Dopo un 2008 da dimenticare, le esportazioni australiane stanno cominciando a dare qualche segnale di stabilizzazione. E’ un cambio di direzione che per ora riguarda solamente i volumi, ma che sta portando il saldo annuale delle esportazioni australiane da un calo ormai vicino al 20% dentro il limite del 10%. Ci sono ancora cose che non vanno, certamente: la svalutazione del dollaro australiano occorsa soprattutto nei primi mesi del 2009 ha fortemente impattato il prezzo mix: le cose dovrebbero cominciare ad andare meglio a partire dalla seconda meta’ del 2009. Invece, una considerazione interessante e’ il fatto che questo AU$2.4 miliardi di vino australiano che escono dall’isola stiano sempre piu’ approdando in nuovi mercati: il trio USA/UK/Canada e’ passato dal 2004 ad oggi dal 77% al 69%.
Vediamo i numeri: le esportazioni sono a AU$2427m a giugno 2009 inteso come anno mobile (cioe’ gli ultimi 12 mesi). Questo livello e’ ormai “stabile” da dicembre 2008 (esportazioni dell’anno a AU$2465m), forte di una ripresa dei volumi e di un deterioramento del prezzo mix. Visti su un orizzonte annuale il valore delle esportazioni australiane sta oggi scendendo di circa il 9% su base annua, con un +7% dei volumi e un -14% del prezzo mix.

Piu’ in dettaglio, i volumi stanno riprendendo gradualmente: siamo oggi tornati a 7.5m/hl da un minimo toccato un anno fa a circa 7m/hl (non distante dai 6.5m/hl che l’Australia esportava nel 2005) e rispetto a un massimo storico di circa 8 milioni di hl toccati nel 2007. Quindi, in termini di volumi siamo oggi a +7% e, dato che la seconda parte del 2008 e’ stata molto negativa per i volumi, questa tendenza dovrebbe continuare nel futuro.

Il prezzo mix e’ stato in forte deterioramento, soprattutto in questi ultimi mesi: da dicembre a giugno 2009 e’ passato da 3.53AU$/litro a 3.24. Su base annua la variazione e’ da 3.78 a 3.24. Stiamo parlando di un impatto negativo che e’ rapidamente cresciuto fino a toccare il 14-15% (annuo). Anche in questo caso, pero’, e’ prevedibile che il fenomeno si riassorba nei prossimi mesi.
Infine, vi posto questo grafico di medio termine dove potete vedere l’evoluzione per macromercati delle esportazioni australiane. USA e UK restano i mercati chiave ma sono passati dal 68% al 60% delle esportazioni. Il Canada resta stabilmente il terzo mercato con il 9%, mentre il resto del mondo cresce e raggiunge il 31% del totale: il vino australiano sta gradualmente attaccando i mercati minori…
Ciao Marco,
tieni presente che nell’analisi manca il riferimento al mix imbottigliato vs sfuso.
Faccio un esempio: la quota di sfuso esportato in USA (dati primo semestre 2009) è pari al 45,3% dell’intero volume export in quel mercato (parliamo dell’equivalente di circa 5,5 milioni di casse) in aumento da 0,602 milioni di casse del primo semestre 2008 (prezzo medio al litro di 0,43 €uro)
Essendo gli USA il secondo mercato di esportazione per l’Aussie wine non c’è a mio avviso da stare allegri per gli amici down under visto che il trasferimento della fase di imbottigliamento all’estero non è proprio un esempio di creazione di valore.
A mio avviso dietro a ciò che tu descrivi come una stabilizzazione dei volumi ritengo invece si celi una profonda crisi dell’industria australiana (si vedano le palesi difficoltà di Foster’s) la quale si sta sempre di più connotando sui mercati internazionali come un prodotto standardizzato e posizionato come una “commodity”.
Rinnovo i miei complimenti per il servizio che offri al nostro comparto e ti auguro buon lavoro.
Ettore
Ciao Ettore,
molto interessante questa lettura del vino sfuso/imbottigliato. In effetti c’e’ una bella perdita nella catena del valore a vendere sfuso piuttosto che in bottiglia.
Grazie ancora per l’apprezzamento, sono un po’ in difficolta’ con i tempi ma spero di resistere e continuare con la medesima frequenza!
A presto
bacca