Nosio ha chiuso il bilancio 2009-10 con un utile netto in crescita del 15% su delle vendite che hanno sfiorato i 100 milioni di euro (+3.5%). L’azienda e’ giunta alla fine del suo ciclo di investimenti ed e’ oggi pronta a sfruttare le potenzialita’ del mercato, in particolare nel segmento dei vini spumanti dove l’azienda sta “costruendo” una produzione di vini a metodo classico significativa. L’anno chiuso il 31 agosto non e’ stato pero’ facile: (1) le vendite “Italia” continuano a scendere (anche se questo non riflette in modo corretto le vendite in Italia dell’azienda che sono stabili); (2) la pressione promozionale continua ad essere alta e cio’ influisce negativamente sui margini di profitto. Con queste premesse il progresso dell’utile netto di Nosio si e’ materializzato tutto sotto l’utile operativo, che e’ invece calato del 13%: infatti, i 3.2 milioni di utile netto (di cui 2.1 distribuiti agli azionisti) sono “saltati fuori” grazie al calo degli oneri finanziari e alle minori tasse. Prima di procedere con i dati analitici, va detto che Nosio non redige il bilancio consolidato (lo fa gia’ la controllante Mezzacorona) e che, quindi, se includessimo le aziende controllate che producono in Sicilia o quelle che commercializzano in USA ci troveremmo di fronte a una azienda certamente piu’ grande (per quanto l’apporto aggiuntivo di utili delle controllate, per quanto positivo, non sarebbe “critico”). Prima dei numeri del bilancio, una curiosita’: Nosio dichiara un prezzo medio di scambio delle proprie azioni di 305 euro. Moltiplicando questo prezzo per il numero di azioni si arriva a un valore teorico per il capitale azionario dell’azienda di 92 milioni, che si confronta con un patrimonio netto di bilancio di 78 milioni (che peraltro sconta il fatto che diversi cespiti dell’azienda sono valutati al costo storico invece che a quello di mercato).
Le vendite sono cresciute del 3.5% a 98.9 milioni. La suddivisione vede l’Italia calare del 5% a 42 milioni e l’estero crescere dell’11% a 57 milioni: la trasformazione di Nosio e’ completata, le vendite estere sono il 57% del totale contro il 42% di 5 anni fa. A differenza del 2009, nel 2010 tutte le categorie sono cresciute, con gli spumanti a +11% a 10 milioni, i vini sfusi a +6% a 9 milioni e i vini imbottigliati a +2% a 79 milioni.
Se il fatturato mostra buoni segnali, i margini sono ancora in calo. Il MOL del 2010 e’ sceso dell’8% da 10.7 a 9.9 milioni di euro e il margine e’ passato dall’11.2% al 10%, ben lontano dal picco del 13.6% del 2007. Gli ammortamenti sono stabili poco sotto i 5 milioni (dal prossimo anno potrebbero crescere per gli investimenti), e quindi l’utile operativo scende da 6.1 milioni a 5.3 milioni di euro (-13%). Come abbiamo anticipato, sia gli oneri finanziari (da 2.5 a 1.5 milioni) che le tasse scendono (aliquota fiscale 17% contro 24% dell’anno scorso) e cio’ consente di piu’ che compensare il calo dei margini con un utile netto di 3.2 milioni.
La finanza aziendale e’ progredita in modo molto significativo: nonostante il debito sia tornato a 63 milioni dopo il calo del 2009 a 54 milioni, la struttura e’ molto migliorata. Nosio ha emesso una obbligazione di quasi 15 milioni di euro che scade a fine 2014, migliorando la struttura del debito. I flussi del 2010 hanno visto 15 milioni di investimenti, cui si sono contrapposti una generazione di cassa di circa 7-8 milioni e un beneficio di 1 milione dal capitale circolante (calo del magazzino, soprattutto di vino fermo).
Il ritorno sul capitale e’ sceso ma questo numero e’ influenzato dal piano di investimenti che ha riportato il capitale investito a 141 milioni. Per la cronaca, il ritorno sul capitale e’ al 3.7% e quello per gli azionisti al 4%. I dati sono leggermente inficiati dalla presenza di 15 milioni di partecipazioni che non danno reddito significativo, ma non sarebbero certamente molto diversi anche se riclassificati.