Santa Margherita – risultati e analisi di bilancio 2010

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Intendiamoci subito: i risultati 2010 di Santa Margherita sono proprio belli, da qualunque parti si girino. Come mai? Perche’ Santa Margherita nel 2010 si e’ ripresa tutto quello che aveva perso durante la crisi con gli interessi. Le vendite sono cresciute sia in Italia che all’estero e i margini e gli utili sono saliti a un livello mai registrato negli ultimi anni. La generazione di cassa e’ stata molto ricca, dato che Santa Margherita si e’ permessa di pagare 12 milioni di euro di dividendi, di portare a termine un’acquisizione da 3 milioni nella zona del Prosecco e di mantenere il debito invariato a 40 milioni di euro, comunque migliorando in modo sostanziale gli indici finanziari. Il 2011 sembra poi essersi aperto con una continuazione dei trend del 2011, anche se, aggiungo io e’ presumibile che il rialzo dei costi delle materie prime renda piu’ difficile la vita al gruppo quando si parla di margini. Essendo comunque Santa Margherita un operatore fortemente orientato all’export (58% delle vendite) e in concomitanza del 50esimo anniversario del suo prodotto di punta (il Pinot Grigio), e’ presumibile che la tendenza alla crescita delle vendite resti intatta. Soprattutto, Santa Margherita continua a piccoli passi ad aggiungere pezzi alla sua struttura, segno non soltanto della disponibilita’ finanziaria per farlo ma anche di una vera focalizzazione sulla crescita dell’azienda.



Le vendite sono salite a 86 milioni di euro, +7.3%, di cui +5.3% in Italia a circa 36 milioni e +8.7% all’estero a 50 milioni. Se guardiamo alle principali controllate, la capogruppo Santa Margherita registra un incremento del 7% a 64 milioni, mentre Ca del Bosco raggiunge 22 milioni (+8.4%). Le altre controllate (che pero’ contano poco sul fatturato totale) crescono di piu, con Pile e Lamole +26% e Torresella +48%. In leggero calo invece Kettmeir.

I margini sono in forte miglioramento. Il MOL sale da 20 milioni a 24 milioni cioe’ dal 24% al 28% delle vendite. Tale risultato e’ principalmente legato al calo del peso degli acquisti, che pesa per 3.4 punti percentuali sui 3.7 punti di miglioramento del margine. Il costo del personale sale del 6% a 10 milioni e riduce leggermente il suo peso sulle vendite. I margini per marchio non sono leggibili, dato che Santa Margherita distribuisce (e dunque incamera parte dei profitti) di tutte le tenute salvo Ca’ del Bosco, che ha prodotto un margine MOL del 34% (dal 32% del 2009). Sotto il MOL salgono gli ammortamenti a fronte degli investimenti degli ultimi anni (e del 2010 che stimiamo in circa 7-8 milioni oltre all’acquisizione), gli oneri finanziari restano bassi e le tasse sono al 25% dell’utile prima delle imposte. Santa Margherita chiude con 12.3 milioni di utile netto, quasi tutto distribuito agli azionisti (EUR11.2 milioni in pagamento nel 2011).

La struttura finanziaria si rafforza: il capitale investito cresce a 100 milioni, di cui 40 milioni finanziato con debito (invariato rispetto al 2009). A questo numero concorrono un MOL di 24 milioni, investimenti e acquisizioni per circa 11-12 milioni (incluso l’acquisizione a Refrontolo nella zona del Prosecco per 3.1 milioni di euro) e un dividendo di 9 milioni di euro pagato nel 2010 sugli utili 2009. Il capitale circolante e’ rimasto sostanzialmente invariato a 44 milioni di euro (ma la sua incidenza scende dal 56% al 50% delle vendite) con un magazzino di 155 giorni (37 milioni) e giorni clienti/fornitori in significativa ma puramente temporanea crescita (tutto si e’ ristabilito su livelli normali a gennaio).

Anche il ritorno sul capitale ritorna su livelli quasi pre-crisi. Il ritorno sul capitale sfiora il 20% rispetto al 16% del 2009, mentre il ritorno netto per gli azionisti (ROE) supera il 25%, il livello piu’ elevato degli ultimi anni.





Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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