Treasury Wine Estates ha chiuso il suo primo anno come azienda “stand-alone”, dopo lo spin-off. I risultati sono stati incoraggianti, particolarmente grazie al miglioramento dei margini, mentre le vendite (sia a volume, che a valore, anche per colpa del dollaro australiano) sono continuate a scendere. La strategia di TWE è chiaramente incentrata su due punti: (1) migliorare il mix verso i vini di alta qualità, dato che si prevede che la domanda di vini oltre i 10$ sarà largamente superiore all’offerta (e a questo proposito, TWE sta cominciando “a mettere via delle annate” per venderle a distanza); (2) aumentare la presenza nell’area asiatica, che per ora nei numeri che pubblico qui è annegata nell’Australia. Le previsioni del management sul 2013 (Luglio2012-Giugno2013) sono improntate alla prudenza, soprattutto per il 2013, dato lo sforzo di aumentare la struttura operativa in Cina e, soprattutto, a causa dell’incremento dei costi delle materie prime (uva e vino sfuso), che metterà pressione ai margini. Passiamo ora ai numeri.
- Le vendite di vino sono scese del 5% nel 2012 a 1.64 miliardi di dollari, ormai per il terzo anno di fila. Il calo si scompone in un -4.4% dei volumi (31.8m di casse, cioè 380 milioni di bottiglie), un +1.5% del prezzo-mix e un -2.7% derivante dal cambio con il dollaro australiano. Le vendite nel secondo semestre hanno mostrato un trend meno negativo, segnando un -3.5%.
- Il margine industriale è rimasto poco sopra il 35%, mentre i costi operativi sono scesi dell’11% (-8% a parità di cambio), determinando quindi un miglioramento del 7% dell’utile oeprativo, che passa da 171 a 187 milioni di dollari, con un margine che sale dal 10% all’11%. Se il dollaro australiano fosse stato stabile, la crescita sarebbe stata superiore al 20%, circa il 22%, il che dimostra come TWE stia “prendendo” a suo carico molta della variazione negativa dei cambi.
- Passando ai risultati per area geografica, i numeri sono molto positivi per il mercato domestico e l’Asia, mentre restano piuttosto deludendi per gli USA (Beringer) e l’area europea, dove il problema resta il Regno Unito. Come vedete dai numeri, le vendite in Asia/Pacifico sono in crescita del 4%, con i volumi che salgono del 6%, mentre in America siamo giù dell’11% con volumi pressochè stabili e in Europa TWE registra un calo del 17% con volumi in discesa del 20%.
- I margini per area seguono di conseguenza: poco più che in pareggio in Europa, stabili sul piede dell’11-12% in Nord America e in crescita dal 18% al 22% in Australia e Asia. Il peso di Australia e Asia sugli utili del gruppo passa dal 55% al 65%, mentre il Nord America scende dal 42% al 33%.
- La struttura finanziaria è molto solida: il debito… praticamente non c’è essendo a 34 milioni di dollari, con un capitale proprio di quasi 3 miliardi e oltre 8000 ettari di proprietà in Australia. Il ritorno sul capitale è nell’ordine del 6%, in miglioramento ma ancora un livello insufficiente per la qualità delle operazioni di TWE e il suo posizionamento competitivo: sarà necessario far girare il fatturato in positivo (e sperare in un dollaro australiano meno forte)…
- Il gruppo ha investito circa 84 milioni di dollari australiani (contro i 71 del 2011-12), con un peso del circa 5% sul fatturato.