Calabria – produzione di vino e superfici vitate – aggiornamento 2009

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Considerazioni principali:
– Vendemmia a -11%, molto peggio dell’Italia (-2%) e del meridione (-8%)
– Continua pero’ lo sviluppo della viticoltura, visto che le superfici continuano a crescere (+6% nel 2009) e +2% annuo sui 4 anni, soprattutto sostenuto dalla provincia di Cosenza (+20% nel 2009)
– Le rese per ettaro sono scese sotto 50q, il 15% meno dello scorso anno e quasi la meta’ rispetto alla media italiana.
– Nel 2009, la produzione di vini DOC e’ calata del 23% (-29% IGT) e la produzione e’ stata sostenuta dai vini da tavola che hanno subito un calo di soltanto il 5%.
– I vini bianchi a -2% sono andati molto meglio dei rossi (-13%)
– La viticoltura della regione si conferma in forte sviluppo, con un valore della produzione di vino in crescita del 21% (+18% Italia) e un andamento di medio termine (-3.2%) non molto distante da quello nazionale (-3.7%).



Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

2 Commenti su “Calabria – produzione di vino e superfici vitate – aggiornamento 2009”

  • Bruno

    Ciao Marco,

    Da pochi mesi il disciplinare del Cirò, la denominazione “bandiera” della Calabria, è stato modificato intrducendo tra l’altro la posssibilità di usare vitigni non autoctoni nell’uvaggio, anche internazionali.

    Mi piacerebbe conoscere la tua opinione in merito.

    Grazie,
    Ciao

    Bruno

  • bacca

    Ciao Bruno,
    io sono d’accordo.
    Te ne elenco i motivi.
    (1) la DOC Ciro’ identifica un territorio e non un vitigno. Almeno io so che esiste (sono sommelier).
    (2) da sommelier stagionato (diplomato nel lontano 2003) io su due piedi non saprei dirti che vitigni ci sono nel Ciro’. O se proprio dovessi mi dirigerei a caso sui vitigni autoctoni pugliesi a caso.
    (3) voglio essere presuntuoso: la media dei consumatori di vino ne sanno meno di me di vino e quindi se c’e’ dentro il cabernet sauvignon o meno non li tocca. O gli piace o non gli piace.
    (4) queste sono decisioni di chi il Ciro’ DOC lo utilizza. Non si tratta di difendere monumenti. Qui si tratta di imprenditori che devono cercare di essere profittevoli nel lungo termine. Allora mi domando: nel lungo termine il Ciro’ DOC accoppiato in modo talebano a un vitigno e’ meglio di uno Ciro’ DOC che valorizzi il territorio soltanto? Ma poi mi domando se sia meglio spingere sul Ciro’ o sul vino pugliese in generale…

    Buona domenica

    Marco

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