Oggi scrivo un post che mettera’ il buon umore ai nostri esportatori di vino. Si tratta dell’analisi condotta da OEMV sulle importazioni di vino in Norvegia. Come voi sapete la Norvegia e’ un mercato piuttosto importante per il mondo del vino, in quanto combina una serie di interessanti caratteristiche, e cioe’: i norvegesi sono molto ricchi (petrolio) e quindi tendono a bere bene; i norvegesi hanno una cucina molto elaborata e di elevato livello (ne sono testimone); ai norvegesi piace il vino, che da loro non si produce (“poverini”, sono solo pieni di petrolio). Quindi, la Norvegia e’ un mercato significativo, che cuba circa 250 milioni di euro e quasi 800mila ettolitri. Ma soprattutto, e’ un mercato che ha subito in modo molto limitato la crisi del 2009 e, all’interno di questo mercato, il vino italiano e’ andato particolarmente bene. Da qui, ci apprestiamo a commentare una serie di grafici e tabelle celebrativi del buon andamento del nostro prodotto.
Dunque, il mercato e’ sceso soltanto dell’1% nel corso del 2009 a 245 milioni di euro. Il calo e’ principalmente dovuto alle minori importazioni di vino spumante (-5% a 21 milioni di euro, peraltro marginale nel contesto del mercato) e al -2.6% del vino imbottigliato, da 161 milioni a 157 milioni. Invece, il vino sfuso e’ cresciuto del 5% a 67 milioni.
Sul vino sfuso importato in Norvegia bisogna pero’ fare una puntualizzazione. I norvegesi importanto circa 355mila ettolitri di vino sfuso (relativamente molti rispetto al totale di 800mila), ma lo importano a un prezzo medio di EUR1.9 al litro (oltretutto in crescita del 8% nel corso del 2009). Importano cioe’ un vino in contenitori superiore a 1.5 litri che non e’ il vino sfuso che intendiamo noi (o per esempio quello che esporta l’Italia, in media a 0.5 euro al litro). Questo discorso del prezzo-mix elevato si allarga anche al vino imbottigliato, dove i norvegesi importano a una media di 4 euro al litro (in calo dell’11% nel corso del 2009). Torniamo al discorso iniziale: sono un popolo ricco e che ama mangiare e bere bene: questi numeri non sono che la dimostrazione delle percezioni che uno ha quando viaggia in quei luoghi.
Veniamo all’Italia, che e’ il numero 2 nel mercato dopo la Francia (come quasi dappertutto), ma che nel 2009 e’ andata particolarmente bene: di fronte a un mercato stabile o in leggero calo, il vino italiano e’ cresciuto del 9% a valore e del 18% a volume, quando i nostri cugini transalpini sono scesi del 5% e del 7% rispettivamente. Cosi’ il vino italiano ha raggiunto una quota di mercato del 28%, molto vicina al 29% dei francesi, mentre ha chiaramente preso la leadership sui volumi con il 25% del mercato, sopravanzando la Francia (ma quesot a noi come sapete interessa un po’ meno). Comunque, come vedete dai grafici celebrativi che vi ho allegato (sono celebrativi perche’ se mettevo le variazioni percentuali gli australiani venivano prima di noi…), l’Italia ha aggiunto 5.8 milioni di euro di esportazioni e 28mila ettolitri di volume.
Come sono andati gli altri? L’Australia e il Sud Africa sono i due produttori che si fanno avanti, con un +23% e +15% rispettivamente. La matrice della crescita australiana e’ il forte incremento dei volumi, +78%, dettato dalla necessita di smaltire le scorte derivanti dalla sovrapproduzione. Il Sud Africa invece cresce in modo molto piu’ sano, meta’ grazie ai volumi e meta’ grazie al prezzo mix.