semestre). I margini calano di 1 punto ma sono al 30% (grazie al Cognac…), gli investimenti continuano. Se il peggio è passato, per LVMH ci si ricorderà di un anno un po’ meno buono degli altri… passiamo ai numeri…

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LVMH – risultati primo semestre 2020

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Con un calo del 20% delle vendite e del 23% dell’utile operativo nei primi 6 mesi del 2020, la divisione wine&spirits di LVMH è passata da essere il fanalino di coda del gruppo alla parte più resistente alla crisi. Infatti, l’interruzione dei flussi turistici ha avuto un impatto ben più devastante sulle altre divisioni di quanto non abbia avuto lo stop di bar e ristoranti per i vini, Champagne e Cognac del gruppo. Giusto per fare qualche esempio, i beni di lusso sono giù del 46% come utile operativo (parliamo di Louis Vuitton, Balenciaga, Loro Piana e via dicendo), i profumi e cosmetici, ma anche gli orologi e la gioielleria (Bulgari, Tag Heuer, Hublot) sono passati direttamente a una perdita operativa, il retail (Sephora e DFS negli aeroporti) sono in profondo rosso. Ovviamente non c’è da rallegrarsi, anche se la distribuzione globale di LVMH, con un rapido spostamento dall’Asia al Nord America delle vendite ha aiutato. In tutto questo, cognac meglio di Champagne, soprattutto dal punto di vista dei margini. Passiamo ai numeri.

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LVMH divisione vino – risultati 2019

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La divisione Wine/Spirits di LVMH continua ad andare a gonfie vele, combinando una sana crescita organica (circa 6% per la divisione, 4% per la divisione vino e Champagne) a una strategia di acquisizioni mirate. L’obiettivo delle due operazioni realizzate nel 2019 (Château du Galoupet and Château d’Esclans) è stato di incrementare l’esposizione al segmento dei vini fermi e degli Champagne rosati di alto livello, dove il gruppo sta lanciando diversi prodotti ma non aveva una massa critica sufficiente. Ovviamente, il Gruppo va ben oltre la divisione vini: basti ricordare la mega acquisizione di Tiffany. Tornando alle cose di nostro interesse LVMH ha realizzato 2.5 miliardi di vendite nel segmento vino e Champagne, +11%, con un ritmo molto sostenuto anche nella seconda metà dell’anno, cresciuta del 10% circa. La strategia resta fortemente incentrata sull’incremento del mix di prodotto lanciando nuove cuveé di alto livello e alzando in generale i prezzi, che giustificano (insieme a un aiutino dei cambi) tutta la crescita: i volumi sono infatti stabili per lo Champagne e in crescita soltanto del 2% per i vini fermi. Passiamo a una breve analisi dei dati.

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