Prima di addentrarci nel risultato trimestrale (che gli investitori non hanno per nulla apprezzato), farei un paio di considerazioni su Constellation Brands. L’azienda e’ oggi “pulita” e “rifocalizzata”. Niente piu’ Australia o Europa, la maggior parte delle vendite in USA (11.2 delle 14.8 milioni di casse vendute), la meta’ dei marchi nel portafoglio sono considerati “core”. Constellation pero’ oggi in un primo trimestre 2011 fattura 635 milioni di dollari. Nel 2006 ne fatturava 1156. -45%. Se guardate il secondo grafico che mostra l’andamento delle vendite base 100 nel 2006 a oggi. Nel primo trimestre 2011 le vendite “organiche”, cioe’ rimontando i cambi e la vendita di marchi e aziende, sarebbero state 108, cioe’ l’8% in piu’. Che significa? 45%+8%=53%. Significa che Cbrands nel corso degli ultimi 60 mesi ha dimezzato la sua dimensione. Per certi versi buffo pensare che tra il 2002 e il 2006 l’aveva raddoppiata. Ma con il senno di poi…
Passiamo ai numeri che e’ meglio. Il primo trimestre non e’ andato tanto bene. CBrands ha alzato i prezzi e questo ha determinato un rallentamento nelle vendite finali soprattutto per i marchi piu’ convenienti. Inoltre, l’azienda ha ridotto le attivita’ promozionali rispetto a quanto aveva fatto lo scorso anno. Ne risulta un quadro dove le vendite sono in salita soltanto del 2% in termini organici, con un forte migioramento del mix: le vendite in volume sono calate dello 0.7% a 14.8 milioni di casse, con un calo del 3.5% a 11.2 milioni per il mercato americano ma un incremento del +4.2% a 7.4 milioni per quelli definiti core brands (Robert Mondavi, Clos du Bois, SVEDKA Vodka, Blackstone, Estancia, Arbor Mist, Black Velvet Canadian Whisky, Toasted Head, Simi, Black Box, Ravenswood, Rex Goliath, Kim Crawford, Franciscan Estate, Wild Horse, Ruffino, Nobilo, Mount Veeder and Inniskillin).
Attenzione, Cbrands ha venduto le attivita Australiane/Inglesi, che ora si chiamano Accolade (in realta’ Cbrands mantiene ancora una quota del 20%), e quindi il calo del 19% delle vendite va letto fondamentalmente come l’impatto della riduzione del perimetro di attivita’. Le vendite totali sono quindi calate da 788 a 635 milioni di dollari.
I margini stanno migliorando. Nel trimestre l’utile operativo e’ salito da 96 a 102 milioni di euro. Di questo miglioramento, la meta’ deriva dal fatto che non c’e’ piu’ la sopracitata Accolade, che perdeva 3 milioni lo scorso anno. Con vendite molto inferiori, il margine naturalmente aumenta, raggiungendo il 16% nel trimestre contro il 12% dello scorso anno. Quest’anno ci saranno 26 milioni di dollari di oneri di ristrutturazione (11 gia’ segnati nel primo trimestre) per ridurre ulteriormente i costi a partire dal prossimo anno (risparmi attesi di 10 milioni di dollari l’anno).
L’utile netto sale da 49 a 75 milioni di dollari, non soltanto grazie ai 6 milioni in piu’ (pre-tasse) sulla parte operativa ma soprattutto grazie a quanto sta sotto, e cioe’: (1) oneri finanziari in calo da 49 a 44 milioni; (2) contributo di Crown Imports (JV al 50% della birra Corona) da 55 a 62 milioni di dollari; (3) tasse in calo da 53 a 45 milioni di dollari.
Il debito scende di circa 250 milioni di dollari rispetto a fine anno a 3 miliardi di dollari, e di un miliardo rispetto ai 4 miliardi di fine primo trimestre 2010. L’azienda ha generato 220 milioni di cassa nel trimestre su un’attesa annuale di 600-650 milioni. Il debito e’ oggi sceso a meno di 3 volte il MOL, quindi l’obiettivo di riduzione della leva finanziaria si puo’ dire sia stato raggiunto. Questo era il vero obiettivo dell’azienda, soprattutto perche’ nel frattempo Cbrands si sta anche ricomprando delle azioni sul mercato. Quindi, se e’ vero che i risultati reddituali non sono eccellenti e negli anni l’azienda si e’ “ristretta”, cioe’ il limone e’ stato spremuto.