Eccoci all’appuntamento annuale con il post sul commercio mondiale dei vini sfusi. Cominciamo subito con le conclusioni. Se il mercato del vino è statico o in leggero calo, il mondo dei vini sfusi lo è certamente di più, sia nei volumi, che stimiamo essere intorno ai 32 milioni di ettolitri (oltre 40 preCovid), che nel valore, sceso dai 3.2-3.3 miliardi di euro degli anni immediatamente precedenti al Covid agli attuali 2.4 circa. I protagonisti di questo mercato sono gli spagnoli, con quote di mercato crescenti, al di sopra del 20% negli ultimi due anni, seguiti da Italia, Australia e Nuova Zelanda con il 12% circa ciascuno. Questi 4 paesi fanno dunque oltre la metà del totale e per arrivare ai due terzi basta aggiungere il 10% del Cile.
Passiamo a un commento più in dettaglio con tabelle e grafici, tratti dai dati di UN Comtrade.
Con un po’ di fatica in questo giro ho ricostruito il quadro delle esportazioni mondiali di vino del primo semestre 2024. Dei dati che vedete in tabella soltanto due sono stimati sulla base dell’andamento di 3-4 mesi invece che sui dati reali dei 6 mesi. Si tratta di Argentina e Cile.
Fatta questa premessa, il quadro del semestre è di un leggero calo delle esportazioni mondiali, circa -1% a valore, con un parziale recupero dei volumi, +3%, dopo il pesante calo del 2022-23 (circa -10% nei semestri cumulativamente). Come abbiamo avuto modo di commentare nelle scorse settimane l’Italia ne esce vincente, con un incremento delle esportazioni del 3% (diventato +4% a fine luglio) simile a quanto registrato dalla Spagna. Ci sono un paio di esportatori che fanno meglio, Australia e Cile, ma in questi casi va considerato il punto di partenza molto basso e gli eventi recenti (riapertura della Cina per il vino australiano). In termini relativi l’Italia guadagna circa un punto percentuale nella “quota di mercato” sul totale di questi 11 paesi. Una buona notizia per il settore domestico, che però ricordo restare molto esposto in termini di volume (10.6 milioni di ettolitri nei sei mesi 2024), con un rischio di calo.
Proseguiamo l’analisi con le tabelle dei dati e ulteriori grafici esplicativi.
Le esportazioni spagnole di vino nel primo semestre 2024 sono andate meglio di quanto ci eravamo immaginati in precedenza, mostrando un incremento del 3% sia in volume che in valore, rispettivamente a 10.8 milioni di ettolitri e 1.5 miliardi di euro. I dati sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli italiani (+2% volume e +3% valore) nel medesimo periodo anche se notiamo che il mix delle esportazioni spagnole è peggiorato nel periodo, con un incremento essenzialmente concentrato nella categoria dei vini sfusi (+15%), mentre si i vini fermi in bottiglia (-1%) che quelli spumanti (+1%) sono rimasti sostanzialmente invariati.
Se ci dimentichiamo per un momento il “mix” concludiamo comunque che la Spagna nel primo semestre 2024 è andata meglio della media degli altri grandi paesi esportatori, per i quali abbiamo calcolato un volume esportato all’incirca stabile e un valore in calo del 2%, dopo un calo del 2% nel primo semestre 2023 (-5% su tutto il 2023).
Passiamo a una breve analisi dei dati con tutte le tabelle e i grafici.
Torniamo sulla competitività dei paesi produttori di vino, un’analisi proposta da FranceAgriMer che cerca di valutare una serie di fattori agricoli (potenziale di produzione, clima), aziendali (la competitività degli operatori, il portafoglio di marchi e l’equilibrio dei mercati) e macroeconomici (lo scenario del mercato domestico e la dinamica della filiera e degli investimenti pubblici). Lo abbiamo analizzato diverse volte in passato, e nella tabella e grafici trovate appunto il confronto con il passato.
La Francia è in cima alla lista, davanti (di poco) all’Italia, poi viene la Spagna. Per intenderci, nel 2020 era davanti l’Italia, nel 2018 e 2019 la Francia, nel 2017 l’Italia. Diciamo che lo studio dice chiaramente che il sistema francese vince per i fattori aziendali, ossia aziende in grado di competere, marchi e equilibrio del mercato (Italia seconda), mentre l’Italia eccelle per le sue caratteristiche “agricole” e gli USA sono chiaramente davanti a tutti quando si parla di mercato interno e macroeconomia. Lo studio è interessante, non tanto per il dato totale in se, quanto perché mette in fila i grandi paesi produttori di vino su aspetti particolari, mettendo in luce i punti di forza e di debolezza.
Nel resto del post trovate grafici e la tabella riassuntiva dell’analisti 2023, che si riferisce in realtà a una base di dati 2022, quindi non ancora totalmente usciti dalla pandemia.
Oggi facciamo il punto su come sono andate le esportazioni di spumante dei principali produttori mondiali. Come già accennavo qualche giorno fa analizzando gli importatori, il problema di questi dati è che mischiano esportazioni “primarie”, ossia dal paese produttore alla destinazione, con esportazioni “secondarie”, ossia un produttore destinatario che poi riesporta a sua volta (Regno Unito, Singapore, Olanda sono dei casi molto evidenti in questa tabella).
Quindi dare un totale è difficile. Se sommiamo tutto, arriviamo a 8.7 miliardi di euro o 9.4 miliardi di dollari nel 2023, se invece prendiamo soltanto i 4 grandi produttori di spumanti mondiali (Francia, Italia, Spagna e Germania), arriviamo a un numero del 15% circa più basso, 7.4 miliardi di euro o 8 miliardi di dollari.
La verità (visto che qualche altro esportatore “primario” fuori dai 4 paesi c’è) sta nel mezzo ma più dalla parte del numero basso. Ad ogni modo, il 2023 è stato un anno di calo deciso dei volumi (-5% a 9.4 milioni di ettolitri per i 4 paesi) e di stabilità o leggero calo per il valore esportato in euro (-1%, mentre è +2% in dollari), all’interno di un trend quinquennale (quindi 2018-23) di una crescita annua dei volumi del 3% e dei valori del 6%. Il 2023 è stato poi un anno negativo per la Francia, contro la leggera crescita degli spumanti italiani. Non dobbiamo confonderci però visto che i francesi (60% del trade) hanno avuto un’uscita eccezionale dal Covid e se guardate i numeri a 5 anni il “fenomeno” degli spumanti italiani e del Prosecco praticamente scompare, visto che la crescita a 5 anni è del 7% per la Francia e dell’8% per l’Italia.
Proseguiamo con il post con ulteriori commenti e tutte le tabelle e i grafici.
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