Attenzione! Post aggiornato con dati 2006.
Fonte: ISMEA
Visto il forte interesse suscitato dal segmento degli spumanti, inizio una piccola serie di post loro dedicati, passando in rassegna Franciacorta, Asti, Prosecco e Oltrepo’, tutti con dati resi disponibili dall’Osservatorio spumanti di ISMEA.
Given the strong interest of sparkling wine segment, we start a small bundle of posts devoted to then, giving a look to the figures of Franciacorta, Asti, Prosecco and Oltrepo’, all available on ISMEA internet site.
Le vendite di Franciacorta sono all’incirca 5.4m di bottiglie nel 2004, con una crescita 1995-04 di circa il 7.5% annuo. In realta’ tale crescita avviene soprattutto dal 2001 in avanti, al ritmo del 15% annuo, mentre tra il 1995 e il 2001 il livello produttivo e’ cresciuto da 2.8m a 3.5m di bottiglie, pari a un modesto 4% annuo. A detta di ISMEA (che prende i dati dal consorzio), tale ammontare di vendita corrisponde a un valore al consumo di oltre 70m di euro, che implica un prezzo medio al dettaglio di circa 13 euro… a occhio un bel livello!
Sales of Franciacorta reached 5.4m bottles in 2004, with a 7.5% annual growth. THis growth was achieved mainly after 2001, at a CAGR of 15% yearly, while between 1995 and 2001 production grew by a modest 4% from 2.8m to 3.5m bottles. The declared value for consumer is over 70 million, implying an average selling price (retail) of roughly 13 EUR per bottle, which looks quite high.
Nonostante la forte crescita delle vendite estere (20% annuo per 9 anni contro il 6.6% delle vendite italiane), il prodotto Franciacorta resta un prodotto prettamente italiano, con soltanto l’11% delle bottiglie che varca la frontiera. Despite the strong growth of foreign sales (20% annual growth for 9 years vs. 6.6% of Italian business), the product is still mainly sold in Italy, with just 11% of bottles being distributed abroad.
Infine, riportiamo una suddivisione delle vendite estere del Franciacorta, che mostra un ottimo bilanciamento tra le varie aree del mondo, segno di una per quanto piccola vocazione internazionale. Finally we show the breakdown of sales outside Italy, which is really well balanced between the various areas.
Come al solito il file excel per eventuali ulteriori elaborazioni e’ allegato
non e’ tutto oro quel che luccica…
come i vigneti che affiancano sottolivello la A 4
Come le vendite di grandi case storiche alla GDO a prezzi piu’ bassi del 25% al prezzo fatto in fattura ai ristoratori
Ai ribassi in annata per liberare i magazzini strapieni
All’ausilio di uve non della zona per coprire la produzione aumentata per coprire il mercato…
insomma non brilla proprio come si crede la stella di Franciacorta!
Adriano Liloni
Finalmente qualcuno che la pensa come la penso io e che dice cose chiare.
Grazie Adriano. Proprio vero. L’ho spiegato anche su Vino al Vino che secondo me il Franciacorta è un po’ sopra le righe e “sottolivello”. Montano molto bene la panna, ma di sostanza ce n’è poca. Lo Champagne è lontano. Molto lontano. Non che io sia filofrancese, anzi. Il fatto è che il Franciacorta è lontano come qualità anche dal trentino (vicino kilometricamente) dove se la tirano di meno e lavorano di più. Quanto meno in vigna. Ma non sono un esperto io. Attendo che qualche intenditore imparziale dica la sua.
@ Adriano: Non conosco purtroppo le pratiche commerciali delle case della zona, pero’ i numeri obiettivamente parlano di una crescita molto rilevante negli ultimi 3 o 4 anni. Comprendo benissimo che far crescere del 7% all’anno le vendite implichi di far crescere del 7% all’anno la produzione e le superfici e questo, in provincia di Brescia non e’ successo negli ultimi anni. Noto anche pero’ che il Franciacorta e’ soltanto il 20% della produzione provinciale, quindi puo’ benissimo essere che ci sia una tendenza alla sostituzione all’interno di una tendenza decrescente (cioe’ che la superficie adibita al Franciacorta spumante stia crescendo a discapito delle altre).
@ Poldo. Gia’ in un post di qualche mese fa mi pare (o forse non l’ho mai pubblicato? Mah), si metteva in luce la differenza tra Franciacorta e Champagne: 5 milioni di bottiglie contro oltre 300 milioni. Ora, restando sul piano dei numeri, e’ chiaro che quando mi si parla di confronto tra queste due denominazioni mi viene da ridere. Muovendosi sul piano della qualita’ del prodotto, nella mia modesta esperienza di sommelier non posso far altro che bissare la tua considerazione riguardo al fatto che in Trentino mi pare ci siano sia picchi di qualita’ che qualita’ medie migliori della Franciacorta. Dello Champagne poi non comincerei nemmeno a parlare… Ma qua ricadiamo nel mondo delle opinioni, che per quanto autorevoli possano essere, restano pur sempre delle opinioni.
Ho giocato in casa facendo un triste autogol…..posso portare degli esempi concreti?….
Brut Ca’ del Bosco alla gdo 9.65 euro !
io l’ho pagato 13 euro finito di iva!…
Questo fa capire il perche’ preferisco servirmi di piccole aziende che lavorano egregiamente e non devono in extremis sbolognare le migliaia di bottiglie in giacenza invendute…..
potrei portare esempi anche della zona Valdobbiadene dovre ho bruciato dalla carta due produttori…
Ditemi voi se e’ possibile che un privato che va al supermercato trovi gli stessi prodotti che presento ai tavoli ad un prezzo minore di quello che io li pago personalmente!(piccolo distinguo…io pago in contanti al corriere oppure a 30 giorni fine mese…la gdo paga anche a 6 mesi…)
Per il trentino io mi servo di un godibile Abate nero con prezzi onestissimi …
E’ ora di finirla col Marketting per scimmiottare le grandi case francesi….(che poi se parliamo di Veuve Cliquot lasciamo perdere va’)
Adriano non sommellier ma neanche pirla……:-O)
Beh, quanto a marketing sembra che tutto il mondo (italico) sia paese… sentite questa storia tutta “trentina”: il Ferrari Perlè 2001 in Enoteca a Milano si trova a 27 e a 24 Euro (due diverse enoteche), poi si trova a 22,90 su internet, poi si scende a 19,99 all’Esselunga e 19,90 in un altro supermercato credo Pam o Gigante (ma il Perlè non dovrebbe andare solo all’HoReCa?) e infine si trova in altre due enoteche/supermercatose a 18,50 e anche, cifra minima reperita a Milano, 18 Euro! Non capisco più niente. Se c’è qualche commerciale che sia pure parafrasando mi spiega un po’ come stanno le cose… mi risulta che il distributore il Perlè lo consegni a bar ed enoteche a 19 Euro ivato. Salvo politiche commerciali “strane”. Ah, dimenticavo, in enoteca il Ferrari Rosè a 17,15, mentre all’Esselunga a 13,45!!
Beh, ora mi massacrerai pero’ questa variabilita’ del prezzo a me piace. Significa che esiste un concetto di concorrenza, a differenza per esempio di quello che capita quando vai a fare benzina. Ora, se parliamo di vendite largamente al di sotto del prezzo all’ingrosso, allora ci troviamo di fronte a un anomalia…
bacca
[…] a crescere a tassi impressionanti. La progressione, che avevamo lasciato al 2004 (+13%) in questo post, e’ continuata nel 2005 con un +13% e nel 2006 con un +11%. Le vendite sono arrivate a 6.7m […]