I consumi di vino nel mondo – stima OIV 2012

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Checchè se ne dica, la conclusione di questo post è chiara: i consumi di vino a livello globale non crescono più. E’ altrettanto vero che la produzione scende più velocemente e che ci sono i famosi “usi industriali” del vino (cioè tutto quello che non è bevuto ma per esempio distillato) a tenere il mercato in equilibrio (o forse in leggero deficit). La conclusione è ovvia: di mercati sufficientemente grandi che continuano a crescere ne sono rimasti due: la Cina e un po’ gli USA. E volendo essere un po’ schizzinosi, potremmo dire soltanto la Cina, dove peraltro vale la pena notare che si bevono principalmente il loro vino, dato che dei 17-18 milioni di ettolitri consumati soltanto 3-4 milioni sono importati. Ma passiamo oltre. Secondo l’ultimo rapporto OIV i consumi sono 240-250milioni di ettolitri, diciamo 245.3 milioni, +0.5% sul 2011 che a sua volta faceva un sonoro +0.7% sull’anno precedente. Quindi non si cresce più. Come mai? Oltre al vecchio discorso del calo dei consumi in Italia e Spagna (in Francia sembra abbiano cambiato idea da qualche anno e i consumi sono ripresi a salire, secondo OIV), si aggiunge lo stop alla crescita in alcuni mercati chiave come il Regno Unito, il Brazile e i Paesi Nordici. Vediamo nel dettaglio i numeri di OIV.

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  • Consumo totale a 245 milioni di ettolitri, con il 13% concentrato in Francia, il 12% in USA, il 9% in Italia che resta il terzo mercato mondiale e l’8% in Germania. Dietro sale la Cina che secondo OIV rappresenta oggi il 7% dei consumi mondiali di vino. Questi 5 paesi fanno la metà del consumo mondiale di vino.
  • In Francia secondo OIV i consumi di vino sono cresciuti del 3% nel 2012 a 30.3 milioni di ettolitri, ossia 48 litri pro capite. Se i dati sono corretti la Francia sta diventando il paese bevitore di vino per eccellenza dato che…
  • …l’Italia con un ulteriore leggero calo del consumo a 22.6 milioni di ettolitri (-2%, dopo il crollo del 2011) è ormai scesa a 37-38 litri pro-capite, superata dal Portogallo (dove però il mercato è molto più piccolo).
  • In USA OIV prevede una crescita del 2% dei consumi a 29 milioni di ettolitri, che presuppongono un consumo pro capite leggermente sotto 10 litri.
  • Il quarto mercato, la Germania, è sempre data stabile intorno ai 20 milioni di ettolitri, mentre in Cina il consumo di vino è previsto a 17.8 milioni di ettolitri, cioè +9% sul 2011 e +6% annuo.
  • La Cina è dunque l’unico grande mercato del vino nel mondo in crescita “di lungo termine” significativa. Tutti gli altri mercati sono o stabili o in crescita leggera, come nel caso di Australia, Brasile oppure Olanda e con il beneficio dell’inventario relativo alla mancanza di dati aggiornati per Canada e Russia.
  • Spostando l’occhio su un orizzonte quinquennale (vedi ultimo grafico) e ai valori assoluti risulta un quadro dove si sono perduti circa 5 milioni di ettolitri di consumo di vino, qualcosa di più nei paesi che vedete nel grafico (7.6m/hl). Come potete notare, l’unico mercato largamente positivo è la Cina… e quello largamente negativo siamo noi…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

3 Commenti su “I consumi di vino nel mondo – stima OIV 2012”

  • gianpaolo

    Prima che cominci il peana sul fatto che in Italia si beve sempre meno, che i ggiovani bevono meno (ma non e’ un bene che in generale si beva meno, se si beve meglio?), ecc. ecc., lo spunto che prenderei da questi dati e’ il seguente: visto che i consumi non cresceranno, e visto che in alcuni paesi come il nostro sono in calo, perche’ non concentrarsi sul nodo cruciale: il prezzo medio del vino. Come sappiamo, anche da altri articoli apparsi qui, l’Italia esporta piu’ degli altri paesi, compresa la Francia, ma il valore medio (mi correggerai se sbaglio) e’ quasi il doppio. Quindi, va bene produrre meno, ma come fare a produrre vini che siano riconosciuti come vini di qualita’ nel mondo, e quindi anche pagati di piu’, invece che essere il serbatoio dei vini cheap & cheerful (con tutto il rispetto dovuto per chi li fa)?

  • bacca

    Io comincerei a dare una bella segata alle DOC e DOCG sotto i 30mila ettolitri (magari anche sotto 50mila ettolitri salvo casi eclatanti di piccole DOC famose o di grande potenziale produttivo futuro) e il risparmio di costi che ne verrebbe fuori lo reinvestirei nella promozione delle altre DOC, magari anche locale, tanto da fare crescere la percezione della denominazione di qualita’ come MARCHIO.

    Il MARCHIO. Secondo me noi non abbiamo un problema di qualita’ intrinseca del prodotto.

    E’ un problema di tutto quello che viene dopo. Vendiamo bene il nostro vino? Secondo me no.

    Per esempio, se qualcuno ha la fortuna di viaggiare e visitare le cantine in Napa Valley, trovera’ in vendita diretta dei vini a prezzi IMBARAZZANTI. Brodaglie che costano oltre 50 dollari quando noi vendiamo vini STRATOSFERICI a 20 euro (tipicamente un buon Morellino, visto che siamo in tema, o un Barbaresco dei Produttori).

    Qual’e’ la differenza? Etichetta, contesto della “winery”, paraculismo del venditore del vino, la COSTRUZIONE DI UNA STORIA

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