Fonte: ISMEA su dati Symphony-IRI
L’andamento delle vendite al dettaglio del 2012 in Italia si potrebbe riassumere con due frasi: aumento dei prezzi e meno vini spumanti (soprattutto Champagne e metodo classico). Di queste due tendenze, la prima la conoscevamo e poche cose sono cambiate nell’ultimo trimestre, mentre la seconda era soltanto un’avvisaglia che invece è diventata chiara ora che i dati sono stati resi pubblici. Gli spumanti hanno perso il 2.4% in valore nelle vendite al dettaglio nella GDO nel 2012, contro un incremento riportato per il vini e spumanti dell’1.3%. Qui si potrebbero aprire innumerevoli dibattiti, compreso quello relativo allo spostamento di alcune fette di mercato dall’ingrosso al dettaglio. Restiamo sui dati e andiamo a vedere in dettaglio che cosa è successo nell’anno e nell’ultimo trimestre.
- Le vendite al dettaglio di vino sono salite dell’1.3% in valore nel 2013, essenzialmente a fronte dell’incremento dei prezzi (e mix, che però dovremmo immaginare sia negativo). I volumi sono in calo del 3% annuo, con un andamento leggermente peggiorativo rispetto a quanto riportato nei primi 9 mesi dell’anno. Lo stesso peggioramente si vede a valore con un deterioramento da 1.9% a 1.3% dell’andamento a valore.
- Il deterioramento è essenzialmente legato alle vendite di spumante, che hanno ceduto il 2.4% nel 2012 (erano soltanto marginalmente negative sui 9 mesi). Anche per gli spumanti si registra un calo dei volumi nell’intorno del 3%, questa volta però non accompagnato dall’aumento del prezzo-mix che è sostanzialmente invariato. Qui va separato lo Champagne, che perde il 10% circa, i metodo classico italiani che sono secondo ISMEA intorno a -6%, e il resto del mercato, che conta circa il 55% delle vendite nella GDO del segmento, che cresce tra il 3% e il 5%.
- Andiamo nel dettaglio dei vini, per dire che i volumi hanno preso a scendere in tutte le categorie. Con i vini DOC/DOCG in calo del 2.3% a volumi, gli IGT a -4.7% e i vini da tavola a -2.8%, c’è la sensazione che il mercato si stia un po’ polarizzando sulla qualità assoluta (magari bevendo meno) e il vini meno cari. In termini di prezzi, però, sono i vini da tavola e IGT quelli che hanno subito i maggiori rincari (+7% contro +3.6% dei vini di qualità).
- Ciò determina l’andamento finale: a +1% per i vini DOC/DOCG, +2% per gli IGT e +3.6% per i vini da tavola. Non si tratta dunque di “volgarizzazione dei consumi” (o trading-down se vi piace di più), ma bensì di un effetto ottico dovuto al forte incremento delle materie prime, soprattutto nei segmenti bassi del mercato.
- I dati sul quarto trimestre sono difficili da carpire ma sicuramente gli spumanti sono calati del 3% circa, i vini da tavola sono cresciuti presumibilmente del 4-4.5% (quindi meglio del dato annuale, ma di nuovo grazie alla dinamica dei prezzi), i vini IGT sono probabilmente arrivati alla stabilità verso l’incremento del 2% annuo (qui il tema sono stati soltanto i volumi), mentre, per terminare, i vini DOC/DOCG sono scesi di meno in volume ma hanno anche avuto minori incrementi di prezzo, mostrando così un andamento equivalente ai trimestri precedenti.
- Infine, uno sguardo al vino contro i prodotti alimentari. Vi dico subito che per gli alimentari sono i dati a fine novembre, ma poco cambierà. Ancora una volta il vino sembra fare meglio del resto del comparto, anche se va detto che stiamo confrontando un canale (la GDO) contro un campione più ampio (che include il dettaglio tradizionale). Di certo, è difficile immaginare che il -0.6% del food possa trasformarsi nel +1.3% fatto segnare dai dati Simphony-IRI pubblicati da ISMEA.