Agosto e’ insieme a gennaio il mese meno significativo per il commercio estero di vino. Certo e’ che i dati di Agosto 2009 restano bruttini e certamente peggiori di quanto si era visto nei 2-3 mesi precedenti. Non dobbiamo essere sorpresi: il mercato del vino italiano sta ritornando piu’ difficile con la svalutazione del dollaro americano e della sterlina inglese. Non dobbiamo nemmeno essere delusi, nel senso che i nostri cugini francesi stanno andando peggio di noi. Resta chiaro che il -9% delle esportazioni di agosto (EUR201m contro EUR220m dello scorso anno) non e’ un buon numero, soprattutto perche’ all’interno di questo numero si cela un -6% dei vini imbottigliati, che avevano registrato un +3% e un +5% in giugno e luglio. Per le altre due categorie invece non ci sono significativi cambi di direzione: il vino sfuso scende del 12% e gli spumanti del 26%, entrambi con un calo molto simile a quello dei due mesi precedenti. I volumi invece continuano ad andare bene: abbiamo esportato quasi 1.3m/hl, cioe’ il 9% in piu’ dello scorso anno.
I dati annuali sono in graduale peggioramento: le esportazioni stanno ora scendendo sul piede del 3% annuo (EUR3445m) mentre i volumi accelerano la crescita al +7% (18.84m/hl). Dentro questo -3% come potete vedere dalla tabella ci sono i vini imbottigliati a -2%, i vini sfusi a -2.5% e i vini spumanti a -11%.

Questo incremento dei volumi e’ un segnale distensivo per alleviare la nostra sovrapproduzione ma dall’altro lato si traduce in pesante deterioramento del prezzo medio di vendita. Se ci basiamo sui dati annuali, abbiamo esportato vino imbottigliato a EUR2.4 al litro, il 7% in meno dello scorso anno, vino sfuso a 0.52 al litro -10% e vini spumanti a 2.68, con un calo del 22%. Di per se’ non e’ un segnale negativo: va pero’ notato che questi prezzi in calo si prestano a una o piu’ delle seguenti letture: (1) il vino italiano non si sta imponendo per la sua qualità sul mercato, anche a causa della necessita’ di sbarazzarsi della produzione eccessiva; (2) il vino italiano si sta piano piano avvicinando come posizionamento di prezzo e percezione ai vini del nuovo mondo; (3) gli esportatori di vino (oppure i produttori di vino, oppure i produttori delle uve) stanno facendo molti meno soldi di prima. E su questo punto il calo dei prezzi ha un impatto molto pesante sui margini dell’attivita’.

Nel post trovate poi un paio di grafici che vi mostrano l’andamento nei principali due mercati, gli USA e la Germania. I trend sono molto differenti: in Germania il vino italiano continua a progredire ed ha raggiunto il livello di EUR780m. Qualcosa e’ pero’ cambiato, nel senso che dopo due anni di pesante calo dei volumi (1 milione di ettolitri in meno da inizio 2007 a fine 2008) il vino italiano ha rapidamente recuperato meta’ del terreno perduto (0.6m/hl). In questo contesto il valore dell’export e’ costantemente cresciuto, il che significa che abbiamo ricominciato a vendere vino sfuso e di bassa qualita’ nel mercato tedesco.
Gli Stati Uniti invece mostrano un andamento molto piu’ coerente tra volumi e valore: l’export scende a EUR740m, dal picco di EUR840m e i volumi segnono, con una perdita di 0.2m/hl dal picco di fine 2007.
Volevo chiedere ai vostri esperti in materia di esportatori, se potete indicarmi nominativi di esportatori italiani, oppure agenzie di esportazione di vini italiani, oppure importatori di vini Italiani presso Stati uniti; Canada; Gremania, Inghilterra; Olanda; Belgio, Svizzera; Norvegia; Filandia; Svezia;Francia; Australia; Corea. Mi intereesserebbe molto stabilire una collaborazione commerciale con chi si occupa del vino nei paesi segnalati.Grazie per l’attenziione. Franco Smanio. Tel. cell.3470632974.
Buongiorno Franco, mi scusi per la risposta in ritardo.
Io purtroppo non sono un operatore del mondo del vino e quindi non sono in contatto con esportatori. Presumo, pero’, che qualcuno legga questo blog e quindi spero che il suo commento sia raccolto da qualcuno!
A presto
Marco Baccaglio
Complimenti per l’analisi, davvero interessante (la leggo solo ora nonostante sia stata pubblicata a fine novembre).
E’ preoccupante notare il calo del valore medio dei nostri prodotti. Capisco i tempi di crisi ma c’è davvero il rischio (come suggerisce anche lei nel post) che queste operazioni vadano a scapito della percezione della qualità del vino italiano agli occhi del consumatore e si sa, recuperare su quel terreno spesso è difficile una volta che il danno è fatto.
Mi preoccupa in particolare la ripresa dell’export di vino sfuso di bassa qualità. Speravo che avessimo relegato quella parentesi a qualche lustro fa…
Avete riscontri di come si siano mossi soto il profilo dei valore e dei prezzi medi i competitor dell’Italia? (ad esempio la Francia)
Grazie e ancora complimenti
Dunque, il cosiddetto downtrading e’ un po’ una caratteristica comune al mercato mondiale del vino. Ci saranno alcuni post al riguardo, ma in mercati anche molto evoluti come la Norvegia, per esempio, si e’ comperato piu’ sfuso che imbottigliato per cercare di risparmiare.
Tutti scendono, dalla Francia alla Spagna e soprattutto all’Australia.
Devo completare i calcoli ma faro’ un post “ad hoc” sull’argomento quando recupero tutti i numeri di tutti i paesi.
a presto
Marco