Veneto


Veneto – produzione di vino e superfici vitate 2022 – dati ISTAT

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Cominciamo il commento dei dati di produzione di vino 2022 con la regione Veneto. Nonostante abbia provato a far generare questi commenti al GPT, purtroppo ho dovuto concludere che devo scriverli io: escono frasi fatte tutte uguali, errori grossolani (il nostro amico confonde il “diviso 1000” con “per ogni 1000 abitanti…”) commenti poco focalizzati sull’attualità. Dunque, si parte con il Veneto, principale regione vinicola italiana con e una produzione che sfiora 12 milioni di ettolitri nel 2022, +9% sul 2021 e +21% sulla media decennale, in entrambi i casi sopra il dato nazionale di +6% e +14%. Il Veneto è ovviamente la patria dei vini bianchi (spumanti in particolare), che rappresentano l’81% della produzione degli ultimi anni e quasi il 90% della produzione dei vini DOC (87% per essere precisi). Il Veneto è anche una delle regioni in cui si evince uno strutturale incremento delle superfici vitate, che hanno raggiunto quota 94710 secondo ISTAT. Bene, passiamo a un commento più dettagliato nel resto del post.

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Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento 2022

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Approfondimento annuale sulle esportazioni italiane di vino per tipologia e in base all’origine delle aziende esportatrici. Beh, dietro un 2022 apparentemente molto positivo si nascondono alcune tendenze interessanti, tra cui forse la principale è che nel segmento dei vini in bottiglia è stato un anno di forte crescita per i vini da tavola (+34%) e IGT (+8%), mentre i vini DOP sono rimasti stabili, pur rappresentando oltre la metà del totale. Nel poco dettaglio fornito dalle tabelle esportative si può comunque rintracciare l’ottimo anno per i vini piemontesi rossi e un calo importante dei vini DOP bianchi (-10%) un po’ difficile da spiegare date le ultime tendenze. Ad ogni modo, se invece ci spostiamo sulla seconda statistica che affrontiamo nel post, ossia le esportazioni per origine regionale delle aziende (stavolta applicata al totale esportato), troviamo Veneto e Friuli-Venezia-Giulia di nuovo in cima alla classifica, grazie al Prosecco, insieme alla Sicilia che negli ultimi anni sta crescendo ben oltre la media. Passiamo all’analisi dei dati, che trovate anche caricati nella sezione Solonumeri.

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I grandi marchi del vino italiano (e non solo) nelle cantine dei collezionisti – dati Cellar Tracker

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Fonte: elaborazione Inumeridelvino.it su dati Cellar Tracker

Post redatto e pubblicato in contemporanea su: Liquinvex

Quali sono i marchi del vino italiani (e perché no mondiali) più collezionati? Quante bottiglie ci sono nelle collezioni? Il post di oggi cerca di fornire qualche indicazione in tal senso con un’analisi che io stesso, alla ricerca di numeri sul mondo del vino da oltre 15 anni, non avevo mai pensato: pescare i dati da Cellar Tracker, un sito internet dove gli utenti caricano le loro bottiglie (io per esempio) e possono gestirle, catalogarle, caricarne di nuove e scaricarne, sapere quanto valgono (per questo si paga) e via dicendo. La forza di questo sito internet, di stampo e “tendenza” tipicamente americana per tipo di utenza, è che ha caricate 85 milioni di bottiglie (alcune già bevute e mai scaricate, come capita a me). Di queste quasi 10 milioni sono italiane, 28 francesi, 33 americane e poco meno di 10 di tutti gli altri paesi. Il secondo punto di forza di Cellar Tracker è che se ci navigate sembra di essere su un sito internet di 20 anni fa, cosa che trovo bellissima per la funzionalità e semplicità del suo utilizzo. La terzo è che se navigate nel sito (e aspettate un po’…) avete una quantità di dati da elaborare, che è quello che ho tatto.

Quello che proponiamo oggi sono le liste dei vini italiani (e mondiali) più collezionati, per marchio e per referenza, sia con un taglio generale che con un taglio “luxury”, quindi per bottiglie che valgono, diciamo, oltre 80 dollari (oggi 75 euro) l’una.

Partiamo allora.

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Masi – risultati 2022

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Sembra brutto da dire, ma Masi è passata dal miglior primo semestre della sua storia a uno dei peggiori secondi semestri di sempre. La crescita delle vendite è passata dal +27% dei primi 6 mesi a +2% del secondo semestre, il margine è passato dal 23% al 13%, l’utile netto è azzerato (mediamente circa 3 milioni nel secondo semestre) e a tutto questo si aggiungono anche alcuni noiosi problemi di governo societario, con le dimissioni di Renzo Rosso da consigliere di amministrazione (con alcune colorite dichiarazioni che trovate nel resto del post), titolare del 10% delle azioni. Quindi, quando guardiamo l’anno 2022 nel suo complesso troviamo dei numeri abbastanza allineati al 2021, frutto di un eccellente primo semestre e di un pessimo secondo semestre. Le vendite nell’anno toccano 75 milioni, +13%, il margine operativo lordo è a +2% con un margine in calo dal 19.5% al 17.7%, l’utile netto cala da 5.4 a 4.5 milioni a causa dei maggiori oneri finanziari e dalle perdite su cambi, mentre il debito sale di 5 milioni di euro a 8 milioni (sempre molto moderato) a causa dei maggiori investimenti e del ritorno al pagamento dei dividendi. Passiamo a un’analisi più dettagliata.

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I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2021

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Il post di oggi aggiorna e migliora in un certo senso le rilevazioni sulle superfici bio dedicate alla produzione di uva da vino. Aggiorna ovviamente il dato al 2021, e si arriva dunque a 126mila ettari (+9%), di cui 101mila veri (+10mila ossia +10%)  e 24mila in conversione. Migliora le rilevazioni precedenti perchè confronta il dato con le superfici vitate dedicate al vino come censite da ISTAT proprio nel 2021. Ossia, i 126mila ettari non si confrontano con 635mila ma con 590mila, essendo questa la superficie che ISTAT ha stabilito nel censimento essere dedicata alla produzione di vino. Siamo dunque a una penetrazione “bio” del 21% sul totale (comprese le viti in conversione) e 17% sul convertito. Sono numeri leggermente diversi da quelli pubblicati qualche settimana fa sul rilevamento europeo, ma non cambiano il quadro in modo sostanziale (20% se calcolato su 635mila). I dettagli regionali ci svelano alcune sorprese nel confronto con il 2020: la corsa del bio prosegue imperterrita in alcune regioni (Toscana su tutte, dove si combina la seconda maggiore superficie dietro la Sicilia con la maggiore penetrazione sul totale vitato, 44%) ma si blocca in alcune altre come la Sardegna o il Trentino Alto Adige, nonostante una penetrazione sul totale vitato molto limitata (7% e 11% rispettivamente). Bene, come premessa mi pare sufficiente, grafici e tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.

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