Il 2011 è stato un buon anno per Frescobaldi sotto diversi aspetti: l’azienda ha fatto un ulteriore passo verso l’integrazione verticale acquisendo un ramo d’azienda del Consorzio di Produzione Griafone e Pianamonte (per un valore di circa 2.7 milioni di euro), il che ha consentito di migliorare ulteriormente i margini, unitamente a un piccolo incremento del fatturato. Il bilancio ha poi beneficiato dell’assenza di oneri finanzari legati ai contratti derivati (e un livello di tassazione molto favorevole), così l’utile netto è cresciuto del 50% a 9 milioni di euro. Il bilancio nasconde altre buone notizie: (1) i margini migliorano nonostante il gruppo abbia pesantemente incrementato gli investimenti pubblicitari e promozionali, da 5 a 7 milioni, il che normalmente segnale un buon stato di salute e la presumibile continuazione del percorso di crescita; (2) Frescobaldi continua a incrementare il grado di integrazione verticale, riducendo sempre di piu’ la dipendenza da acquisti di uva-vino dall’esterno. Per quanto la relazione si concluda con un lapidario “Per la gestione 2012 non si prevedono mutamenti significativi rispetto all’andamento dell’anno precedente”, ci sono tutte le premesse perché il 2012 sia un buon anno.
- Le vendite crescono del 2.2% a EUR86 milioni, a fronte di un progresso del 3% all’estero e dell’1% in Italia. Va detto che la vendemmia ha generato volumi di produzione inferiori agli anni scorsi. Il bilanciamento delle vendite estere si mantiene intorno al 57%.
- I margini migliorano ulteriormente. I costi di acquisto scendono dal 27% al 23% del fatturato, uno dei livelli più bassi tra le aziende che analizziamo, grazie alla forte integrazione verticale raggiunta dal gruppo. Restano stabili sulle vendite le spese per servizi escluso il marketing. Come abbiamo detto sopra le spese promozionali e pubblicitarie sono salite dal 6% all’8% del fatturato, cioè da 5 a 7 milioni, portando dunque il costo totale dei servizi dal 27.5% al 30% delle vendite. I costi del personale sono rimasti anche lo stabili sul fatturato. Ne risulta un quadro positivo: il MOL cresce del 10% a 24.5 milioni e raggiunge il 29% del fatturato. Si tratta del margine piu’ elevato che Frescobaldi ha raggiunto nella sua storia recente (dal 2004 a oggi, per quanto riguarda il nostro modellino).
- Sotto il MOL si sentono i mancati costi sui derivati (che si trasformano in un leggero utile) e la tassazione che continua a essere molto favorevole (meno del 10% dell’utile pretasse). Di conseguenza l’utile netto cresce da 6 a 9 milioni di euro (+50%), anche in questo caso al di sopra del picco di 8 milioni generato prima della crisi.
- Passando alla parte patrimoniale, poche cose da notare: (1) il debito scende da 48 a 41 milioni di euro, quindi da 2 a 1.6 volte il MOL, un livello molto contenuto; (2) il patrimonio netto passa da 101 a 108 milioni, mentre il patrimonio di terzi da 36 a 39 milioni. L’azienda e’ molto ben capitalizzata, e continua a incrementare le attivita’ industriali, con l’acquisizione del ramo d’azienda di cui si e’ detto sopra (che ha tra l’altro avuto soltanto 1 milione di euro di impatto negativo sul cash flow).
- La generazione di cassa consolidata passa da 16 a 20 milioni. Come abbiamo detto ci sono alcune componenti straordinarie, presumibilmente 1-2 milioni di euro, ma il miglioramento e’ tangibile. Con investimenti di 12 milioni, dividendi di 2 milioni e una variazione negativa del capitale circolante di 4 milioni, il calo del debito continua.
- Il ritorno sul capitale (calcolato prima dell’ammortamento del goodwill) raggiunge il 9%, mentre il ritorno netto per gli azionisti e quasi all’8%. Anche in questo caso, siamo ritornati sui livelli pre-crisi.