Qualcuno corteggia la division vino di Foster's…

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Interrompo oggi la programmazione del blog per inserire questo commento, che ha pochi numeri, ma che mi sembra importante per coloro che sono interessati alla saga di Foster’s. La notizia e’ la seguente: un fondo di private equity e’ andato da Foster’s e ha offerto una cifra tra 2.3 e 2.7 miliardi di dollari australiani (in contanti) per comperare le attivita’ della divisione vino, che si chiama Treasury Wine Estates; il consiglio di amministrazione ha rifiutato l’offerta, rispondendo che e’ troppo bassa.

Facciamo un passo indietro per chi non ricorda o non ha seguito la storia. Foster’s fa birra, superalcolici e vino. Quest’ultimo prodotto, causa la crisi del settore vinicolo locale (sovrapproduzione e via dicendo) e a causa di una serie di acquisizioni fatte “al picco del ciclo economico” (cioe’ pagate molto care), ha dato diversi grattacapi: ha costretto dapprima l’azienda a una serie di svalutazioni in bilancio (leggi: perdite), ha fatto saltare una serie di dirigenti del gruppo. Finche’, qualche mese fa, spazientiti, i membri del consiglio di amministrazione hanno deciso di farla finita: dopo una pesante ristrutturazione occorsa tra il 2009 e il 2010, hanno deciso di spaccare Foster’s in due. Da una parte il vino, dall’altra la birra. Perche’ fanno questo? Le ragioni sono diverse, ma sostanzialmente c’e’ l’ambizione di togliere la mela marcia dal cesto (la divisione vino, che ora si chiama Treasury wine estates), cosi’ magari un potenziale compratore si prende il cesto delle mele buone (la birra).

Cosa e’ capitato dall’annuncio? Per prima cosa le azioni sono balzate da inizio giugno (data dell’annuncio, da 5.2 dollari per azione ai 6.34 attuali), poi qualcuno ha cominciato a fare un’offerta direttamente per la parte birra (mai giunta se non ricordo male come offerta formale), e oggi arriva questa offerta per il vino. Che cosa succede? Siccome tutti pensano (temono) che quando i due pezzi di Foster’s quando saranno quotati separatamente (nel 2011) varranno di piu’ e sara’ piu’ costoso comperarli, cercano di giocare d’anticipo. Piu’ ci sono voci sulle offerte (o offerte vere come in questo caso), piu’ le azioni salgono.

Ma guardiamo piu’ da vicino questa offerta per il vino Foster’s che gia’ anticipo essere molto bassa e quindi, in conclusione, e’ abbastanza ovvia la decisione di Foster’s di rifiutarla. Vi passo qualche numero: vendite ultimo anno della divisione 1.9 miliardi di dollari (sempre australiani, da ora non lo scrivo piu’), utile operativo 220 milioni. Pero’, media storica a 5 anni, vendite di 2.1 miliardi e utile operativo a 360 milioni: forse non saranno raggiungibili di nuovo nel breve periodo, ma di certo il periodo luglio 2009-giugno 2010 cui i primi numeri si riferiscono sono il frutto cattiva annata. 36 milioni di casse di vino vendute. Dati patrimoniali: capitale investito nell’attivita’ circa 3.8 miliardi di dollari, ma dopo pesanti svalutazioni (prima delle svalutazioni e considerando quanto avevano pagato le acquisizioni si parlava di 6.5-7 miliardi di dollari di capitale investito).

Quindi, facciamo qualche divisione: il potenziale compratore offre un multiplo di 1.2-1.4x il fatturato e un multiplo di 10.4-12.2x l’utile operativo. Se consideriamo invece il valore medio dell’utile opertivo scendiamo intorno a 7x. I 2.3-2.7 miliardi poi costringerebbero Foster’s a segnare una ulteriore perdita di circa 1.1-1.5 miliardi, dato il valore di carico di 3.8 miliardi. Infine, il fondo di private equity richiede esclusivita’ nelle negoziazioni e quindi costringerebbe Foster’s a rifiutare una successiva offerta migliore per un certo periodo di tempo. Da qui il rifiuto, che obiettivamente e’ sottoscrivibile dati i numeri. La sensazione e’ che questi investitori ci stiano provando: vediamo se riusciamo a portare via questa attivita’ a un buon prezzo. Se il prezzo e’ buono si fa e ci si prende i rischi, altrimenti si lascia stare.

Comunque, i nostri amici di Foster’s una cassa da 12 bottiglie di vino buono dovrebbero comunque spedirla ai signori del private equity: le loro azioni sono salite del 5%. E questo in definitiva e’ proprio quello che Foster’s desidera: la separazione degli asset e’ una specie di vetrina dove entrambe le attivita’ possono essere guardate e comperate: la birra da sola, il vino da solo. Insieme sono molto difficili da vendere, perche’ quasi nessuno e’ interessato a comprare due attivita’, salvo che non trovi qualcuno a cui vendere simultaneamente la parte che non gli interessa.

Stay tuned. Non e’ finita qui.

Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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