Il testo completo dello studio e’ reperibile sul sito della UCDavis a questo link.
Il post di oggi va in una categoria molto seguita dai lettori del blog, che e’ quella dei costi di produzione del vino. Su questo argomento ho la sensazione che la suddetta universita’ americana sia una specie di oracolo in materia. Troverete sul sito una ampiezza di studi sia per localizzazione dell’azienda agricola potenziale che per periodo (il primo studio risale al 1938!!!, foglio scritto a macchina tradotto in PDF). Inoltre affrontano l’argomento costo di produzione sia considerando quanto costa mettere in piedi l’azienda (in questo caso di 35 acri, di cui 30 di vigneto ripiantato) quanto costa produrre uva dopo 3 anni, come cambia il costo in base alla resa produttiva e quanto puo’ essere il ritorno economico di tutta l’operazione. Cosa si conclude? Beh, di novita’ non ce ne sono. Lo studio ci dice quanto segue: (1) che i costi di mettere in piedi un’azienda vinicola, piantare il terreno e via dicendo sono molto rilevanti, circa ; (2) che il ritorno sull’investimento si vede dopo piu’ di 3 anni, quando la vigna comincia a produrre; (3) che il ritorno non e’ comunque molto elevato, perche’ il costo della terra impatta in modo molto significativo.
Il costo di impianto cumulato e’ di circa 65mila dollari per acro, che significano circa 110mila euro per ettaro. Di questi, circa il 22% e’ relativo alla preparazione del terreno, incluso la rimozione della vigna precedentemente piantata. Un altro 19% e’ il costo di installazione delle nuove vigne. Ci sono poi i costi agricoli veri e propri che riguardano fertilizzanti, trattamenti e cura della vigna, che cubano un 10%. Questi tre componenti fanno il 50% circa che vedete nella torta. L’impegno e’ molto rilevante nel primo anno di attivita’ ma poi scende gradualmente: il 62% del costo e’ sostenuto nel primo anno (o si potrebbe dire addirittura nell’anno 0, quando si rimuovono le vigne vecchie (!), il 22% nel secondo e il restante 16% nel terzo anno, quando in realta’ il costo viene leggermente compensato dalla prima piccola produzione che rende circa 4000 dollari di entrate (non considerate nei nostri grafici).
Secondo argomento. Quanto costa produrre. Qui parliamo di circa 8000 dollari di costi vivi per acro, che significano circa 13mila euro per ettaro. Di questi costi, il 13% e’ la vendemmia, il 50% sono i costi agricoli veri e propri (idem come sopra) e il restante 37% sono i costi generali che vengono attribuiti “per acro” che includono tasse e assicurazioni. Il costo del lavoro e’ preponderante rispetto agli altri, dato che rappresenta il 64% dei costi vivi che pero’, dovete fare attenzione, sono molto bassi rispetto al valore della produzione per acro: lo studio stima un reddito di 20mila dollari per acro dalla vendita delle uve, che si confronta con 3200 dollari di costo del personale e un totale di 8000 dollari di costi totali. Se aggiungiamo i costi non monetari (ammortamenti) arriviamo pero’ a 20mila dollari, cioe’ esattamente al prezzo di vendita.
I costi naturalmente variano in base alla resa per ettaro: maggiore la rese, maggiori i costi totali (costa di piu’ vendemmiare piu’ uva) ma minori costi unitari. Andiamo da oltre 5500 dollari per tonnellata di uva a 3.5 tonnellate per acro (87q/ha) a 3100 dollari per l’uva che deriva da una resa di 6.5 (160q/ha).
Vale la pena pero’ attirarvi su quanto conta la terra nel conto dei costi non monetari: il 71%. Ecco, qui sta molto di quello che io ho scoperto guardano per qualche anno questi calcoli. La gestione del fattore produttivo terra: la terra “costa” 8000 euro, cioe’ il 70% dei costi non monetari e il 40% dei costi totali.
E naturalmente i ritorni cambiano in base ai prezzi delle uve e in base ai ritorno. Lo studio e’ equipaggiato con numerose tabelle di sensitivita’ che oggi, con Excel sono esercizi agevoli. Pero’ ci tengo a farvi notare che anche nel lavoro del 1938 c’erano, e quelle le avevano fatte tutte a mano! Dunque dal 1938 al 2009 ci sono 71 anni. Ecco, in Italia siamo indietro di 71 anni. E come dicono gli inglesi “Contiamo…” (ovvero, ce ne saranno altri).
Non mi stanchero’ di ripeterlo: l’Italia, come produttore di vino a livello mondiale conta di piu’ ce l’America, ma se vogliamo degli studi scientifici, non solo fatti ma anche divulgati, dobbiamo guardare sempre fuori casa. La domanda sorge spontanea, ma tutti i ricercatori, tecnici, professori, che sono impiegati nelle decine di Facolta; di Agraria (io mi sono laureto a Firenze tanto per dire), e nei numerosissimi istitutu del ministero dell’agricoltura, del CNR, ecc. ecc., cosa realmente producono che sia di effettivo e pratico aiuto per l’idustria del vino (ed uso industria nel senso anglosassone, ovvero un comparto produttivo socialmente ed economicamente importante per una nazione come la nostra)?
Qualcuno se la sente di rispondere?
Ciao Marco,
Grazie per aver gentilmente reso intelleggibile anche a me questo studio che mi aiuta a comprendere meglio la mia piccola impresa agricola.
@ Giampaolo
Lo sai che nessuno ti risponderà vero ? ( purtroppo )
Ciao
Paolo
Ti rispondo io: poco o niente. Ciascuno resta nel suo orto. E il vero problema e’ che le risorse, a quanto capisco sono “sul campo”. Se il supporto fosse nullo e non ci si investisse nulla, pazienza, che ci vuoi fare. Il problema e’ che noi oggi ci troviamo di fronte a due entita’ come ISTAT e Federdoc che per ammissione stessa di quest’ultima “Con l’ISTAT purtroppo non abbiamo mai avuto una forma di collaborazione o scambio di informazioni.” Entrambe pubblicano un numero che e’ la produzione di vini VQPRD. Come hai visto dai post sui dati Federdoc, i due numeri mai sono uguali e molte volte sono chiaramente incongruenti.
Suonera’ la campanella dell’ultimo round? Io ho la sensazione che in Italia l’incontro di boxe abbia un numero infinito di round, perche’ in fondo non c’e’ nessuno che picchia, anche chi avrebbe la forza per farlo…
bacca
Ciao a tutti, ma c’è qualcuno che in Italia fa davvero i conti nel mondo del vino? Io li ho fatti, li faccio di mestiere e guardando alle realta Italiane non mi tornano parecchie cose….
Gianpaolo, tu i conti li fai, lo hai ampiamente dimostrato, Paolo idem e Marco non ne parliamo, rivede tutti, ma il mercato mi sembra parecchio più grande di noi tre 🙂
Sarà, ma credo che le università se trovassero qualcuno che finanzia un progetto uno studio dei costi di produzione in vigna secondo me lo farebbero pure, c’è qualcuno che può investirci? Io no, per il momento, da solo, ma sarei felice di ragionare insieme ad altri.
Che ne dite?
Io mi candido per fare il professore ordinario (non sono un produttore come voi!), cosi’ mi metto in “pensione”!!!
bacca